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I numeri dell'economia »

In termini assoluti nell’intera provincia di Salerno le persone che cercano lavoro sono passate da 44.491 a 71.023 unità.
La crisi “costa” caro ai lavoratori
Tra il 2007 ed il 2014 il tasso di disoccupazione nei nostri territori è aumentato di 5,9 punti percentuali, arrivando a toccare il 17,2% (rispetto ad una media nazionale del 12,7%).

Questo articolo è stato pubblicato venerdì 3 marzo sul quotidiano “Il Mattino” (Edizione Salerno).

di Paolo Coccorese e Ernesto Pappalardo

Tra il 2007 (quando ebbe inizio la grande recessione economica mondiale) ed il 2014 il tasso di disoccupazione in provincia di Salerno è aumentato di 5,9 punti percentuali, arrivando a toccare il 17,2% (rispetto ad una media nazionale del 12,7%), senza contare la drammatica “variante” della disoccupazione giovanile che nel 2011 ha toccato il 45,8% rispetto al 34,7% che si è registrato nell’intero Paese. Se si mettono in fila le statistiche sub-provinciali, l’area più colpita dalla recessione è stata quella del Cilento/Vallo di Diano (+7,1 punti percentuali) che è passata dal 9 al 16,1%; subito dopo si posiziona il comprensorio Alburni-Tanagro-Alto e Medio Sele (+6,9) con una crescita dall’8,8 al 15,7%. Incrementi della disoccupazione superiori a 5 punti percentuali, poi, per l’Agro Nocerino Sarnese (+5,6, dal 12 al 17,6%) e per l’area della città capoluogo Salerno e Piana del Sele (+5,5, dal 12,4 al 17,9%), mentre la Costa d’Amalfi si conferma “isola” relativamente felice con il suo +2,9 (dall’8,7 all’11,6%).
Le fonti dell’analisi.
I dati qui elaborati provengono dalle statistiche sui Sistemi Locali del Lavoro (SLL), aggregazioni di comuni elaborate dall’Istat al fine di individuare territori omogenei in cui la popolazione locale tende a esercitare la maggior parte delle proprie relazioni sociali ed economiche. Nella provincia di Salerno sono stati identificati 20 SLL, i quali inglobano tutti i suoi 158 comuni tranne Scafati (appartenente al SLL di Torre del Greco) e in cui ricadono anche Agerola (Na), Calabritto (Av) e Senerchia (Av) (nel 2007 era ricompreso anche il comune napoletano di Striano, nel 2014 quello avellinese di Caposele).
Lo scenario.
La logica dei numeri rimarca la presenza nella nostra provincia di un’area come la Costiera Amalfitana che mostra una serie di indicatori – a cominciare dal reddito pro capite per arrivare, appunto, al tasso di incremento delle persone in cerca di occupazione – in grado di confermare standard superiori al resto del Salernitano. Standard basati su un format di offerta turistica ampiamente consolidato nel corso del tempo che ha consentito di attutire i colpi della crisi in maniera soddisfacente. Al punto che il dato complessivo delle persone in cerca di un’occupazione – anche rispetto alla popolazione residente – è cresciuto in maniera molto contenuta. Insomma, il turismo ed i servizi della Costa d’Amalfi continuano a funzionare sia sul mercato interno che su quello internazionale. Il dato che riguarda Salerno e la Piana del Sele lascia emergere, invece, l’onda lunga del processo di desertificazione industriale iniziato ben prima del ciclo recessivo acuto: la perdita di industrie in senso stretto si riflette in un aumento di circa 14.000 disoccupati in sette anni. Stesso discorso per l’Agro Nocerino Sarnese, alle prese anch’esso con un manifatturiero complessivamente in regressione. Colpisce il dato del Cilento e Vallo di Diano, che evidentemente non ha saputo ancora sfruttare al meglio le opportunità derivanti dal potenziale di un’offerta turistica di assoluta qualità, mentre la crisi delle aree interne (Calore, Alburni, Tanagro e Alto-Medio Sele) disegna ancora una volta una dinamica rinveniente da un modello economico e produttivo storicamente foriero di tassi di crescita negativi, peraltro legati a fenomeni strutturali di emigrazione della popolazione, soprattutto quella in età giovanile (non a caso, è l’unica area in cui la popolazione in età di lavoro si è ridotta).
