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Il processo di istituzionalizzazione degli studi non fu geograficamente omogeneo.
La chirurgia e la Scuola medica di Salerno
Nell’alto medioevo le attività operatorie di basso rango, come la medicazione di ferite, l’incisione di ascessi, la riduzione di fratture e lussazioni, le estrazioni dentarie, erano svolte da mestieranti che le eseguivano senza accorgimenti protettivi e con tecniche grossolane.

di Giuseppe Ferrantino

Tra i tanti primati della Scuola Medica Salernitana vi è anche quello della rinascita della chirurgia, grazie ai testi di Ruggero di Frugardo e Rolando da Parma.

Prima di loro Aulo Cornelio Celso (I sec. d.C.) scrisse il De medicina, un trattato in otto libri di cui il VII e l’VIII li dedicò alla chirurgia. Celso essendo uno scrittore e non un medico si limitò a tradurre l’opera di un autore greco, probabilmente di Tito Aufidio Siculo. (1) Nell’Europa latina, dopo Celso non si conoscono altri testi di chirurgia di una certa importanza. (2)

Infatti, Beccaria (1956) prendendo in esame 158 codici, contenenti testi di medicina appartenenti ai secoli IX, X e XI, che definisce periodo presalernitano, rilevò che in essi i testi di chirurgia erano pochi e costituiti da istruzioni sul salasso, per effettuare il cauterio e da una lista di strumenti. (3)

Nell’alto medioevo le attività operatorie di basso rango, come la medicazione di ferite, l’incisione di ascessi, la riduzione di fratture e lussazioni, le estrazioni dentarie, erano svolte da mestieranti che le eseguivano senza accorgimenti protettivi e con tecniche grossolane. (4)

La prima notizia dell’attività svolta da chirurghi salernitani ci viene data da Niccolò Salernitano che parlando dell’empiastro (5) ossicroceo (6) dice che gli antiqui chirurgici Salernitani lo adoperavano in particolar modo nelle fratture, nelle cicatrici e nei tumori. De Renzi evidenzia che quelli che venivano definiti come antiqui chirurgici poco dopo il 1100 dovevano aver esercitato almeno nei primi anni dell’XI secolo. (7)

Nell’XI secolo appaiono le prime tracce di letteratura medica che possono essere messe in connessione con Salerno. In alcune opere di questo periodo vengono citati rimedi di natura chirurgica, come in un Passionarius, di cui Pier Damiani indica come autore Garioponto (o Guarimpoto), in cui appare una parola nuova per l’epoca come cauterizzare. (8, 9, 10) All’XI secolo risale anche un trattato anonimo conosciuto come la Practica Petroncelli (11) in cui si parla di suture e di legature di vasi sanguigni in caso di forti emorragie. (12)

Per lo sviluppo della chirurgia fu determinante la traduzione attribuita a Costantino Africano (XI sec.) dall’arabo in latino del Pantegni, (Παντέχνη: tutta l’arte medica) parte teorica del Kitāb al-malakī, scritto nel X secolo dal medico persiano ‘Alī ibn al-‘Abbās al-Mağūsī, che influenzerà anche gli autori della cosiddetta Chirurgia di Bamberga, una compilazione di scritti di chirurgia redatta verso il XII secolo a Salerno 13, 14) contenuta in un manoscritto conservato presso la Biblioteca Statale di Bamberg (ms. Med. 7). (15)

Procedimenti chirurgici, come ad esempio l’estirpazione dei polipi uterini, vengono trattati anche nel De mulierum passionibus ante in et post partum (Dei travagli delle donne prima, durante e dopo il parto), opera derivata da testi di origine salernitana risalenti al XII secolo. (16, 17)

È nel XII secolo che la chirurgia assurse a scienza, (18) grazie ai presupposti dottrinari forniti da Ruggero di Frugardo con la sua Practica chirurgiae. (19) Questo testo segna il passaggio da una da una chirurgia rozza ed empirica ad una chirurgia scientifica. (20) Nello stesso secolo Bartolomeo da Salerno, insieme ad Ursone, teorizzò la distinzione tra il practicus (il chirurgo) ed il medicus. (21)

È del XIII secolo il testo di Rolando da Parma Chirurgia che ricalca quello di Ruggero ed è al principio del XIV secolo che cominciò ad essere citata un’opera intitolata Glossae Quatuor Magistrorum, contenente i commenti a quanto scritto da Ruggero. (22)

