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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Come è cambiata la caccia al voto da parte dei leader e dei colonnelli che indirizzano i partiti.
La “rideterminazione” delle influenze, in origine politiche
Di fatto, la partita ha assunto un altro genere di appartenenza, nell’ambito delle leadership che fanno voti, e non conosciamo ancora bene verso quale scenario siamo incamminati.

Il vento sempre più vicino delle regionali – in arrivo quelle di Abruzzo e Basilicata – lascia confluire su questi due appuntamenti elettorali, prima di qualche mese per le Europee, la massima attenzione di tutte le forze politiche che sono pienamente immerse in quella che si presenta come una delle tante battaglie dove il cosiddetto supporto ideologico a questo punto è del tutto secondario rispetto al quadro più generale. Ebbene sì, è stato pienamente raggiunto, in maniera del tutto autonoma (per fortuna), l’obiettivo di ridisegnare anche l’appuntamento delle urne, estraniandolo, quasi pienamente, dal contesto di fondo, quello che fino a questo momento si era rivelato il più determinante: si è riusciti ad accantonare le motivazioni che si richiamano all’aspetto preliminare al voto di oggi, che affondano le radici nel terreno, per così dire, primordiale della distinzione di opinioni e prospettive partitiche. Non è un passaggio secondario, ma la piena testimonianza di quanto sia cambiata la percezione del momento elettorale, della relazionalità politica e della collocazione più autentica della massa di persone rispetto al contesto generale che, in ogni caso, interloquisce con chi esprime la propria posizione. Ma solo in parte resta agganciata al dialogo aperto e fiduciario con i partiti o con i leader nel ruolo di promoter di idee e opinioni che si traducono (o dovrebbero tradursi) in azioni chiare, ritenute efficaci per la tutela dei propri diritti e delle aspettative più ampie. Ma come si è arrivati a questo nuovo quadro di riferimento?

Un primo e sostanziale cambiamento si è determinato in base agli atteggiamenti assunti dai leader dei partiti, che di fatto si sono svincolati del tutto dal richiamo formale e, si può dire, esistenziale al flusso di idee e posizioni espresso dai partiti appunto, ai quali, pure, si richiamano e nei quali, pure, si identificano. Il già più volte citato “influencer”, colui che di fatto impersona e, in qualche modo, indirizza e orienta i suoi “follower”, ha iniziato da tempo a impersonare la vera e propria “guida” da seguire, ben al di là del fattore politico. E’ un vero e proprio “orientatore” di tante cose, dalla politica e i partiti fino ad arrivare al gusto, alla moda, agli atteggiamenti da assumere nell’ambito della relazionalità sociale e personale. Ma non si tratta solo di questo contesto: il politico di questi tempi è in grado anche di “saltare” la politica, pur di conquistare non solo più voti (che rappresentano sempre il suo reale quadro di riferimento), ma una visibilità più intensa e, soprattutto, variegata, in grado, cioè, di ridisegnare la sua stessa rappresentanza politico/partitica.

In poche parole, pur di raggiungere e consolidare l’obiettivo di fondo di crescere e ampliare il proprio contesto di relazionalità e di consolidare il ruolo che è diventato prioritariamente personale (e non più relegato al consueta sfera di riferimento), stiamo assistendo alla rideterminazione delle influenze, originariamente politiche, ormai del tutto sganciate dal percorso sostanziale vero e proprio. Di fatto, la partita ha assunto un altro genere di appartenenza, nell’ambito delle leadership che fanno voti, e non conosciamo ancora bene verso quale scenario siamo incamminati.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

Foto Glocal-politica
Il nuovo scenario
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