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È possibile individuare la genesi di una tradizione popolare largamente diffusa?
Per TripAdvisor il limoncello è nato a Sorrento
Il portale dei viaggi ambienta nella cittadina napoletana l’origine dell’elisir. Il blog di Capodichino la “sposta” a Capri o Amalfi (e re-interpreta i versi del poeta Tasso). Invece il decreto ministeriale del“disciplinare” cita Minori, gli alchimisti arabi e recepisce un diktat dell’Europa.

di Alfonso Schiavino

“Terra di sirene… Il luogo di origine del liquore Limoncello…”. La scheda introduttiva di Sorrento sul portale TripAdvisor scioglie ogni dubbio: l’elisir è stato inventato nella cittadina del Tasso. Invece il blog di Capodichino segue la pista di Capri e magari di Amalfi. In realtà la genesi di una bevanda parte integrante della cultura popolare – diventata recentemente fenomeno commerciale – può essere definita solo con la fede della superficialità o del campanilismo, perché forse il primo crogiolo è stato l’alambicco degli alchimisti. Questa storia ricostruisce un decreto ministeriale, per una volta più suggestivo degli storytelling “ingaggianti”. Il testo ufficiale racconta altre due cose: la possibilità che il digestivo sia nato a Minori e la certezza che la Commissione europea ha preteso una rettifica del disciplinare.

La cultura popolare diventa worldwide business.

Il “limoncello” è un infuso inventato qualche secolo fa per il consumo familiare, quindi a pieno titolo un tassello della cultura popolare e dell’identità locale. Il boom commerciale risale a una ventina di anni fa, quando uno storico liquorificio italiano lanciò la bevanda con un nome assonante. La miscela solare è diventata subito una delle specialità italiane più amate nel mondo, come testimoniano le immancabili imitazioni, prima fra tutte quella realizzata negli Stati Uniti con i frutti della California. Così il drink alcolico è sulla bocca di tutti.

LA PAGINA “SORRENTO” DI TRIPADVISOR

Due ecotipi di limone, due liquori protetti con l’Ig.

Il “liquore di limoni” è un (duplice) patrimonio riconosciuto a livello di Unione Europea. L’Indicazione geografica (Ig) distingue due tipi: quello della Costa d’Amalfi e quello di Sorrento, il quale riporta la definizione aggiuntiva “Capri” se viene realizzato sull’isola azzurra. Le due varietà si differenziano per la materia prima, rispettivamente gli Igp “Costa d’Amalfi” (Sfusato) e “Sorrento” (Ovale).

“LIQUORE DI LIMONE DI SORRENTO”: SCHEDA TECNICA PDF SUL SITO DEL MIPAAF

“LIQUORE DI LIMONE DELLA COSTA D’AMALFI”: DECRETO  E SCHEDA TECNICA

I decreti ministeriali, dimenticanze e diktat dell’Europa.

La scheda tecnica del “limoncello” prodotto sul versante salernitano venne approvata con il decreto del Mipaaf (Ministero per le politiche agricole) 4964/2014, subito integrata con il decreto 6878/2014 perché i burocrati avevano dimenticato di inserire Atrani nell’area di produzione. I documenti obbligavano a confezionare il liquore sul territorio nazionale, ma il 9 aprile 2015 la Commissione Europa (Direzione generale dell’agricoltura) chiese di cancellare il vincolo “tricolore”. Le autorità italiane accettarono la correzione con il decreto ministeriale 3634 dell’8 giugno 2016, sicché ora il prodotto originale dev’essere realizzato in costiera amalfitana, ma il confezionamento e l’imbottigliamento possono essere “esportati” all’ombra di altre bandiere. Stesso discorso per il tipo sorrentino.

Il limoncello, erede dei rosoli arabi.

La scheda tecnica del limoncello amalfitano contiene una ricostruzione storica interessante, con l’unico limite che i vari passaggi sono presentati in sequenza temporale disordinata. Proviamo ad allineare l’excursus nel modo seguente. Il liquore di limoni “è l’erede diretto dei rosoli prodotti dalla farmaceutica araba medievale, in particolare egiziana, originata dall’alchimista Agazis, il quale insegnò il processo della distillazione dell’alcool dal vino mediante l’uso dell’alambicco… È tradizione della Penisola Sorrentina/Amalfitana che le famiglie di proprietari terrieri o di coloni di aziende agrumarie producano da quasi due secoli il rosolio, utilizzando gli stessi limoni destinati alla vendita sui mercati nazionali e internazionali”. Il testo ministeriale enuncia un particolare: “Nel corso del secolo XIX in molte case della Costiera Amalfitana e specialmente a Minori veniva preparato un liquore al limone (che) veniva servito a conclusione di lauti pranzi… L’invenzione della ricetta (…) è contesa tra Minori e Capri. Naturalmente sarà difficile dirimere la questione, in quanto queste ideazioni alimentari sono in genere il risultato di quasi contemporanei e indipendenti ritrovati”.

Limoni, monaci e poesia.

Sembra tutto ragionevole. Poi scopri la paginetta di TripAdvisor – e glissiamo. Poi trovi il blog dell’aeroporto internazionale di Capodichino (32 articoli, di cui 6 su Totò e 3 sulle eruzioni) e ti attrae. “A Capri sono convinti che il limoncello sia nato qui”, scrive la fonte, proponendo una “leggerezza” grammaticale (non ci vuole il congiuntivo) e introducendo una serie di aneddoti ambientati sull’isola azzurra, con l’aggiunta finale che comunque “anche Sorrento e Amalfi rivendicano la paternità del liquore”. Per maggior precisione: “Ad Amalfi, c’è chi sostiene che la ricetta sia nata all’interno di un convento monastico per deliziare i frati tra una preghiera e un’altra”. Quindi “nel convento monastico” i frati si deliziavano “fra una preghiera e l’altra”.

L’articolo riporta inoltre alcuni versi del poeta sorrentino (un po’ salernitano) Torquato Tasso – “Coi fiori eterni eterno è il frutto dura e mentre spunta l’un l’altro matura” – e li presenta come un omaggio ai limoni, per “la virtù di questi preziosi e profumati frutti gialli”. A parte altri dettagli sintattici (la citazione è imprecisa), no, l’interpretazione è scorretta. Il brano della “Gerusalemme Liberata” si riferisce alla vegetazione nel giardino di Armida: forse un fico, forse una vigna, ma niente a che vedere con il limone!

IL LIMONCELLO SUL BLOG DI CAPODICHINO

 

Immagine Limoncello
Un tesoro conteso
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