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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Le previsioni per l’Italia “in linea con l’eurozona e l’Ue”, restano sempre legate al “calo della domanda interna”.
La politica? Pensa a salvarsi dal grande “bagno” dell’economia
Influisce tra l’altro il dato dell’inflazione che “è attesa nel 2023 al 5,6% nell’Eurozona (da 5,8%) e al 2,9% nel 2024 (da 2,8%)”. Mentre da noi in Italia dovrebbe attestarsi “al 5,9% e al 2,9% il prossimo anno”.

A volte i numeri riescono a disegnare, in maniera più ampia e precisa, la realtà effettiva delle cose. E, anche, a insistere con chiarezza su quanto sta accadendo e, molto probabilmente, continuerà ad accadere, determinando una netta separazione, va detto (anche se è del tutto banale) tra la linea strategica che sarà imposta – più o meno –  dalla politica e l’evolversi del quadro socio/economico, che seguirà, come sempre, la sua strada. Se è, ormai, ben evidente che il sentiero della salvezza – che, per fortuna, continua a gocciolare soldi – si chiama Piano nazionale di ripresa e resilienza (il pagamento della terza rata si è concretizzato in 18,5 miliardi di euro), tutto il resto è sintetizzato nel quadro descritto con accuratezza recentemente da Gentiloni a proposito dell’evoluzione del Pil e della collocazione dell’Italia sulla base – questa volta – dei numeri, che raramente non mettono a fuoco quanto accade o sta per accadere. Va detto che il Recovery italiano deve ottenere ancora l’ok alle modifiche della quarta rata. Ma questi sono aspetti del tutto “secondari”, soprattutto ora che appare all’orizzonte il risultato tanto auspicato quanto soggetto, ancora, a critiche e strumentalizzazioni politiche da una parte e dall’altra del Parlamento, che resta in attesa di nomine di primo piano proprio nel bacino Ue (sul versante della Bce, della Bei, della nuova Autorità Antiriciclaggio, Amla), nomine che restano bene al centro della politica che non si distrae mai di fronte a questi scenari. E resta aperta, ovviamente, la questione del Patto di stabilità: si ricorderà che a luglio i francesi si schierarono contro le regole automatiche, i tedeschi si arroccarono sul debito e noi chiedemmo lo scorporo degli investimenti da quelle che si possono definire priorità europee. In questo caso bisognerà rintracciare una forma di accordo solida e credibile: entro fine anno, dovrà (dovrebbe) ritrovare (piena) attuazione il vecchio “Patto”. Senza parlare delle proposte di Eurostat – che si relazionerà prima o poi con Roma – su come conteggiare, rispetto al deficit, il superbonus 2023 e rapportarlo alla Nadef.

Nel frattempo, è del tutto evidente il calo del Pil dalle nostre parti: nel 2023 in “ascesa” dello 0,9% (da +1,2%) e del +0,8% nel 2024 (da +1,1%). “In Italia, la crescita nel secondo trimestre – spiega la Ue –  ha sorpreso al ribasso con una contrazione dello 0,4%, trainata dal calo della domanda interna. Sebbene sia previsto un leggero rimbalzo nella seconda metà di quest’anno e nel prossimo, le proiezioni di crescita annuale sono state riviste al ribasso a partire dalla primavera”. E, quindi, l’efficace attuazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza “rimane una priorità fondamentale”. Forte il richiamo a “politiche fiscali prudenti e favorevoli agli investimenti, in sintonia con gli sforzi continui delle nostre banche centrali per domare l’inflazione”. Il problema  un “po’” più ampio resta il rallentamento della crescita che “non è particolarmente italiano ma coinvolge diversi Paesi e ho fiducia – ha detto Gentiloni –  che l’economia italiana come ha mostrato in tante occasioni possa reagire in modo positivo”. Le previsioni per l’Italia “sono in linea con l’eurozona e l’Ue” e restano sempre legate al “calo della domanda interna”. Ma permane “la difficoltà dell’industria”. Come pure “la stretta monetaria che influisce sulla crescita di tutti i Paesi ha un ruolo particolare in un Paese in cui dal finanziamento delle banche dipende molto degli investimenti in economia, relativamente più che in altri Paesi europei”.

Influisce, negativamente, anche il dato dell’inflazione che “è attesa nel 2023 al 5,6% nell’Eurozona (da 5,8%) e al 2,9% nel 2024 (da 2,8%)”. Mentre da noi in Italia dovrebbe attestarsi “al 5,9% e al 2,9% il prossimo anno”.

Questo che appare dai numeri è lo scenario che si prospetta più vicino alla realtà. Sapremo affrontarlo al meglio delle nostre forze? O, come quasi sempre accade, sarà ancora la politica italiana ad agganciarsi al miglior treno possibile non tanto per salvare economia e numeri (che pure governano ogni impatto possibile), ma ruoli e poteri che proprio nelle grandi crisi davvero contano (poco, ma contano)?

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

Ue-G. Coppola
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