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E’ in fase di start up il concorso a cattedre che prevede l’immissione in ruolo di oltre 60mila insegnanti.
La nuova scuola? Sfida decisiva
I docenti dovranno essere gli “allenatori culturali” delle nuove generazioni, provando a trasferire la passione per l’aggiornamento ed il miglioramento continuo.

Esiste una correlazione positiva tra fiducia e risultati in ogni settore della vita anche a scuola. Se hai paura di imparare fai più fatica a memorizzare i concetti, ci metti più tempo. Non è solo una questione psicologica in senso stretto ma anche una questione comportamentale. All’Università c’erano esami/“scoglio” che a noi studenti di economia facevano tremare i polsi: diritto privato, diritto commerciale, matematica, ragioneria. Alcuni facevano decine di tentativi prima di riuscire a superare l’esame. Passavano anni, qualcuno abbandonava gli studi, qualcuno cambiava facoltà. Dietro questi risultati in parte determinati dall’oggettiva difficoltà delle tematiche ed in parte dalla non frequente “brillantezza” didattica dei docenti, c’era quasi sempre la responsabilità dello studente. La dinamica era la seguente: se l’esame era troppo difficile e la probabilità di superarlo scarsa, il tempo dedicato allo studio si riduceva. A che serve studiare in questi casi? Così come accade al contrario con gli esami più facili o con quelle materie che ci piacciono di più, dove vogliamo fare bella figura. In quel caso gli sforzi aumentano ed i risultati inevitabilmente migliorano! La correlazione fiducia risultati fu oggetto di un paragrafo della mia tesi di laurea. In quel caso l’arena di riferimento non era il rapporto studente-professore ma quello tra un’organizzazione e le sue performance. Ma tornando alla scuola ed alla paura di imparare esiste in pedagogia un effetto che si chiama “Pigmalione” in base al quale un insegnante che riesce ad infondere fiducia nei suoi studenti ottiene da loro risultati scolastici migliori. E’ la profezia che si autodetermina la cui gestione rientra nelle nuove competenze che un insegnante deve avere per fare questo mestiere: capacità relazionali e sociali. Il nuovo concorso a cattedra pare essere stato strutturato per selezionare docenti che non siano più solo “doctus” ma anche “docens” perché l’una cosa non può prescindere dall’altra.
Sessantamila posti per 200 mila insegnanti. Il concorso è un’opportunità non solo per gli insegnanti ma anche per il Paese. A loro spetta una parte importante del cambiamento della scuola. Sono la Nuova Scuola. Una scuola che vuole e deve trovare un nuovo equilibrio con il territorio perché costituisce una leva strategica per lo sviluppo del Paese, la crescita e l’occupazione.
Gli insegnanti dovranno essere gli “allenatori culturali” delle nuove generazioni, parlare il loro linguaggio e soprattutto trasferire la passione per l’aggiornamento ed il miglioramento continuo. In un mondo che è in costante divenire per stare al passo con i tempi lo studente non si può limitare a recepire i contenuti del “Sussidiario”, ma deve imparare a selezionare e divorare i contenuti che provengono dalla rete trasformando le conoscenze in competenze, in vita pratica. Deve diventare un autodidatta: questo è il compito arduo che spetta agli insegnanti di oggi e ancora di più di domani.
Il nuovo concorso selezionerà gli insegnanti giusti? Ai posteri l’ardua sentenza. Mi auguro di si!
@LucaIovine6 Company Trainer
Per saperne di più:
http://www.istruzione.it/concorso_docenti/index.shtml

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Nuovo concorso a cattedre: 60mila posti per 200mila insegnanti
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