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A rischio la sovranità alimentare dei popoli. La sofferta decisione dell’Italia in sede Ue lo scorso 27 marzo.
OGM, la “guerra” dei semi
Negli anni Settanta nel settore operavano oltre 7000 aziende. Attraverso ondate di fusioni e acquisti, il numero si è drasticamente ridotto: oggi il mercato è concentrato nelle mani di poche multinazionali.

Riceviamo e pubblichiamo

di Katya Madio

La produzione dei semi nel mondo dovrebbe essere considerato un bene comune perché elementi essenziali alla sopravvivenza del pianeta, per cui mettere la sopravvivenza del pianeta nelle mani di poche aziende significa dare loro un potere incontrastato. Alcuni dati per chiarire come il comparto sementiero sia diventato vitale per le grandi multinazionali. Negli anni Settanta il settore era formato da oltre 7000 aziende. A partire da quel momento, attraverso ondate di fusioni e acquisti, il numero di aziende di settore è drasticamente diminuito: oggi il mercato dei semi è concentrato nelle mani di pochissime aziende. Nell’Unione Europea, ad esempio, il 75% del mercato delle sementi di mais è controllato dalle principali compagnie del settore, così come l’86% del mercato della barbabietola da zucchero e il 95% degli ortaggi.
Le comunità contadine di tutto il mondo, da 10.000 anni, selezionano e producono sementi e se le scambiano fra loro. Selezionare e produrre semi significa quindi, assicurarsi la possibilità di avere un buon raccolto nell’anno successivo (quindi la sovranità alimentare e l’indipendenza economica) e conservare la biodiversità. Primo anello della catena alimentare, i semi, al pari di una lingua o di un patrimonio gastronomico, sono l’espressione di culture e conoscenze che hanno radici profonde nel territorio d’origine.
Il fatto.
Superate le differenze di valutazione dei Ministeri della Salute e dell’Ambiente, da una parte, e delle Politiche Agricole dall’altra (emerse in sede Ue il 27 gennaio scorso) l’Italia – nell’ambito del Comitato di Appello – ha espresso il 27 marzo voto contrario all’autorizzazione inerente a tre mais Ogm resistenti ai parassiti. Entrando nel dettaglio tecnico, si tratta di due nuove varietà di mais gm, il Pioneer 1507 e il Syngenta Bt11, e del rinnovo dell’autorizzazione del MON 810. Il mais transgenico Bt11 (e tutte le sue sotto combinazioni) sono resistenti a determinati agrofarmaci contenenti sostanze come il glifosate.
Come funziona oggi l’autorizzazione Ogm in Europa.
Le aziende che vogliono commercializzare prodotti transgenici in Europa devono presentare domanda in primo luogo all’Autorità competente di uno Stato membro. Questa viene poi trasmessa all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che è responsabile della valutazione scientifica del rischio sia ambientale sia per la salute umana e animale. La valutazione del rischio è effettuata in stretta collaborazione con gli organismi scientifici degli Stati membri. Successivamente il parere è reso disponibile al pubblico e viene avviata una consultazione pubblica che rimane aperta per un mese. Entro tre mesi dal ricevimento del parere dell’Efsa, la Commissione Europea prepara una proposta di decisione di esecuzione per rilasciare o rifiutare l’autorizzazione che viene trasmessa agli Stati membri e soggetta a votazione a maggioranza qualificata.
Se il Comitato Permanente e il Comitato d’Appello non riescono ad adottare la decisione a maggioranza qualificata entro un determinato periodo di tempo, spetta alla Commissione adottare la decisione finale.

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