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Più crescita, più lavoro. Troppi ritardi istituzionali

I problemi di fondo sono sempre gli stessi: accrescere le potenzialità di sviluppo, mettere a sistema le filiere produttive competitive, premiare le cellenze. In altre parole: creare nuova occupazione attraverso un percorso strutturale capace di reggere nel tempo all’urto della competizione globale. E tutto questo non può avvenire per decreto o misurando con il bilancino i tagli agli strumenti finanziari della Regione, delle Province e dei Comuni. Si tratta di risolvere prima di tutto un approccio mentale sbagliato da parte della politica e di una buona fetta degli imprenditori: non esistono scorciatoie. Occorre mettere mano ad un grande disegno di politica industriale che deve partire dalla ricezione dei bisogni provenienti dal basso. Un esempio: non può essere la parte istituzionale a decidere quali sono i comparti sui quali puntare. Si dovrebbe, invece, procedere a prendere atto dell’esistente che funziona e sopravvive, tagliando rami secchi e illusioni che si frantumano nella corsa forsennata scatenata da una concorrenza senza frontiere. E ancora: perché non procedere ad un lavoro di “tessitura” della filiera che più sembra premiante per i territori campani ed in particolare salernitani? E cioè quella agro-alimentare. Insomma, se appare inconfutabile che per innalzare il Pil è indispensabile irrobustire il manifatturiero, perché non procedere alla valorizzazione di quel manifatturiero che caratterizza il tessuto produttivo nel segno della qualità e dell’export vincente? Ma si tratta soltanto di un esempio. Esistono altri ambiti che possono esprimere potenzialità rilevanti. I “turismi” perché non si ridisegnano con un approccio “industriale”? Altri territori – meno baciati dalla conformazione naturale – esprimono valori produttivi molto superiori a quelli campani. Qui da noi si procede, invece, ancora per suggestioni. Siamo all’alba della politica dei “pacchetti all inclusive”. Eppure non mancano operatori coraggiosi ed innovativi. Insomma, per creare nuovo lavoro occorre necessariamente crescere. Ma per crescere è fondamentale avere una visione. Senza visione non esistono missioni da compiere. Banale, ma siamo all’anno zero. Ernesto Pappalardo


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