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Il pessimismo di Camus che nel 1944 parlava della contemporaneità di Sisifo ai piedi della montagna del miraggio di una nuova Europa.
La vera impresa di Draghi per tenere in piedi l’Italia
Lo scontro con i capipartito che appaiono ancora come rentier del secolo passato, sonnambuli nella contemporaneità. La loro identità resta legata alle rendite di posizione, che dovranno, però, necessariamente sparire.

di Pasquale Persico

“La lezione di Draghi ed il ritardo assonnato dei partiti” – l’articolo di Ernesto Pappalardo della scorsa settimana – merita un’ulteriore riflessione,  dopo aver ascoltato i rappresentanti dei partiti commentare i risultati elettorali delle amministrative. A cominciare dai sindaci eletti, ad occhi chiusi, è stato difficile distinguere l’appartenenza alle diverse città capoluogo. A tutti è sembrato verosimile potersi aggrappare ai temi comuni della cattura delle risorse del Pnrr per migliorare la governance del proprio programma. I responsabili nazionali dei partiti, invece, hanno ribadito il solito ritornello dell’appartenenza ad un polo di valori contrapposti. La pandemia, che è ancora un argomento non completamente analizzato, è diventato un richiamo ideologico sulle libertà, mentre la Costituzione non letta viene percepita come discussione superflua, o con accenni banali. Il tema del ritrovato vantaggio competitivo raggiunto dall’Italia, grazie alla popolazione responsabile ed al prestigio internazionale di Draghi, evidenziato da Pappalardo, è un argomento poco approfondito ed il dopo Draghi, come discussione, fa apparire, i capipartito come rentier del secolo passato, sonnambuli nel tempo contemporaneo. La loro identità è legata alle rendite di posizione, ma queste  dovranno necessariamente sparire ed il loro apparire in tv  – per essere  chiamati ancora leader – è apparso come realtà virtuale. Non a caso, il ragionamento dell’amico giornalista parte dall’ipotesi che a livello internazionale la percezione di un’Italia istituzionalmente più forte e credibile rispetto a qualche hanno fa, potrebbe cambiare non appena i partiti esistenti riprenderanno le loro postazioni adesso temporaneamente sospese, per la presenza di un timoniere in grado di segnalare la rotta più strategica.

Ecco che diventa specifico e difficile da affrontare il tema della geografia delle competenze che succederanno a quelle dell’attuale governo, specie se le richieste a Draghi di sgombrare il campo, per salire al Quirinale, diventassero l’argomento di domani.

Eppure i problemi sono ancora tutti in campo. Il Pil in crescita inattesa non è ancora in grado, anche con le future previsioni, di farci intravvedere la luce ed i colori fuori dal tunnel. Il rapporto Debito/Pil segnala che il grande tema del debito buono rischia di essere differito e la modalità con la quale i ministeri stanno attribuendo le risorse del Pnrr è un brutto segnale in termini di efficacia della strategia.

Che fare? Il comportamento del governo Draghi sembra voler andare incontro ai temi dell’incertezza politica, ma lavorare alla coesione della maggioranza che sostiene il governo, fa tornare in campo tutto il pessimismo di Camus, che nel 1944 parla della contemporaneità di Sisifo ai piedi della montagna del miraggio di una nuova Europa.

Bisogna, allora, non lasciare Draghi da solo, come Sisifo, ai piedi della montagna!

Il pensiero di A. Camus è tragicamente contemporaneo (l’uomo ritorna verso la propria vita, nuovo Sisifo che torna al suo macigno, nella graduale e lenta discesa, e contempla la serie di azioni senza legame, che sono divenute il suo destino, da lui stesso creato, riunito sotto lo sguardo della memoria e presto suggellato dalla morte). La morte questa volta fa riferimento alla visione strategica che è appena emersa dalla politica economica europea, e che Draghi porta, con tutta la sua fragilità, al prossimo G20 allargato.

Come ha precisato Romano Prodi, senza citare Camus, Draghi è sempre in cammino  e questo universo di difficoltà dei partiti senza direzione, non gli appare né futile né sterile. E come nel caso di Sisifo, egli dovrà comunque decidere di risalire la montagna, avendo la speranza di trovare le pause giuste per non perdere la propria forza.

Il Sisifo di Camus insegna a tutti noi la fedeltà superiore e ci spinge a credere che sollevare i macigni è necessario, la lotta per riuscire a vedere  la cima basta a riempire il cuore di un uomo.

Bisogna immaginare Sisifo felice? Sì,  è necessario, e Mattarella dovrebbe rimuovere il suo no al periodo ponte necessario ed aiutare l’Italia dei partiti deboli a trovare le nuove motivazioni previste dalla Costituzione. Investire sulle Istituzioni è compito dei partiti a moralità ritrovata ed il gioco dell’alternanza al potere di ieri ha dato, ad oggi, risultati poco incoraggianti,  proprio perché la morale dello stare in politica ha preso altre strade.

Il pessimismo del’amico Ernesto Pappalardo di solito supera quello di A. Camus, il sentirsi stranieri residenti, in un’Italia europea solo a parole, è un sentimento diffuso, specie nei giovani, che, non a caso, cercano in altri luoghi la speranza di portare il macigno oltre la montagna.

Dobbiamo sapere, come suggerisce il comportamento di Draghi, che non ci sono scorciatoie e che bisogna trovare le nuove energie che allargano la partecipazione al progetto del debito buono, evitando il compromesso tattico che ci porta a dimenticare che la pietra delle difficoltà potrebbe diventare più pesante per il diluvio di incoerenze che ci circonda.

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Pasquale Persico
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