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Alle prese con il generale calo di presenze nel Bel Paese (Enit 2019), seppur di contenuta dimensione.
Polarità di sviluppo e distinzioni “regionali”
Il ruolo della governance pubblica si impone come scelta fondamentale con azioni di profondità, di rilancio ma anche di recupero di chi occupa posizioni arretrate, magari affidandosi meno alla numerosità dei flussi turistici e più alla loro corretta e completa gestione.

di Maria Teresa Cuomo*

Settembre, si sa, è tempo di bilanci. Pronte all’appello, ecco giungere puntuali le prime valutazioni sulla “bella” stagione turistica, avviata verso l’ineluttabile conclusione. Esaurito l’effetto del biennio dorato sono in tanti, però, a lamentare un generale calo di presenze nel Bel Paese (Enit 2019), seppur di contenuta dimensione. E la Campania? Se la nostra regione resta ancora tra le mete favorite del Meridione – scelta confermata anche dalla platea digitale (Google trends, settembre 2019) – i contraccolpi di un settore in salita appaiono manifesti.

Una lettura più profonda, infatti, evidenzia la presenza di risultati controversi, frutto di una polarità di sviluppo tra le destinazioni regionali, troppo spesso divisa tra location di indiscusso successo e altre che, pur competitive per fascinazione ed offerta potenziale, faticano a spiccare il volo. Come spiegare questa doppia velocità? In termini generali non è raro che, anche in presenza di un clima benevolo, si possa tralasciare l’obiettivo fondamentale di consolidarsi e crescere; ciò soprattutto quando gli accattivanti risultati raggiunti in ambito turistico siano preminentemente riconducibili a condizioni di contesto esterne (incapacità/impossibilità, ovvero difficoltà di altre località concorrenti), più che a fattori interni (strategie aziendali per migliorare la competitività).

La polarità illustrata, allora, riflette per un verso l’attitudine di alcune aree – se non addirittura di esperienze ancor più ristrette geograficamente – di trarre vantaggio dalla congiuntura positiva per stabilizzare la propria crescita, grazie a rinnovate e alternative declinazioni di offerta in caloroso abbraccio con la domanda; per l’altro verso, invece, essa pone in luce la difficoltà di molti altri operatori di approfittare del buon momento. A ben vedere, quindi, in situazioni di contrazione dei positivi trend congiunturali si fa largo l’impellenza di rimodulare i tradizionali modelli di business del comparto turistico. Ad evidenza, le stesse esigenze sempre più composite del turista impongono alle organizzazioni imprenditoriali di convergere verso nuove e differenti declinazioni di offerta, soprattutto in chiave di sostenibilità e di innovazione tecnologica.

Di conseguenza, il pericolo derivante dall’esclusione dai meccanismi virtuosi di mercato che incombe su alcuni attori rende impagabile il contributo delle policy pubbliche lungo una traiettoria di interventi sostanziali ed efficaci. Ecco allora l’indifferibilità di un piano organico sistemico e di ampio respiro – con le plurime formulazioni proposte nella nostra regione ma ancora in fase di attuazione – che, travalicando la questione dei deficit infrastrutturali (Bes, Istat 2019), irrobustisca le porte di accesso alle località turistiche campane, dando vita ad un intreccio virtuoso in grado di integrare, combinare e contaminare i molteplici «turismi» regionali, enfatizzando altresì lo sviluppo del capitale umano. Il processo di preferenza delle destinazioni si articola non più in base alla presenza di un singolo elemento caratterizzante (p.e. la spiaggia o il monumento), ma tende a formarsi nell’ambito di una visione d’insieme, che valuta atmosfera e contesto, ed in cui la funzione di indirizzo della mano istituzionale sia in grado di garantire facilità di accesso, sostenibilità ambientale, decoro urbano ed extra-urbano, sicurezza. Dunque, ora più che mai, la governance pubblica deve imporre il suo ruolo fondamentale con azioni di profondità, in ottica di rilancio ma anche di recupero di chi occupa posizioni arretrate, magari affidandosi meno alla numerosità dei flussi turistici e più alla loro corretta e completa gestione.

* Docente di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università degli Studi di Salerno e presso il Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.

 

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