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Nel territorio salernitano la percentuale dei votanti sul totale degli aventi diritto (72,7%) è ben più alta rispetto alla media regionale (69,5%) e nazionale (62,1%).

Nell’Agro Nocerino Sarnese la percentuale di votanti alle elezioni comunali – nel periodo 2012-2016 – si è attestata all’80,3%. A seguire i Picentini (78,8%), la Valle dell’Irno (78,1%), la Piana del Sele (76,8%), la Costa d’Amalfi (71,7%), il Calore-Alburni-Tanagro-Alto e Medio Sele (69,8%), il capoluogo Salerno (68,4%), il Cilento (65,5%) ed il Vallo di Diano (59,4%).

Tra i comuni dove si andrà alle urne nel prossimo giugno, quello nel quale si segnala il più alto tasso di votanti nelle passate consultazioni è Serre, con l’85,1%. Molto alto l’afflusso anche a Giffoni Sei Casali, con l’83,5%, e a Bracigliano, che evidenzia la stessa percentuale.

Solo il 29,8% degli elettori si è recato alle urne a Santomenna alle ultime consultazioni comunali. Percentuale inferiore al 50% degli aventi diritto a Sacco (41,9%) e ad Alfano (47,9%).

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Esistono elettorati “pigri” ed elettorati “motivati”? Ci sono aree della provincia di Salerno e singoli comuni dove le percentuali di votanti raggiungono tassi “bulgari” – addirittura superiori all’80% – mentre in altri (pochi) si resta fermi anche sotto il 50%. Ma è evidente che nel territorio salernitano la percentuale dei votanti sul totale degli aventi diritto (72,7%) è ben più alta anche rispetto alla media regionale (69,5%) e nazionale (62,1%). Solo la provincia di Caserta, con il 75,5%, raggiunge un picco superiore a quella di Salerno. Diverse le cause alle quali va ricondotto questo scenario. Certamente – come nel caso dell’Agro Nocerino Sarnese (80,3%) – influisce il numero medio dei componenti del nucleo familiare. In altre parole, l’estensione dei rami di parentela – soprattutto in caso di elezioni comunali – contribuisce a creare l’effetto/trascinamento: più o meno tutti i parenti (stretti e “larghi”) del candidato vengono per così dire “indotti” a recarsi al seggio. Ma le differenze – anche rilevanti – tra un sub-comprensorio e l’altro e tra un comune e l’altro sono molto più complesse. Nelle comunità medio/piccole, per esempio, la “geolocalizzazione” dei seggi consente di calcolare più o meno capillarmente i voti esatti espressi e, quindi, “ impone” ai residenti di andare a votare. Nei centri più grandi – pur permanendo questa “logica” – la captazione di un numero molto consistente di voti, anche sul versante dell’elettorato di opinione, è da attribuirsi alle “macchine” del consenso dei candidati ed alla loro capacità organizzativa. Ma occorre dirlo senza remore: il controllo territoriale dei flussi di voti è una delle caratteristiche negative che si riflettono ampiamente in percentuali molto elevate rispetto alla media/Italia. La persistenza di modelli clientelari o, peggio ancora, di tentativi di inquinamento criminoso è testimoniata non tanto nelle risultanze statistiche, ma in svariati atti giudiziari. Il fenomeno non è circoscritto alle aree meridionali, ma è estremamente diffuso in tutte le zone del Paese.

Il metodo.

Attraverso nostre elaborazioni – basate sui dati del Ministero dell’Interno – per ogni comune sono state considerate soltanto le più recenti consultazioni per l’elezione dei Consigli Comunali (ballottaggi esclusi). I dati per l’Italia si riferiscono alle sole elezioni comunali del giugno 2016.

Lo scenario nelle sub-aree provinciali.

Nell’Agro Nocerino Sarnese la percentuale di votanti alle elezioni comunali – nel periodo 2012-2016 – si è attestata all’80,3%. A seguire i Picentini (78,8%), la Valle dell’Irno (78,1%), la Piana del Sele (76,8%), la Costa d’Amalfi (71,7%), il Calore-Alburni-Tanagro-Alto e Medio Sele (69,8%), il capoluogo Salerno (68,4%), il Cilento (65,5%) ed il Vallo di Diano (59,4%).

I comuni più “mobilitati”.

Tra i comuni dove si andrà alle urne nel prossimo giugno, quello nel quale si segnala il più alto tasso di votanti nelle passate consultazioni è Serre, con l’85,1%. Molto alto l’afflusso anche a Giffoni Sei Casali, con l’83,5%, e a Bracigliano, che evidenzia la stessa percentuale.

Superiore all’80 per cento anche la partecipazione a Castel San Giorgio (81,5%). Vicini a questo trend i dati di due comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti dove tra meno di un mese si eleggeranno il sindaco ed il Consiglio Comunale: Mercato San Severino (78,9%) e Nocera Inferiore (79,3%). Nella stessa scia Capaccio-Paestum (78,8%). Più basso il tasso di partecipazione ad Agropoli, dove la popolazione pure supera le 15.000 unità (76%).

I comuni meno “mobilitati”.

Solo il 29,8% degli elettori si è recato alle urne a Santomenna alle ultime consultazioni comunali. Percentuale inferiore al 50% degli aventi diritto a Sacco (41,9%) e ad Alfano (47,9%). Diversi i casi di comuni che si collocano tra il 50 ed il 60 per cento: Magliano Vetere (53,7%), Stio (55,8%), Camerota (56,7%), Piaggine (56,8%).

Le altre province della Campania.

Come detto, a livello provinciale Salerno è preceduta solo da Caserta (75,5%). Seguono Benevento (71,6%), Avellino (67,3%) e Napoli (66,4%). Tutte le province mostrano percentuali superiori alla media-Italia (62,1%).

La particolarità del voto alle comunali.

Non è nemmeno il caso di evidenziare le caratteristiche di maggiore coinvolgimento dei votanti che si ritrovano nelle elezioni per il sindaco ed il consiglio comunale. Si tratta di una consultazione che quasi sempre travalica gli schieramenti politici (peraltro fortemente in crisi nella forma partitica). Come non sottolineare la crescita esponenziale di liste civiche o di programma che pongono in secondo piano il riferimento ad una formazione politica ben precisa? Il declino degli schieramenti tradizionali ha mandato in soffitta i simboli storici ed anche quelli nati più recentemente, a testimonianza della scarsa fiducia delle comunità di elettori nella politica. Proprio nelle comunali prevale, invece, il rapporto “fiduciario” con il candidato sindaco – forte del sistema dell’elezione diretta – che diventa “garante” delle liste a suo sostegno. La figura del candidato sindaco diventa, quindi, l’elemento della competizione intorno al quale si costruiscono vittorie o sconfitte, anche se la capacità di comporre liste con candidati trainanti (in termini di voti prima di tutto), soprattutto nei centri medi e piccoli, si rivela spesso determinante (forse anche più della scelta del primo cittadino).

Paolo Coccorese

Ernesto Pappalardo


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