La disoccupazione giovanile.
“Geografia” in parte diversa – in relazione alle sub-aree provinciali – se si prendono in considerazione i tassi inerenti alla disoccupazione giovanile (fonte: Censimento Istat della Popolazione, 2011). La media generale del Salernitano è pari al 45,8%: undici punti in più rispetto al dato nazionale (34,7%). A preoccupare – al di là della storicizzazione del dato – è la “forbice” davvero molto ampia. Un vero e proprio abisso difficile da colmare nel breve e medio periodo. Il dettaglio delle singole “ripartizioni” territoriali evidenzia che per i giovani trovare un posto di lavoro è particolarmente difficile nell’Agro Nocerino Sarnese (50,8% il tasso dei disoccupati); seguono Salerno e la Piana del Sele (47,4%); il Cilento ed il Vallo di Diano (40,1%); il Calore-Alburni-Tanagro-Alto e Medio Sele (38,4%) e la Costiera Amalfitana (25,1%).
Le dinamiche delle forze di lavoro.
Per interpretare meglio le dinamiche dei flussi in entrata ed in uscita del mercato del lavoro, occorre tenere conto che durante il periodo considerato (2007/2014) nei comuni della provincia di Salerno si è configurata una crescita dei disoccupati di circa 26.500 unità, derivante da una riduzione degli occupati di poco più di 5.900 unità e da un aumento delle forze di lavoro (cioè delle persone che si affacciano sul mercato del lavoro) di 20.600 unità circa. Considerato che la popolazione in età da lavoro nelle medesime aree è cresciuta di meno di 20.000 unità, è evidente come l’incremento del numero di persone che desiderano lavorare (ovvero le forze di lavoro) sia dovuto anche alla decisione di cominciare a cercare un’occupazione da parte di quanti in precedenza erano, anche per propria scelta, fuori dalle forze di lavoro. Ciò è confermato dall’aumento del tasso di attività provinciale, tra l’altro sensibilmente maggiore di quello registrato a livello nazionale nello stesso intervallo di tempo. Com’è noto, il tasso di attività è il rapporto tra le forze di lavoro (cioè, la somma degli occupati e di coloro che cercano attivamente un lavoro) e la popolazione residente di almeno 15 anni di età. Esso fornisce, quindi, una misura della partecipazione delle persone al mercato del lavoro, e in definitiva delinea la componente complessiva dell’offerta. Pertanto, l’effetto della crisi è stato quello di spingere un maggior numero di persone a cercare occupazione in virtù di una condizione familiare complessiva non più sostenibile dal punto di vista delle entrate reddituali. All’interno di uno stesso nucleo – è ipotizzabile – non si è più potuto contare sulle entrate precedenti al periodo di crisi, probabilmente a causa della perdita del posto di lavoro del capo-famiglia monoreddito (per esempio), favorendo in questo modo la determinazione di offrire la propria disponibilità a lavorare da parte di un altro componente fino a quel momento non interessato ad entrare nel circuito occupazionale.
I valori assoluti.
A livello sub-provinciale, tra il 2007 e il 2014 i disoccupati sono cresciuti in tutte le aree, mentre gli occupati si sono ridotti, ad esclusione della zona Salerno/Piana del Sele e della Costiera Amalfitana (dove tuttavia gli incrementi sono piuttosto modesti). Nell’intera provincia di Salerno le persone in cerca di occupazione sono aumentate di 26.532 unità, passando da 44.491 a 71.023. Dal punto di vista dei sub-comprensori territoriali il colpo più duro (in termini assoluti, ma non solo) è stato assestato dalla crisi all’aerea del capoluogo e della Piana del Sele: +13.999 persone in cerca di occupazione (per un totale al 2014 di 37.893). Seguono per dinamiche incrementali il Cilento e Vallo di Diano (+5.615, totale: 12.286), l’Agro Nocerino Sarnese (+4.598, totale: 15.066), Calore-Alburni-Tanagro-Alto e Medio Sele (+1.834, totale: 4.076), e la Costa d’Amalfi (+486, totale: 1.702).

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In forte crescita la disoccupazione in prov Salerno
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