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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

I dati dell'indagine annuale del Sole 24 Ore confermano il grave ritardo della Campania e del Mezzogiorno rispetto all’Italia che “funziona” (Centro/Nord).
La sindrome del cane (e della coda)
Al di la delle classifiche (molto negative) la provincia di Salerno appare cristallizzata in una dinamica ben nota: poca occupazione e scarso reddito. Né all’orizzonte si delinea un efficientamento della macchina amministrativa in grado di fare ripartire strutturalmente l'economia.

I numeri sono senza dubbio utili per ristabilire qualche certezza importante rispetto alla grande marea di “racconti” che ci parlano in continuazione di una crisi che è “senz’altro” alle spalle. Ma non bastano a spiegare fino in fondo le motivazioni di una situazione che ben prima della grande recessione non si caratterizzava certo per una “consistente” capacità di generare ricchezza o per “brillantezza” delle classi dirigenti e della rappresentanza politica ed istituzionale. Il bilancio a fine 2015 – a rileggere in sequenza i dati messi in fila dal Sole 24 Ore – è più scuro che chiaro. Né il consueto “chiaroscuro” evocato dalla permanente campagna elettorale aiuta a distinguere bene quello che continua ad accadere. Gli indicatori sostanziali (valore aggiunto pro capite e tasso di occupazione) evidenziano un concetto/chiave: se non c’è lavoro, non c’è adeguato reddito. E, quindi, la catena dei riflessi negativi si allunga ai consumi e, più in generale, ad una qualità del tenore di vita che ci colloca tra gli ultimi territori della Penisola. E’ abbastanza ovvio che in questa situazione occorre prima di tutto fare ripartire gli investimenti pubblici e, nello stesso tempo, caricare la spesa su pochi obiettivi prioritari (così come peraltro si evince dall’illustrazione del programma regionale incentrato sulla spesa dei fondi europei 2014/2020). Il punto, però, è sempre lo stesso: il diabolico meccanismo burocratico/amministrativo “colpirà” nuovamente? E la classe politica riuscirà responsabilmente a garantire che i finanziamenti annunciati si trasformino – in tempi accettabili – in opere utili e fruibili per i cittadini?
Insomma, la questione è complessa. E’ un problema di fondi? Pare di no. E’ un problema di “visione”? Pare che in qualche modo – condivisibile o meno – si stia palesando un’idea sostanzialmente ruotante intorno al concetto di poche cose da fare, ma importanti. In mezzo (tra l’idea e la sua concretizzazione) c’è un mare in tempesta difficile da attraversare: l’inefficienza di un sistema amministrativo che si aggiunge alla strumentalità di una politica quasi sempre votata alla ricerca quotidiana del consenso. E, quindi, molto lontana dalla risoluzione dei problemi che attanagliano da anni imprese e famiglie meridionali.
E’ in questo contesto che si colloca la fotografia scattata dal “Sole 24 Ore” che conferma il sentiment predominante in provincia di Salerno. Gli indicatori sul tenore di vita – per esempio – evidenziano che siamo molto lontani non solo dai “primi della classe”, ma anche dalla soglia/media nazionale. Il valore aggiunto pro capite si attesta a 14.164 euro a fronte di una media nazionale di 21.605 euro. Il patrimonio medio delle famiglie ammonta a 275.349 euro, molto al di sotto dei 345.333 euro della media/Paese. La distanza con la provincia di Sondrio – prima in questa classifica molto significativa – è siderale. Dalle parti di Sondrio ogni nucleo familiare (sempre in media) ha un patrimonio che vale 513.717 euro. Ma vivono male anche i pensionati costretti a barcamenarsi con 617 euro al mese, mentre la media nazionale è pari a 764 euro. In provincia di Milano (primi in classifica) l’importo medio delle pensioni è di 1.127 euro. Il problema di fondo resta la mancanza di lavoro. Il tasso di occupazione in provincia di Salerno è pari al 44,01 per cento. La media nazionale è del 55,77 per cento. Per capire le differenze territoriali basta dare uno sguardo al tasso di occupazione in provincia di Bolzano: 70,84 per cento.
E’ evidente, quindi, che al di la di numeri significativi nell’ambito dello spirito d’iniziativa e nella spinta al’auto-imprenditorialità – derivanti, molto probabilmente, in larga parte dalla disperata ricerca di un’interlocuzione con il circuito lavorativo – resta ancora molto da fare per cercare di riavviare l’economia ed i processi di sviluppo locali.
La sindrome del cane che si morde la coda (senza lavoro non c’è il reddito necessario) è la più appropriata, ma anche la più malinconicamente triste.
ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it @PappalardoE

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