L'altra notizia »
Archimede nacque a Siracusa probabilmente il 287 a.C. e di lui sì può ben dire che sia stato il più geniale matematico mai vissuto sulla terra. Nel corso della sua vita si interessò, con notevoli risultati, di svariati campi scientifici, anche se i più ricordano solo “Il principio di Archimede” per averlo studiato alle scuole Superiori. Invece, è stato uno scienziato poliedrico, capace di indagare in profondità la matematica, la geometria piana e solida, la meccanica, l’astronomia e via dicendo. Archimede un vanto italico, secondo il mio parere, al pari di Leonardo, durante l’assedio di Siracusa (214-212 a. C.) da parte dei romani (seconda guerra Punica) fece utilizzare dagli assediati delle magnifiche macchine belliche, mai viste prima, che frenarono oltre modo le navi nemiche e sbaragliarono in un primo momento le armate sbarcate; la città cadde alla fine a causa della fame, di stenti e tradimenti. Di tutta la vicenda storica c’è pervenuta notizia da parte di Polibio di Megalopoli, Tito Livio e Plutarco. Lui, però, era uno scienziato completo, narra Vitruvio, che a seguito di una richiesta del re Gerone II, il genio siceliota scoprì il “principio dei corpi galleggianti” esclamando la famosa (quanti sanno che la disse lui?) εὕρηκα ossia eureka = ho trovato. Certamente non di secondaria importanza risulta un’altra sua invenzione “la vite idraulica” , ossia una turbina di sollevamento utilizzando come “carburante” l’acqua; di questa sua creazione ci viene notizia da Diodoro Siculo e Ateneo di Naucrati. I suoi studi sulla misura del cerchio, la quadratura della parabola (assioma di Archimede), i centri di gravità dei piani, le spirali, le sfere e cilindri, danno eccezionale valenza al suo genio. Come dimenticare uno dei suoi motti: Da mihi ubi consistam, et terram movebo (datemi un punto d’appoggio e solleverò la terra!); oppure la “ macchina di Anticitera” (diventata di colpo famosa nel mondo grazie all’ultimo film di Indiana Jones!), di questo congegno Cicerone scrive: “Nam cum Archimedes lunae solis quinque errantium motus in sphaeram inligavit, effecit idem quod ille, qui in Timaeo mundum aedificavit, Platonis deus, ut tarditate et celeritate dissimillimos motus una regeret conversio. Quod si in hoc mundo fieri sine deo non potest, ne in sphaera quidem eosdem motus Archimedes sine divino ingenio potuisset imitari.”. Certo, racchiudere in poche righe la leggendaria vita di Archimede è impossibile, per questo mi fermo qui, non prima di ricordare la sua morte avvenuta nel 212 a.C. alla fine dell’assedio di Siracusa, secondo la tradizione il genio venne ucciso da un legionario romano mentre era intento a risolvere un problema di geometria di cui non sapremo mai la soluzione. Del luogo dove riposa non si ha conoscenza, sembra che venne individuata da Marco Tullio Cicerone grazie ad un “gioco geometrico”, come riporta il suo scritto ai posteri: “Cuius [i.e. Archimedis] ego quaestor ignoratum ab Syracusanis, cum esse omnino negarent, saeptum undique et vestitum vepribus et dumetis indagavi sepulcrum. Tenebam enim quosdam senariolos, quos in eius monumento esse inscriptos acceperam, qui declarabant in summo sepulcro sphaeram esse positam cum cylindro. Ego autem cum omnia collustrarem oculis – est enim ad portas Agragantinas magna frequentia sepulcrorum – animum adverti columellam non multum e dumis eminentem, in qua inerat sphaerae figura er cylindri. Atque ego statim Syracusanis – erant autem principes mecum – dixi me illud ipsum arbitrari esse, quod quaererem. Immissi cum falcibus multi purgarunt et aperuerunt locum. Quo cum patefactus esset aditus, ad adversam basim accessimus. Apparebat epigramma exesis posterioribus partibus versiculorum dimidiatum fere. Ita nobilissima Graeciae civitas, quondam vero etiam doctissima, sui civis unius acutissimi monumentum ignorasset, nisi ab homine Arpinate didicisset”.