contatore visite free skip to Main Content
info@salernoeconomy.it

Lo speciale »

Fra le pieghe di fenomeni epocali emergono forse nuove “questioni nazionali”.
Nord e Sud “uniti” dalla scuola?
“Save the children” ha pubblicato l’atlante sull’infanzia a rischio, particolarmente centrato sui percorsi didattici. Alcune tabelle suggeriscono che, almeno per l’istruzione, l’Italia sembra chiazzata a macchia di leopardo.

di Alfonso Schiavino

Le diverse “velocità” dell’Italia non sono in discussione. Tuttavia, l’interazione fra antichi caratteri geo-sociali talvolta vantaggiosi per il Mezzogiorno e i fenomeni epocali che interessano il Paese (immigrazione, precarietà del lavoro, tagli alla spesa eccetera) favorisce forse qualche dinamica “unificante”. La scuola potrebbe essere un esempio. “Save the children” ha pubblicato la scorsa settimana l’atlante sull’infanzia a rischio. Alcuni dati dicono che il Sud non sta sempre peggio del Nord, anzi. La pubblicazione indaga anche il rapporto degli adolescenti con gli smartphone e i social: l’età continua a scendere.

L’atlante di Stc, focus sulla scuola.

“Save the children” Italia ha portato in libreria l’ottavo “Atlante dell’infanzia (a rischio)”, intitolato “Lettera alla scuola”. Alcune risorse, pubblicate anche online, contengono i dati che abbiamo cercato di leggere in maniera meno consueta.

LETTERA ALLA SCUOLA, UN ESTRATTO E UN RACCONTO MULTIMEDIALE

Povertà infantile (quasi) equamente distribuita.

In Italia il 12,5% dei minorenni risulta povero in assoluto: l’11,6% nel Centro, il 12% nel Nord, il 13,7% nel Sud. Le famiglie povere con minorenni sono quasi 670mila, il 10,2% del totale: Nord 9,5%, Centro 10,5%, Mezzogiorno 10,9%. Come si spiegano le distanze così brevi? Probabilmente il relativo livellamento dipende in parte dai migranti: prolifici, economicamente svantaggiati e maggiormente insediati nelle regioni settentrionali.

Nell’istruzione il 4% del Pil.

L’Italia investe il 4% del Pil nel settore dell’istruzione. Molto poco, rispetto all’Europa e ai Paesi avanzati.

Scuole medie, alunni bocciati: problemi a Napoli e in Lombardia.

La media italiana delle bocciature nelle scuole secondarie di I grado è 2,86%. Quasi tutte le province della Campania vanno bene, con eccellenze a Salerno, Avellino e Benevento. Solo Napoli ha una percentuale intorno al 5%. Ma la stessa situazione problematica avvolge il Piemonte, quasi tutta la Lombardia (con punte a Pavia e Mantova) e altri pezzi del Settentrione (Udine, Gorizia, Ravenna e Ferrara). Al confronto sta meglio il Sud, dove le carenze emergono a Crotone e Foggia, oltre che in Sicilia. Questa tabella è pubblicata sul profilo Twitter dell’associazione.

Dispersione nelle scuole medie inferiori e superiori.

  1. Abbandono durante la secondaria di I grado(nel corso o al termine dell’anno 2015/16). Media italiana 0,83%.

Alunni che non completano le secondarie di I grado: la Sicilia è prima (1,32%), seguita da Campania (1,03%) e Lazio (1,01%), quindi Calabria 0,99%, Sardegna 0,90%, Liguria 0,88% e Piemonte 0,84%. Nel gruppone troviamo Umbria (0,75%), Puglia (0,74%) e Toscana (0,73%). Chiudono Basilicata (0,56%), Emilia Romagna e Marche (0,52%).

  1. Abbandono nel passaggio dal I grado al II(fra l’anno 2015/16 e il successivo). Media italiana 0,52%.

Alunni che non si iscrivono alle superiori: i livelli peggiori intaccano il Friuli VG (0,93%), la Liguria (0,79%) e il Piemonte (0,68%). Poi vengono Campania (0,67%), Lazio (0,61%), Sicilia (0,57%), Marche (0,53%) e Lombardia (0,49%). La Basilicata sta meglio di tutte: 0,28%.

1+2. Abbandono globale nella scuola di I grado (questo dato accorpa i 2 precedenti). Media italiana: 1,36%.

La Sicilia svetta (1,89%). Seguono a distanza Campania (1,70%) e Liguria (1,67%), mentre Lazio (1,62%) e Friuli VG (1,60%) non sono lontanissimi, come il Piemonte (1,51%). La Lombardia tocca l’1,18% di dispersione, peggio della Puglia (1,10%) e della Basilicata (0,85%).

