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C’è sempre qualcosa da costruire, per la città o altre città in “rete di empatia”?
La connettività ci salverà (se alziamo la testa)
Torna la figura di Enea che porta per mano i giovani e supporta il peso degli anziani e dei loro saperi, anche se continua a farci pensare che Ettore non voleva la guerra, ma è stato sconfitto.

di Pasquale Persico

“La vita ora è metà orrore e per il resto pagliacciata/ ma c’è un filo che resiste/ c’è una gioia che segue il ciclo intero della disperazione/ c’è un senso di salvezza/ che ti aspetta nei dolori più grandi, più impietosi …/ La vita … impaurita è sempre un angolo infimo dentro ogni vita/ il resto sono occasioni enormi che non vediamo./ La morte non serve per morire, ma per insegnarci a stare in mezzo alle cose”.

Questo frammento di poesia di Franco Arminio – tratto dal suo libro “La cura dello sguardo” – e il tema della nuova esplosione della “Street Art” nel mondo globalizzato, possono aiutarci a stare in mezzo alle cose che ci stanno capitando con uno  sguardo sul futuro. Il tentativo degli artisti di strada e lo sguardo del poeta “paesologo”,  annunciano al mondo la speranza di poter contare nuovamente sulle periferie, forse, capaci, queste,  di riempire, con nuove idee,  i vuoti emersi  nelle città svuotate culturalmente dalla pandemia. Achille Bonito Oliva annuncia che i “graffiti” sono in lotta, sui muri, per riscattare la solitudine delle città che hanno ancora nostalgia del vecchio modello di consumo dei luoghi (vedi gli assembramenti). Vi è, in effetti, l’emersione della speranza di potersi appropriare di un nuovo spazio urbano, rinnovando i dispositivi di riferimento tradizionali o, addirittura, rivoluzionandoli.

I fenomeni di autogestione si moltiplicheranno fino a generare nuove comunità di destino in grado di partecipare alla possibile metamorfosi della governance globale?

Per rispondere a questa domanda e dare speranza al poeta ed al lavoro degli artisti è possibile scavare nel non visto di quello che sta accadendo. A partire dal giorno di Santa Lucia,  la metafora della luce potrebbe fare accumulare visioni non ancora emerse dal buio della comunicazione mediatica dominante. L’accordo sul Recovery Fund, il rilancio dell’Accordo sul clima, il nuovo modo in cui si scrutano, tra loro,  i continenti, tutti alle prese con la difesa della propria sopravvivenza post pandemia, possono essere spiegati guardando ad alcuni elementi strutturanti le  nuove connessioni culturali e politiche. Non è azzardato andare, con il pensiero e con le azioni, oltre l’ignoranza percepita come politica del nulla, che ci avvolge  e che  ci fa sentire esposti ad un futuro troppo  incerto.

Abbiamo scoperto che è difficile programmare il futuro, ma solo nel senso che non possiamo imporre modelli nuovi di comportamento; ciò però, non implica che non siamo più responsabili di quello che decidiamo di fare. Proprio le immagini dei “graffiti” sollecitano un comportamento meno subordinato e più desideroso di incontrare gli altri, magari alzando lo sguardo oltre i nostro confine di percezione.

Abbiamo appreso che la morte di un individuo, se il suo vissuto è troppo individuale, è una accidente tragico, ma l’individuo muore davvero; mentre, se l’individuo è connesso (scienziati e eroi dello sport ad esempio),  la sua continuità morale, cioè rivolta all’altro sociale, persiste nelle comunità larga, il suo “vivere oltre” è garantito .

Torna la figura di Enea, che porta per mano i giovani e supporta il peso degli anziani e dei loro saperi, anche se lui continua a farci pensare che Ettore non voleva la guerra, ma è stato sconfitto.

Allora, c’è sempre qualcosa da costruire, per la città o altre città in rete di empatia? Nell’universo l’uomo cerca le ragioni della ripartenza, anche se non è uno scienziato. Ma anche per un singolo pianeta è possibile farsi la domanda sulla sua fine o rinascita.  Come alimentare questa speranza di partecipazione che ci arriva dall’arte?

Le informazioni che ci travolgono possono ancora spiegare dove andremo? Forse  un’idea di rete di senso, a partire dai messaggi esplosi sui graffiti, ci fa individuare la probabilità non nulla che una società globale possa emergere ed essere basata su una moltitudine di idee da condividere; un nuovo sentire attraversa in profondità tutte le civiltà in cammino?

La vaccinazione di massa dell’intero pianeta può alimentare la speranza che  dopo, la storia non si ripeterà con gli stessi  modelli di ieri ; non possiamo, allora,  aspettare gli eventi, dobbiamo elaborare un nuovo paradigma di pensiero strategico globale .

Papa Francesco lo ha fatto, ma tocca a noi tutti allargare lo spettro dei pensieri e dei comportamenti, la nuova visione dovrà essere, con voci al plurale, capace di dare forza al megafono dei temi, anche contrapposti, degli artisti di strada.

Ecco il nuovo significato di Natale: inizio di una minore rivalità tra le grandi potenze globali; il regionalismo largo basato sulle identità del passato, tra paura ed orgoglio,  deve essere attutito per evitare tensioni regressive; l’avanzata della globalizzazione deve ispirarsi al gioco del tiro (dialogo) alla fune per evitare guerre inutili e dannose.

Siamo in una fase in cui la produzione di energia rinnovabile non più concentrata in luoghi specifici e la vastità dei territori in campo potrebbero favorire una rinascita industriale a largo spettro con rilancio delle connettività impensabile e non ostile.

In definitiva, guardare con lo sguardo lungo ai “graffiti” delle periferie e moltiplicando la ricerca su dei  urbani e non urbani , ci consente di alimentare una mobilitazione delle idee, dove lo sguardo dell’arte diventa scuola di filosofia ed apprendimento per le comunità che vogliono disegnare nuovi sentieri di partecipazione e vincere la sfiducia persistente.

La mancanza della infrastruttura fiducia ci porta ad essere prigionieri delle non idee; la comunicazione delle apparenze  ci porta a vedere scorciatoie inesistenti, con la fretta di vivere il nulla, e ci allontanano dal messaggio di Einstein che ci ha più volte ribadito che non possiamo risolvere i problemi connessi alla nostra incertezza di futuro con le stesse idee che hanno generato i problemi che ci circondano.

Alziamo lo sguardo, raccogliamo la ribellione necessaria, creiamo ponti di nuova comunicazione e nuovo comportamento, facciamo emergere una nuova politica delle idee e scopriamo il significato di resiliente connesso all’essere ed all’essere parte di una comunità aperta, in cammino.

 

 

 

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Pasquale Persico
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