contatore visite free skip to Main Content
info@salernoeconomy.it

GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

E, intanto, la destra unita (ma divisa) continua a tallonare nuovi traguardi che sembrano a portata di mano.
La lezione di Orlando e il partito che non c’è
Eppure, è necessario riflettere: bastano davvero solo le percentuali di voto per scoprire che nessuno vuole seriamente vincere? Forse è più comodo perdere e inseguire la vittoria che, prima o poi, arriverà.

Le elezioni regionali in Liguria assestano uno schiaffo in faccia alla sinistra che vacilla, al momento, ma non cade all’indietro. Perché semplicemente a leggere le cifre emerse dal voto, l’azionista di maggioranza, il Pd, ha portato a casa una buona percentuale di partito e si è posto in una posizione, per così dire, di attesa degli altri compagni di viaggio che hanno risentito del crollo 5 Stelle, arrivato proprio a casa di Grillo. La domanda è abbastanza semplice da mettere al centro del discorso. Ora quale può diventare, realisticamente o irrealisticamente, l’obiettivo di Conte? Sembra quasi di vederlo, in corsa verso l’obiettivo, per così dire, personalistico: la presidenza del Consiglio, in caso di inattesa vittoria del quasi centrosinistra (o quel che ne resta). Questo traguardo deve apparire a Conte davvero dietro l’angolo, forse perchè è già passato da Salvini a Draghi senza battere ciglio (è il caso di ricordare). Insomma, l’elemento di pura criticità che emerge – il Movimento 5 Stelle (ormai dai più definito in caduta libera) – in realtà consente di guardare con maggiore libertà (ma, forse, senza un briciolo di sincerità) avanti: ma siamo sicuri che i contenuti che mettono insieme la sinistra e possono anche attrarre il centro, sì il centro, sono stati davvero quelli trainanti per il partito ormai quasi del tutto post comunista, ovvero il Pd? Oppure proprio in Liguria ha iniziato a prendere forma una connessione travasata completamente da un racconto politico vero e proprio, semplicemente già adibito alla politica dei bisogni? Sì, i bisogni, i desideri di una minoranza culturalmente conforme a quella che tradizionalmente ha rappresentato non molto tempo fa la sinistra, ma che già prova ad attrezzarsi all’idea derivante da un voto minoritario, che si ritaglia lo spazio di valori non necessariamente conformi alle battaglie che pure si dichiara ancora di volere vincere. Basta guardare i numeri e le percentuali liguri: il Pd ha preso quasi  il doppio dei voti di Fratelli d’Italia, ma mentre questo partito appare perfettamente in sintonia con gli obiettivi che sembra inseguire, i democratici restano del tutto appesi  alle loro stesse previsioni sul partito che sopravviverà alle elezioni. Insomma, la stessa lezione di Orlando, coerente e conforme al partito di sinistra che l’ha votato nei perimetri urbani e non tanto nei circondari e nelle città più piccoline, rischia di ritornare indietro, di non essere affatto accolta da quel Pd che pure vuole parlare – dice – ai lavoratori, alle forze produttive eccetera eccetera. Eppure, basta riflettere: bastano davvero solo percentuali di voto per scoprire che nessuno vuole davvero vincere? Forse è proprio più comodo perdere e inseguire la vittoria che arriverà. Sì, arriverà.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

RaiNews.it -_meloni_e_schlein
Partita in corso
Back To Top
Cerca