Abbandono nelle superiori (nel corso o alla fine dell’anno scolastico 2015/16). Media italiana: 4,29%.

Per la dispersione nelle superiori la Sardegna manifesta la situazione peggiore (5,48%), davanti a Campania (5,06%) e Sicilia (4.99%). Seguono Piemonte (4,73%), Liguria (4,65%), Puglia (4,70%), Calabria (4,43%), Toscana (4,24%), Lazio (4,17%), Emilia Romagna (4,04%), Lombardia (4%). La distanza fra la nostra regione e le successive, dunque, orbita nel raggio di 1 punto percentuale. Bisogna anche ricordare che una quota dell’istruzione superiore non rientra nell’obbligo scolastico.

Eppure l’atlante commenta così l’abbandono nelle superiori: “Il divario tra regioni è notevole, ma (…) parte dei dispersi, soprattutto nelle regioni settentrionali dove il sistema della formazione professionale funziona, rientrano successivamente e arrivano al conseguimento di una qualifica”.

Sarebbe anche utile conoscere i motivi degli abbandoni: c’entrano in parte anche gli spostamenti dei giovani migranti?

La preparazione tecnologica dei docenti.

Quante scuole medie hanno docenti formati nelle tecnologie informatiche applicate all’attività didattica? La media nazionale ruota intorno al 21%. Salerno (20,3%) e Napoli (19%) sfiorano l’asticella, più sotto troviamo Caserta (15,6%), a livelli inferiori Avellino e Benevento. Ma gli stessi ritardi accomunano mezzo Piemonte, parti della Lombardia (fra cui Milano 14,8% e Cremona 10,3%), Gorizia e Imperia. La Sicilia è messa bene, con alcuni punti molto buoni. Il resto del Mezzogiorno presenta situazioni critiche, con le eccezioni di Vibo Valentia e Taranto.

Laboratori.

Circa il 60% delle scuole italiane ha almeno 1 laboratorio ogni 100 studenti. Di conseguenza, il restante 40% presenta carenze. Le tabelle dell’atlante considerano il valore negativo, quindi seguiremo lo stesso criterio. In Campania: Salerno appare nella media (36,2%), Benevento e Avellino stanno meglio. Invece Caserta e Napoli risultano carenti fino al 63,4%. Gli stessi colori dell’insufficienza tratteggiano buona parte del Centro (Roma 62,8%, Firenze 53,7%, Pistoia 62,5% eccetera) e del Settentrione: la scarsità si nota a Parma (57,1%) come a Pavia: 63,9% di scuole sguarnite, record nazionale. Invece Vibo mostra il valore più positivo (solo l’8,7% è carente), in linea con la buona dotazione della Calabria: oltre la media nazionale, meglio della Lombardia.

Indice di vecchiaia, il Sud è giovane (per ora).

L’indice di vecchiaia fissa il rapporto fra anziani ultra 65enni e adolescenti fino a 15 anni. A Napoli il rapporto è quasi pari: 108 anziani per 100 adolescenti. Bisognerebbe conoscere l’aspettativa di vita, per capire se questo dato è positivo su entrambi i lati, ma intanto prendiamolo così: Napoli è la provincia più giovane d’Italia, seguita da Caserta (108,9%). Poi vengono Bolzano (121,7%), Barletta (127,3%), Crotone (127,2%), Catania (127,5%) e Bergamo (136,3%). Salerno occupa la fascia discreta (146,2% di anziani), seguita da Avellino e Benevento. Gli anziani doppiano gli adolescenti in mezza Sardegna, in Liguria, nel Piemonte occidentale e altrove (Siena, Ferrara, Rovigo, Gorizia eccetera). Il primato dello squilibrio spetta a Savona: anziani 255%.

Cellulari e profili social.

Stc e Ipsos hanno condotto un sondaggio sul rapporto fra gli adolescenti italiani (12-17 anni) e gli strumenti di comunicazione, intervistando 804 persone.

L’atlante stima che i bambini ottengono smartphone personali sempre più presto: il 20% lo riceve sotto gli 11 anni, il 23% a 11 anni, il 27% a 12 anni.

L’87% dei ragazzi ha almeno 1 profilo social. WhatsApp batte tutti: l’app dei messaggini è usata dal 72% del campione (4 anni fa era al 20%). Facebook resta attraente (67%) ma perde terreno (4 anni fa 87%): il social “invecchia”. Sul podio sale Instagram (54%), con uno scatto dal 9%.  Abbastanza attraente risulta Youtube (52%). Più distanziati Google+ (34%), Skype e Twitter (31%), Snapchat (28%) e la risorsa musicale Spotify (21%).

 

Immagine Speciale Scuola
Non sempre il Sud peggio del Nord
Back To Top
Cerca