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Un giovane filosofo, Amedeo, decide di cambiare vita facendo un salto triplo nel mondo rurale.
La “normalità” delle “differenze”
La terza storia - che si muove sempre tra le quattro parole chiave di riferimento, Concordia, Rispetto, Reciprocità (civiltà) e Plurale (visione strategica) - ha sullo sfondo il grande tema del debito ambientale, emergenza esplosa negli ultimi anni in termini di minaccia planetaria con riferimento al clima.

di Pasquale Persico

La storia è legata alla soggettività nuova di una persona, Amedeo Trezza, giovane filosofo del rurale contemporaneo. E riprende il titolo di un libro di un famoso entomologo – ingegnere, agronomo, paesaggista francese – Gilles Clément, perché Amedeo decide un giorno di diventare “Giardiniere Planetario”. A Teggiano, nel quadriportico comunale, nel 1997, Ugo Marano, artista, propone il progetto della “Casa di Pitagora”, il tentativo di introdurre criteri di originalità e di attualità per la messa in discussione della prassi della conservazione e della valorizzazione in materia di biodiversità, in sintonia con le idee istitutive del Parco Nazionale del Cilento. Un giovane filosofo, Amedeo, dottorando in semiotica, già amante dei luoghi che circondano il golfo di Policastro, decide di cambiare vita facendo un salto triplo nel mondo rurale per portarlo nel contemporaneo. Rinuncia ad un posto fisso ed ispirandosi al Pitagora filosofo, protagonista del racconto di Ugo Marano – consapevole che per essere credibile dovrà affrontare non solo gli architetti, gli ingegneri, gli urbanisti e i paesaggisti ma anche gli operatori immobiliari, i nuovi ambientalisti, i politici del passato e quelli del futuro – decide di ridare vita a un vecchio casale a Vibonati per portare la ruralità del Parco al centro di un nuovo stile di vita.

La sua progettualità programmatica in Cilento (animata anche da collaborazioni con gli architetti Donatella Mazzoleni e il gruppo irpino di Angelo Verderosa) comincia con la riconversione in permacultura di un terreno da anni abbandonato in nuovo Giardino Alimentare, orto-custode di sementi autoctone, con la collaborazione del naturalista Nicola Di Novella e, parallelamente, con una nuova bioedilizia in campo, insedia la sua Casa di Pitagora rispettando le direttive di sostenibilità ambientale, certificando la sua struttura abitativa e rurale che tra l’altro, non ha bisogno oggi di fogne e di impianti di scarico delle acque reflue, con l’aiuto di un’architetta di grande tenacia, Amalia Bevilacqua, che gli progetta (più di dieci anni or sono) il primo impianto domestico funzionante di fitodepurazione del Cilento. Nasce Casale Il Sughero con prima vocazione alla ospitalità rurale che si mette anche in rete diventando alloggio temporaneo/contemporaneo per viaggiatori a piedi (vedi il recente Cammino di San Nilo) e in bici (La Via Silente).

Parte così la sfida fondamentale alla cultura post-industriale, quella della “normalità delle differenze”. L’incontro con le diversità naturali, storiche e paesaggistiche dei luoghi del Parco diventa occasione nuova di ideazione di un possibile ateneo.  Arte, cultura e natura si mescolano, ricordando i temi de Il Giardiniere Planetario di Clément che accoglie ed informa tutti i suoi ospiti: la terra vista come territorio riservato alla vita di molti essere viventi, vegetali ed animali è uno spazio chiuso, limitato dalla frontiera dei sistemi di vita (La biosfera). Lui come abitante della terra ed abitante del Parco ha una missione moltiplicata in termini di nuova concordia con la Natura; sviluppare una reciprocità poggiata sulla nuova soggettività riconosciuta della Natura stessa, moltiplicando le differenze naturali e culturali (conoscenza).

La nuova domanda a cui rispondere è molto semplice mentre la risposta è complessa. E’ possibile sfruttare la diversità biologica, dopo averla trovata e compresa seriamente, senza distruggerla? Ed ancora: l’individuazione, la comprensione dei meccanismi che legano gli esseri tra loro, ma anche lo sfruttamento di tutti o parte di questi comportamenti, possono essere considerati come mezzi per salvare la diversità?

Sono le domande a cui dovrebbe rispondere il Parco, ma la mancanza di una governance interistituzionale adeguata provoca effetti di spiazzamento importanti rispetto alla vocazione territoriale diventata missione istituzionale.

Nel Parco Amedeo non è solo, molte altre iniziative “micro” condividono ed interpretano i temi de Il Giardiniere Planetario ma questo insieme di intraprese rimangono una testimonianza culturale piuttosto che una rete a massa critica rilevante per un riequilibrio sostanziale nello sviluppo della biodiversità.

Ad esempio, con Angelo Avagliano progetta un percorso contemporaneo di comunicazione del potenziale del rurale, La Ciucciopolitana, un percorso da percorrere a piedi accompagnati dall’asino docente di semiotica del paesaggio rurale. Una provocazione culturale di grande impatto comunicativo sui temi della missione storica della ruralità nel contesto delle aree interne da riconoscere come Altra Città.

Rubina Giorgi nel suo libro Passione dei remoti pensieri riesce con la sua lode all’asino a farci percepire tutta l’importanza di una ripartenza con l’asino: “Chi si affligge d’esser asino non conosce la storia dell’asino; chi chiama ‘asino’ un suo simile per togliere dignità, mostra la propria ignoranza essendo sicuramente l’asino un saggio; chi si considera un asino non si rende conto della sua presunzione.

Per Amedeo ritornare a vivere sui crinali invece che in città è un’esperienza da non perdere soprattutto per il dopo coronavirus. Tutti nelle valli degli asini per un viaggio, andata e ritorno di apprendimento; diventare asino non è una falsa partenza.

Sono i temi che sono stati sviluppati dalla Casa di Pitagora, laboratorio importante del più ampio progetto di Ateneo Nomade e Triangolare, fondato e ospitato al Casale. Un Ateneo con adesioni importanti di liberi ricercatori strutturati e non strutturati, in associazione aperta che sviluppano i temi della Quinta urbanità e della Città bastevole. Per questi ultimi temi, la Quinta urbanità e la Città bastevole, Casale il Sughero – come casa ospitale radical-concettuale del giardiniere planetario – diventa un laboratorio membrana da clonare con diversa soggettività nei mille luoghi potenziali del Parco per dare voce politica alla Città del Parco come Altra Città a soggettività contemporanea.

Altra Città, allora, è la visione strategica dell’area vasta, silente per oltre venti anni, che dopo l’attuale crisi connessa alla pandemia riprende la sua valenza contemporanea, e diventa possibile cura di riconnessione? Altri giardinieri planetari devono riconoscersi come piloti di una formazione per una soggettività nuova delle aree vaste non dense e strutturare nuovamente lo spazio del nuovo abitare dei luoghi.

Vediamo, intanto, che Casale Il Sughero – già luogo ospitale dove si genera cibo equilibrato per il corpo e per la mente – oggi è diventato anche Home Restaurant rurale per accogliere i nuovi residenti equivalenti di una città di transizione.

 

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Pasquale Persico
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