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La relazione di fine mandato del leader degli industriali pone in evidenza le tematiche legate al ruolo attuale dei corpi intermedi.
Maccauro: “La sfida di costruire una nuova classe dirigente”
Il presidente di Confindustria Salerno: “Spesso assistiamo a contrasti e contrapposizioni che inducono a dare spazio alla tecnocrazia e al leaderismo o, peggio ancora, all’autoritarismo, quando sarebbe necessario puntare ad una élite coesa, capace di fare squadra e forte nel cogliere obiettivi collettivi condivisi”.

(Er.Pa.) – “Ritengo che sia la precondizione dello sviluppo di questo territorio: la costruzione di una classe dirigente capace di interpretare le esigenze del nostro tempo, della nostra società. Nel percepito dei più, la classe dirigente si sostanzia in quell’insieme di persone che occupa ruoli direzionali nel campo della politica e delle istituzioni. Non è cosi, o meglio, non è solo così. Esistono pezzi di classe dirigente anche in economia, nel sociale, nel mondo della cultura e della ricerca ed è precisa responsabilità di ciascuno di questi ambiti fare nascere e coltivare nuove generazioni di classe dirigente perché siano protagoniste del futuro”. La riflessione del presidente uscente di Confindustria Salerno – Mauro Maccauro – nel corso dell’assemblea annuale dell’associazione che guida dal 2012 (l’ultima del suo mandato) si è concentrata su una tematica che è da ritenersi fondamentale per provare a stimolare dal basso dinamiche di crescita del Mezzogiorno non effimere, ma strutturali. “Spesso, invece – ha sottolineato Maccauro – assistiamo a contrasti e contrapposizioni che inducono a dare spazio alla tecnocrazia e al leaderismo o, peggio ancora, all’autoritarismo, quando necessario sarebbe puntare ad una élite coesa, capace di fare squadra e forte nel raggiungere obiettivi collettivi condivisi. Diffuso è inoltre oggi il convincimento di aver consumato classe dirigente senza averne, nel mentre, generata di nuova”. “La classe dirigente, dunque, non piace e, forse – ha spiegato Maccauro – non piace neanche a se stessa. L’incapacità di dare risposte adeguate al prolungarsi della crisi economica e le reazioni sostanzialmente confuse e non coordinate rispetto alla crisi d’identità dell’Europa, espongono sempre di più la nostra società a inconcludenti forme di populismo che hanno il merito di saper ben cavalcare l’onda della protesta, per poi farsi travolgere dalla risacca della responsabilità della proposta”.
Per il presidente degli industriali salernitani “è giunto il tempo di cimentarsi nella complessa operazione di creare sviluppo, promuovendo, nel mentre, equità sociale. La nuova borghesia non deve ambire a essere solo classe dirigente, ma impegnarsi a essere ceto medio responsabile. A chi guida la crescita è affidato oggi il compito di sapere immaginare un futuro verso cui condurre il Paese, perché esso torni a desiderare, riattivando se stesso e ritrovando l’orgoglio di quello che può ancora diventare”.
La vera sfida – “ambiziosa, ma non impossibile” – diventa, quindi, quella di perseguire “nuovi modelli di selezione di classe dirigente”. “Bisogna passare dal puro vantaggio di relazioni interpersonali al riconoscimento oggettivo del merito individuale. Se continuerà a prevalere un meccanismo in cui si premiano più la fedeltà che le competenze e il merito, le persone non avranno incentivi a migliorare e a migliorarsi: prevarrà sempre la tendenza ad adeguarsi e a ridurre il più possibile i conflitti attraverso la creazione di legami stabili con gruppi di riferimento cui garantire fedeltà in cambio di appoggio e sicurezza del proprio status”. E “chi non sa valorizzare l’azione di forze giovani o, peggio ancora, chi impedisce la formazione dei quadri emergenti, vince forse una prolungata permanenza nelle proprie posizioni, ma non può, di certo, definirsi classe dirigente. Occorre, invece, accettare di lavorare per la propria stessa potenziale sostituzione, per il proprio ricambio, declinando l’interesse generale a scapito del proprio interesse particolare”.
Sul piano delle priorità da cogliere come opportunità Maccauro individua due tematiche prioritarie: “Riportare al centro la manifattura, sviluppando quella che oggi viene definita Industria 4.0, e ricondurre la questione sociale dentro quella puramente economica, per non rischiare di avere una crescita per pochi e un mancato sviluppo per tanti. In questo nuovo e auspicato ciclo ripartito dell’economia reale è necessario ricordare che, senza le aziende al centro dell’attenzione, si rinuncia al fondamentale ruolo di presidio della prossimità e senza la loro centralità non solo c’è distanza tra palazzo e lobby, ma vuoto”.

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Il presidente degli industriali salernitani Mauro Maccauro
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