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Il presidente dimissionario del Consorzio fa il punto della situazione dopo avere compiuto un’approfondita ricognizione sull’agibilità finanziaria dell’Ente.
Marotta: “L’Asi? Subito un’Agenzia per lo Sviluppo”
“Occorre accelerare i tempi di attuazione della riforma della legge regionale del 2013 –mai pienamente attuata – e puntare sul potenziamento delle competenze in materia di attrazione degli investimenti attraverso partnership operative con i privati”.

(Er.Pa.) – “Le condizioni di agibilità finanziaria del Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale di Salerno (Asi) non consentono una gestione ordinaria fino all’operatività della legge di riforma di questo tipo di Ente che prevede l’attivazione di quella che si può definire a tutti gli effetti un’Agenzia Regionale per lo Sviluppo”. Felice Marotta ha annunciato con queste parole nei giorni scorsi le sue dimissioni, delineando con precisione il quadro finanziario del Consorzio ed evidenziando il processo di destrutturazione in atto con il passo indietro di soci istituzionali importanti ai quali dovrebbe aggiungersi la Provincia per conclamate difficoltà economiche. Marotta ha specificato che “le attuali condizioni dei flussi di bilancio ed in particolare di quello di cassa non consentono di procedere attraverso una gestione ordinaria”. “Le previsioni per il 2016 del fabbisogno occorrente per assicurare il funzionamento minimale del Consorzio – ha sottolineato Marotta – non autorizzano alcuna valutazione positiva dal punto di vista delle entrate o, quanto meno, esse si configurano non adeguate alle poste in uscita”. “Ritengo – ha concluso Marotta – che un’autorevole figura commissariale, in grado di interloquire con la filiera istituzionale ed in particolare con la Regione, possa traghettare il Consorzio nella nuova fase che si aprirà con l’approvazione della nuova legge (regionale) che riformerà strutturalmente l’Ente”. Fin qui la “cronaca” della situazione. Ma – anche alla luce della lunga esperienza in qualità di presidene dell’Asi Salerno – che cosa pensa sia utile fare per rimettere in moto il Consorzio che può svolgere senza dubbio un ruolo significativo nell’ambito dei processi di (re) industrializzazione del territorio provinciale?
“Guardi, il problema vero resta quello di uscire dall’ottica di un Ente “assistito” dai fondi pubblici e dipendente dal conferimento delle quote dei soci. In altre zone d’Italia – peraltro non nelle stesse condizioni economiche del nostro Mezzogiorno – da tempo si lavora con l’obiettivo non di chiedere ma di apportare risorse al territorio. In questo modo si pensa prima di tutto a creare situazioni di convenienza ad investire nelle aree industriali da parte dei privati”.
Può entrare più nel merito?
“Il punto di partenza del ragionamento è sempre lo stesso: le finalità dei Consorzi Asi non possono più limitarsi all’aspetto della gestione delle aree industriali e dei servizi che in esse insistono. E’ questo un aspetto che naturalmente, va assolutamente ottimizzato, ma che non esaurisce la domanda diffusa di costruire percorsi di attrazione di nuove attività industriali. Come procedere al recupero – per esempio – dei siti produttivi dismessi ed alla loro valorizzazione? E’ in questo senso che occorre lavorare senza perdere un minuto di tempo attraverso la ricerca di nuovi investitori. Insomma è un cane che si morde la coda: se non miglioriamo la qualità strutturale delle aree industriali, non siamo attrattivi. E se non siamo attrattivi, non miglioriamo le aree industriali”.
Come si risolve questa situazione?
“Prima di tutto recuperando quanto di buono c’è già scritto nella legge regionale numero 19 del 6 dicembre 2013 all’articolo 15 (attività indiretta). E’ in questo articolo che si rintraccia la filosofia di fondo che bisogna mettere in pratica. E mi riferisco principalmente ad alcune indicazioni precise – che elenco di seguito – soprattutto in materia di rafforzamento della competitività dei sistemi produttivi territoriali: promozione della cultura dell’aggregazione, intesa come risorsa importante da preservare, come mezzo di educazione e di formazione; promozione dell’immagine dell’agglomerato-distretto, intesa come risorsa fondamentale per rafforzare all’interno l’identità della comunità distrettuale ed all’esterno il confronto e lo scambio culturale, commerciale e produttivo; aumento della capacità di innovazione delle imprese, in tutte le attività della catena del valore, anche attraverso la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione; potenziamento ed evoluzione qualitativa degli approcci al mercato delle imprese distrettuali, indipendentemente dalla posizione occupata nell’ambito della filiera produttiva; aggregazione di imprese finalizzata al rafforzamento competitivo e la cooperazione tra imprese in progetti che perseguono lo stesso obiettivo; creazione e sviluppo di strutture e di risorse, come i Centri di Servizi alle Imprese ed i marchi collettivi di qualità, in grado di sostenere l’evoluzione competitiva delle imprese insediate nel distretto e di generare benefici collettivi; sviluppo e valorizzazione del fattore imprenditoriale e delle altre risorse umane del distretto attraverso l’attività di istruzione e di formazione mirata; miglioramento delle condizioni ambientali del distretto; internazionalizzazione delle imprese e penetrazione in nuovi mercati, in particolare quando è connessa con l’aumento della capacità di regia degli insediamenti nell’agglomerato”.
Ma questo è un vero e proprio programma di politica industriale.
“Mi rendo perfettamente conto che non è per niente facile realizzare anche solo pochissime cose tra quelle sopra enunciate. Ma è da qui che bisogna ripartire attraverso l’Agenzia di Sviluppo Regionale articolata nei cinque bracci operativi provinciali. Se non raccogliamo questa sfida, non andiamo da nessuna parte. E la strada è una sola: pubblico e privato insieme, senza pregiudizi, superando la logica della parte e della controparte. Stiamo insieme sulla stessa barca, per essere chiari fino in fondo. Ma sono certo che nel nostro territorio ci sono energie, competenze e spirito civico per accettare questa scommessa. Anche perché non possiamo permetterci di perderla. Ne va del futuro dei nostri giovani, oltre che della sopravvivenza di tante imprese che quotidianamente competono con un mercato sempre più aggressivo e difficile”.

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Felice Marotta, Presidente dimissionario Asi Salerno
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