contatore visite free skip to Main Content
info@salernoeconomy.it

Lo speciale »

La nuova lezione di Souto de Mura e i progetti dei giovani che navigano verso il futuro.
La nave “Città Metropolitana di Napoli” dove arriverà?
“Si riuscirà a dare voce ai mille luoghi della pluralità? Ricorderemo che ogni territorio è stato attraversato dalla storia ed è paesaggio da riconoscere con pari dignità?”

di Pasquale Persico

Antefatto di 13 anni fa. Il bel libro di Silvio Perrella, “Giùnapoli”, è stato dato in lettura ai 15 giovani architetti che, frequentando il master d’eccellenza della Facoltà di Architettura,  hanno tentato ancora una volta di progettare il futuro del centro antico di Napoli e della Napoli che sarebbe  arrivata , se fossero accadute tante cose che potevsno accadere o se si fossero realizzate tante cose che, pure, in tanti dichiaravano di volere realizzare. Perrella racconta, nel suo libro, di una Napoli città-madre già segnalata dall’artista Ugo Marano con la sua opera in entrata alla stazione di Salvator Rosa. Scendere giù Napoli per capire, andare verso Pozzuoli o Sorrento per rigenerarsi, risalire la città verticale per amarla definitivamente, diventa una metodologia ed un  esercizio necessario. Eduardo Souto De Mura, il famoso architetto portoghese, nell’incontro fatto allora  nel centro antico con i giovani, ha ritrovato tutte le sue emozioni riflesse nei progetti da loro appena abbozzati. Sembrava che l’architettura stesse uscendo dal libro “Giùnapoli”, frammenti ed emozioni ricucivano possibili nuove reti d’ incontro. L’architetto portoghese, impegnato nella sistemazione progettuale di piazza Municipio, ha avuto, però, dei  dubbi su quale fosse la direzione della nave ritrovata nel porto antico, a Piazza Municipio. Da straniero l’ha vista come nave che doveva venire a Napoli, da napoletano innamorato come nave in sosta perenne, da progettista come nave in partenza. E’ sulla dialettica delle ragioni della partenza e delle emozioni dell’arrivo che il libro offre suggerimenti importanti, quasi programmatici: Napoli non è solo Napoli; non puoi pensarla come luogo in sé, e se lo fai la snaturi; vedi Capri, pensala come una parte di Napoli. E ancora: Napoli può essere ancora progettata con la luce, con un pacato illuminismo malinconico. Riuscire a capire come sia possibile pareggiare il conto con la città è il primo passo per fare vivere il progetto; gli architetti vogliono progettare di Napoli, misurare la loro capacità di contribuire alla sua forma di città in fuga ma ugualmente riconoscibile nel golfo ampio; è come se l’anfiteatro ritrovato sotto il ventre di Napoli si fosse mille volte sotterrato e poi riapparso sempre più grande fino a comprendere l’ intero golfo e forse anche quello di Salerno, un unico golfo campano, il più grande del Mediterraneo come contenitore di un’ unica identità sempre in evoluzione.

Nell’oggi di allora, quella identità sembrava sciogliersi nel mare delle mille difficoltà, apparentemente quella identità stava  annegando per poi riemergere chissà quando; ma per Perrella, è impossibile che questo avvenga. Napoli è città madre, è in grado di salvare tutte le sue mille città, anche quelle infernali; città, queste ultime, a cui bisogna sottrarre ossigeno per non fare allargare l’incendio alle altre città vitali, quelle riconosciute subito dai milioni di stranieri innamorati della città esistente. La visione di Perrella si mescolava con la visione del progetto dei giovani entusiasti del master. L’anfiteatro del sovrintendente De Caro si allargava sempre più, usciva dai due Decumani e raggiungeva il terzo, ma già voleva inglobare tutto il centro antico: il centro antico ritrovava la sua identità universale, una identità liquida fatta di milioni di progetti temporanei, di emozioni costruite ogni giorno, almeno finché non arriva la delusione e fa calare il suo velo di tristezza. Napoli è così, occorre ricucire ogni giorno, quasi a dovere raccontare storie di identità in formazione. Perrella affiderebbe, come Souto De Moura, ai quindici ragazzi “stranieri a Napoli” il progetto possibile? A volte sono proprio gli “stranieri” a percepire segnali che indicano la direzione. Saranno loro che mischieranno i suoni di Madrid, di Barcellona, di San Paolo del Brasile, di Marsiglia, del Cairo, di New York, della Cina e dell’ India, metteranno nuovamente in fila le pietre colorate del mondo per poggiarle nell’anfiteatro ampio del golfo, aspettando che la luce di Napoli proietti il loro progetto verso una nuova identità fatta, come prima, di partenze e di arrivi. Quella volta i viaggi sono stati pensati, con  consapevolezza, legati a progetti di vita senza la necessità della fuga dettata dalla paura dell’ impossibilità. Gli architetti hanno letto il libro di Perrella; hanno preso in prestito il titolo di alcune opere di Lello Esposito.”Pulcinella non abita più qui”, e la vision si è trasferita sulla mappa progettuale, quasi a voler segnalare, nel progetto la ritrovata voglia di viaggiare della città allargata. Napoli Città Madre ha bisogno di città-figlie  in grado di viaggiare per ritornare adulte e consapevoli. Lo dicono gli architetti insieme all’ autore del libro, che sa viaggiare, ogni giorno, in una Napoli infinita. Una città può essere paragonata a una persona? Se sì, Napoli non è un adulto, non è un maschio e non è una femmina, non è solo storia e non è solo natura; è la città delle possibilità segrete, è una città vasta, in cui esistono molte città, spesso distanti anni luce, ma che  saranno presto costrette a guardarsi in faccia. L’ architetto portoghese verrà nuovamente a Napoli e vorrà sapere dai suoi giovani progettisti dove deve andare la nave incagliata nel porto antico, la nave della città sempre esistita, baciata dal progetto della Natura e desiderata dai progetti degli uomini nuovi.

