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“La strana legge dello spread” di Virgilio Gay – direttore generale Fondazione MIdA

Lo spread e’ il premio aggiuntivo di rischio che il mercato chiede per orientare le proprie preferenze verso titoli di un Paese rispetto ad un altro, ritenuto più affidabile. Non tutti i giorni pero’ si colloca nuovo debito. Perciò sarebbe interessante analizzare le curve delle sue impennate, comparandole alle date delle aste, studiandone poi l’influenza sulla crescita dei tassi nelle aste stesse. Le correlazioni potrebbero fornire spunti di riflessione particolarmente interessanti. Per meglio comprendere il problema posto, dovremmo distinguere tra titoli in emissione e titoli in corso. Perché il tasso fissato all’emissione e’ quanto dobbiamo tutti noi pagare al possessore del titolo; mentre l’andamento di corso dello stesso interessa invece coloro che vogliono negoziarlo durante la sua validità. Principalmente gli investitori istituzionali. In primo piano le banche stesse, le quali nel caso di eventuale “intossicamento” per abuso di possesso, riceveranno liquidità’ salvifica dal sistema di protezione che ci siamo inventati. Altra indispensabile analisi andrebbe poi fatta sulle correlazioni tra andamento dello spread e sua incidenza sull’andamento dei tassi del debito in collocamento, per verificare in tal caso la valenza strutturale dell’azione congiunturale della speculazione. Per comprenderne la portata si deve rivolgere lo sguardo al mercato del brent, la qualità di petrolio che orienta l’informazione sul prezzo di tale bene, finendo per giustificarne, inopinatamente, i soli aumenti dei carburanti da trazione, i quali non sono prodotti col brent stesso. Con l’innalzamento dello spread si afferma poi che i mercati pongano giudizi di merito sulle attività’ di governo e sull’efficacia delle misure di risanamento. Come se essi avessero una visione strategica fondata su prospettive reali, invece di aspettative quotidiane, preoccupati cioè’ solamente di chiudere le loro posizioni prima del termine delle negoziazioni. A questo alludeva il Presidente Monti quando affermava che bisogna guardare all’economia reale. In effetti, oggiAggiungi un appuntamento per oggi, gli attori di tali mercati operano con software in cui particolari algoritmi sono pronti a sfruttarne la volatilità’, guadagnando sia in caso di segno negativo cha positivo. Si tratta dunque di scommesse con posizioni neutrali rispetto all’evento. Anzi, anche i bambini possono immaginare come sia più’ agevole correre in discesa anziché in salita. Soprattutto se ad ogni possibile caduta, troviamo pronta della liquidità di emergenza da incamerare a profitto. Un vecchio adagio invitava, in caso di aggressione alle spalle, di restare immobili, altrimenti avremmo fatto semplicemente il gioco dell’aggressore. Contro tale consiglio, ci stiamo agitando spasmodicamente, anzi, mantenendo un piacevole ritmo. Stiamo bruciando risorse immani, consentendone il loro trasferimento in portafogli privati e, nel caso di banche troppo grandi per fallire, offrendo opportuni rifornimenti di munizioni per l’occorrenza. Un altro adagio ammonisce che nel gioco, principalmente quello di azzardo, il pericolo vero consiste non nella perdita, ma nella voglia di rifarsi di essa. Quando invece l’unico vero bluff di salvezza risiede nel dichiarare l’impossibilita’ di fare fronte agli impegni assunti. In termini di mercato, la minaccia silenziosa del potere del prestatore di ultima istanza della banca centrale. La minaccia cioè di vanificare le vincite con la perdita di valore della liquidità acquisita. Virgilio Gay – project manager Esperto di direzione aziendale, marketing e fund raising


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