Ruggero di Parma, conosciuto anche come Ruggero di Salerno, Ruggero Fulgardo, Ruggero Fugardo, Ruggero Frugardo, visse nel XII secolo e fu l’autore del primo trattato chirurgico apparso nel medioevo in Europa noto anche con i titoli di Practica chirurgiae (o Chirurgia), Post mundi fabricam, che sono le prime parole del testo, e Rogerina. Pazzini (1966) ritiene che Giovanni, il padre di Ruggero, era originario di Frugård in Finlandia e nel 1154 giunse in Italia al seguito di Barbarossa per poi stabilirsi a Parma. Purtroppo, i manoscritti giunti fino a noi non permettono di stabilire con certezza le origini e se l’ambiente culturale a cui appartenne Ruggero fu Salerno, Parma oppure Bologna. Zamuner (2017) ritiene che l’appellativo di “salernitano”, che si ritrova in due codici latini quelli di Firenze e di Oxford e in due manoscritti in volgare quelli di Londra e di Bologna, sia dovuto più all’appropriazione da parte della scuola medica salernitana del trattato chirurgico di Ruggero che all’appartenenza dell’autore alla Scuola. La Practica chirurgiae fu compilata intorno al 1170 da Guido d’Arezzo il Giovane, un allievo di Ruggero, e da altri due collaboratori anonimi. Il testo si articola in quattro libri, ordinati a capite ad calcem, cioè procedendo dalla testa ai piedi. L’autore dà poco spazio alla teoria e alla diagnostica, invece, tratta in modo approfondito la terapeutica e le tecniche operatorie. In esso sono assenti le auctoritates greche, come Galeno, ed arabe, come Avicenna e Albucasis, (23) con un’eccezione, una citazione riferita ad Ippocrate. (24) Lauriello (2005) ritiene che Ruggero abbia attinto ampiamente dal dottrinario chirurgico di Paolo d’Egina, medico e chirurgo bizantino, vissuto nel VII secolo, (25) che a sua volta era stato soprattutto un compilatore delle opere degli autori antichi. (26) I suoi scritti erano noti a Salerno fin dal X secolo grazie alle traduzioni dal greco in latino dei monaci di Montecassino. (27) Il testo di Ruggero è basato sull’esperienza personale ed è caratterizzato da uno stile conciso molto apprezzato, (28) tanto che sarà adottato nei successivi trattati di chirurgia. La Rogerina testimonia tutte le conoscenze chirurgiche dei secoli XI e XII, (29) è sostanzialmente un manuale di traumatologia, illustra le situazioni cliniche più frequenti, le inquadra semeiologicamente e fa seguire una rassegna di trattamenti, proponendo l’intervento chirurgico solo come estrema ratio. (30) Siamo di fronte ad una chirurgia parietale, esterna. (31) Guy De Chauliac, chirurgo francese, (fine del XIII sec. – 1368) (32) nella sua Chirurgia magna del 1363 definisce Ruggero autorevole esponente della prima Scuola chirurgica del medioevo occidentale. (33)

La Chirurgia di Ruggero ebbe grande fortuna, infatti, è stata trasmessa in lingua latina da trenta codici, ventinove descritti da Valls (1996), più il ms. 215 conservato presso la Biblioteca Classense di Ravenna. (34) Il maggior numero dei codici in lingua latina è conservato presso biblioteche francesi. (35, 36)

Questo testo si diffuse rapidamente dal Sud dell’Italia all’Inghilterra. Infatti, compilato intorno al 1170, con il titolo di Cyrurgia magistri Rogeri compare in un catalogo dell’Abbazia di San Giacomo a Welbeck nel Nottinghamshire del 1190 e un’altra copia con il titolo Liber cirurgiae magistri Rogeri Salernitani, della fine dello stesso secolo, è conservata nella Cattedrale di Durham. (37) Green (2009) riferisce di almeno diciannove differenti traduzioni del XII secolo della Chirurgia di Ruggero in sette lingue differenti; sei traduzioni sono in ebraico. La stessa autrice spiega tali duplicazioni con il fatto che spesso le traduzioni venivano effettuate solo per uso personale, o per un unico destinatario, e quindi i testi non circolavano molto oltre l’area in cui erano stati prodotti. (38)