La nuova lezione di Souto de Mura nel master edizione 2020 ed i progetti  dei giovani che indagheranno sui silenzi degli spazi vuoti del Convento delle 33, Il convento delle Clarisse Cappuccine ed il complesso di Santa Chiara.

Piazza Municipio oggi  è ancora un cantiere; per ragioni connesse al Covid 19,  i ragazzi del master sono solo italiani, ad essi ancora una volta è affidata una riflessione su Napoli e la città storica a partire dagli spazi muti, perché vuoti e non utilizzati, di due contenitori simbolo di una Napoli Illuminista, dove Illuminismo – seguendo Aldo Masullo, il filosofo che ci manca – significa uscita dalla minore età, cioè il cessare di essere sotto tutela.

I giovani studiosi potrebbero immaginare di poter dare una sintesi del loro lavoro al Sindaco della città metropolitana di Napoli, sperando che presto si abbia la possibilità di eleggerlo in maniera disgiunta da quello del sindaco di Napoli, municipalità attualmente in crisi di identità e di progetto. Certo, alcuni luoghi di cultura si sono riposizionati, Il Museo di Capodimonte ed il Museo Archeologico, ad esempio, e poi, il turismo nazionale ed internazionale, prima della pandemia, riconosceva Napoli come meta privilegiata anche in considerazione dei mille luoghi da visitare nell’area vasta di riferimento, a partire da Pompei e Sorrento.

Rimane sospeso il tema della nave grande, scoperta dagli archeologi nel porto antico, localizzata poco distante dal Maschio Angioino. Souto De Mura arriverà a Napoli per l’ennesimo sopralluogo e valuterà il lavoro degli architetti del Master sul tema dei nuovi silenzi da riposizionare come nuova piazza diffusa e contemporanea della città di Napoli; tutti si ispireranno, compreso l’architetto portoghese, ai temi in campo, programmati per maggio alla Biennale di Architettura, dove il tema dello spazio neutro a civiltà plurale dovrà riposizionare il nuove design strategico delle città future. Rimangono  le domande: dove andrà, se andrà, la nave della Città Metropolitana di Napoli? Saprà uscire con la bandiera ideale della nuova città metropolitana competitiva e contemporanea?

Riappare l’inusitata idea di allora – di Giordano Bruno – della pari dignità di tutti i beni culturali dell’area vasta, dove per beni culturali dobbiamo annoverare tutti i luoghi del fare antico e del fare contemporaneo, fino a dare una lettura dallo sguardo lungo al potenziale degli spazi liberi e di quelli da restituire nuovamente alla naturalità stuprata. Seguendo sempre Masullo, riemerge il nesso Emancipazione-Responsabilità.

Ancora una volta, nell’analisi di fattibilità dei progetti dei ragazzi del Master, la negligenza istituzionale impedirà la partenza della nave; cosa occorre, allora,  per poter rendere l’area metropolitana nuovamente competitiva a livello delle altre città globali?

I buoni progetti saranno scavalcati dai nuovi movimentismi  della politica del giorno prima? Oggi a questa prospettiva i giovani si ribelleranno come vocazione naturale perché le loro nuove competenze non potranno salire sulla nave, la cui partenza mentale e culturale rimarrà ferma nel cantiere dell’archeologia.

Ancora una volta il Master ribadirà che l’impegno fondato sulla responsabilità delle persone e delle istituzioni non è il passato ma deve essere l’investimento sul futuro per dare alla governance di area vasta la responsabilità di essere riconosciuta. Il Sindaco della futura città metropolitana, partendo dai  luoghi  silenziosi del centro antico della città di Napoli, dovrà dare voce ai mille luoghi della città plurale, riconoscibile,  ricordando che ogni luogo è stato attraversato dalla storia ed è  paesaggio da riconoscere come luogo di pari dignità, capace di  dare voce al senso della direzione della nave da fare partire.

P. Persico-casa-morra-cs-Pasquale-Persico
Pasquale Persico
Back To Top
Cerca