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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Bisogna chiedersi se non siamo ancora di fronte alla coda della crisi che non è, purtroppo, alle spalle.
Lo sguardo lungo oltre i numeri
“Non si può non tenere conto del quadro complessivo nel quale è immerso l’apparato economico e produttivo salernitano che influisce sulla qualità e sul tenore di vita della popolazione residente”.

A volte ad inseguire i numeri si corre il rischio di perdersi dietro “segnali” che solo apparentemente delineano un quadro “positivo” o in miglioramento. La verità è che occorre procedere sempre con molta prudenza quando si tenta di mettere a fuoco le dinamiche di crescita (o di decrescita) di un territorio. In altre parole, è bene tenere presente in ogni caso alcuni indicatori sostanziali che consentono di analizzare la situazione anche in riferimento al contesto più generale, relativizzando i flussi di dati e ampliando l’orizzonte. I report più recenti – per esempio – ci segnalano che il tasso di imprenditorialità in Campania ed in provincia di Salerno è positivo; i fallimenti sono in regressione; i protesti arretrano. Insomma, non mancano elementi importanti per auspicare che il peggio sia ormai alle spalle; che sia finalmente iniziata la fase di “aggancio” di un ciclo di crescita vera, non effimera e più strutturata. Eppure bisogna chiedersi se non siamo, invece, di fronte alla coda lunga della crisi che non è ancora, purtroppo, alle spalle.
Non si può non tenere conto, insomma, del quadro complessivo nel quale è immerso l’apparato economico e produttivo salernitano che si riflette sulla qualità e sul tenore di vita della popolazione residente. Basta dare uno sguardo all’indagine annuale del Sole 24 Ore pubblicata lo scorso dicembre. Per quanto concerne il mercato del lavoro, balzano agli occhi due indicatori. Il primo è il tasso di disoccupazione nella fascia d’età 15/24 anni che in provincia di Salerno evidenzia un drammatico valore del 50,8 (85° posto), con una media-Italia del 40,1: 10,7 punti in meno della nostra provincia. Il secondo è il tasso di occupazione totale. In questo caso nel Salernitano si quantifica un valore del 45,1 (88° posto), mentre la media-Italia è del 56,5: 11,4 punti in più. E’ in queste distanze che prende forma la vera “palude” nella quale siamo impantanati. Se, poi, prendiamo in considerazione il Pil pro capite, si delinea con chiarezza il ritardo che accusiamo rispetto al resto del Paese. La media in provincia di Salerno è pari a 15.235 euro a fronte di un dato nazionale di € 22.282. E’ del tutto evidente che con questi “incassi” le famiglie salernitane non possono certo eccedere in consumi. Per esempio, in relazione ai beni durevoli, la spesa media (2015) è di 1.408 euro (101° posto), ben al di sotto di quella nazionale: 2.066 euro. I depositi pro capite si configurano in provincia di Salerno in 15.529 euro (79° posto), anche in questo caso al di sotto (e non di poco) della media nazionale: 19.395 euro. Anche alla luce di tale situazione si spiega, probabilmente, la buona perfomance della nostra provincia dal punto di vista dello spirito d’iniziativa: il numero di imprese registrate ogni 100 abitanti (ottobre 2016). In questo caso Salerno è al 34° posto con un valore di 10,8/valore medio nazionale:10,1. E’ in questi ultimi numeri che probabilmente si racchiude il dramma dei “ragazzi con la valigia” stretti nel dilemma tra emigrare all’estero o tentare la carta dell’auto/imprenditorialità.

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