L’opera di Ruggero oltre che in Inghilterra si diffuse nel resto d’Europa, per gli argomenti trattati, per la loro concisa esposizione, per i continui riferimenti all’esperienza diretta. L’eccezionale circolazione è testimoniata dalle diverse traduzioni in volgare, di cui Zamuner (2012) ricorda: una catalana, oggi perduta, i cinque volgarizzamenti francesi, la versione anglonormanna, le due versioni occitaniche ed i tre volgarizzamenti italiani, questi ultimi realizzati tra la fine del XIII e la seconda metà del XIV secolo, indirizzati probabilmente a “medici pratici o anche [a] ‘non addetti ai lavori’”. (39) Inoltre, cita una versione in ebraico, datata tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo, conservata a Parigi presso la Biblioteca Nazionale di Francia (Ebraico 1165). (40) Zuccolin (2010) riferisce anche di traduzioni in olandese e in tedesco. (41)

Fu tra le opere fondamentali della tradizione chirurgica italiana consultata almeno fino al XVI secolo, infatti, è stata stampata a Venezia per la prima volta nel 1498, (42) e verrà stampata anche nel 1499, 1541 e 1546, fino ad arrivare alle edizioni curate da De Renzi nel 1854 e da Sudhoff nel 1918. (43)

Altro autore è Rolando che nacque a Parma, verso la fine XII secolo, (44) dove studiò medicina e chirurgia sotto la guida di Ruggero Frugardo. Il cognome Capelluti (o Capezzuti) potrebbe essere falso, dal momento che Rolando nei codici più antichi viene denominato solo “Rolandus parmensis”, o semplicemente “Rolandus” ed il cognome Capelluti compare per la prima volta in un codice del XV secolo. (45) Si trasferì a Bologna, in data non precisabile, comunque vi era nel 1250, in quanto dichiarato da lui, e nel 1279 è nominato un Rolando tra i maestri dello Studio medico bolognese, ma secondo Zamuner probabilmente non si tratta della stessa persona. Rolando commentò e rielaborò la Chirurgia di Ruggero, integrando il testo originario con la spiegazione di nuovi termini, con ricette e nuove tecniche di intervento, comunemente questa sua opera è detta Rolandina (46) il cui codice più antico risale al XII-XIII secolo, è il Pal. Lat. 1318 conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. (47) Di Trocchio (1975) ritiene che, per quanto l’opera di Rolando non appare originale in quanto egli ha commentato ed ampliato il testo di Ruggero, sono da attribuirgli la maggior parte della chirurgia cranica, l’indagine sulle affezioni del sistema nervoso ed alcune tecniche chirurgiche quale l’adozione della posizione rovesciata nell’operazione dell’ernia, che fu in seguito attribuita al tedesco Trendelemburg. (48) Lauriello (2017) successivamente ha evidenziato come sia stato lo stesso Rolando ad ammettere di aver ricalcato alla lettera, nella stesura del suo lavoro, gli insegnamenti di Ruggero: “… in omnibus sensum et literaturam Rugerii sum secutus”. (49)

La Rolandina redatta intorno al 1250 non ebbe la stessa diffusione dell’opera del maestro, infatti, ad oggi sono quattordici i manoscritti conosciuti contenenti o la versione latina o i volgarizzamenti, “ma potrebbero ancora emergere nuovi testimoni”. (50)

“La Rogerina e la Rolandina saranno gli unici testi di chirurgia studiati nel XIII secolo.” (51)

Alcuni manoscritti, quali lo Sloane ms. 1977 conservato alla British Library di Londra contenente la Chirurgia di Ruggero ed il ms. 1382 conservato presso la Biblioteca Casanatense di Roma contenente la Chirurgia di Rolando, sono corredati da miniature molto belle che raffigurano gli interventi descritti dai due autori. (52)

Nel XIV secolo, quindi circa due secoli dopo che era stata redatta la Rogerina cominciò ad essere citata un’opera con il titolo Glossae quatuor magistrorum (Le glosse dei quattro maestri), che De Renzi ritiene scritta intorno al 1270 da autori salernitani, costituita dai commenti al testo di Ruggero, in cui vi sono molte parole prese dal dialetto salernitano. Daremberg nel 1848 scoprì un manoscritto che la conteneva, presso la Biblioteca Mazarina di Parigi. De Renzi riferisce di conoscere cinque manoscritti dell’opera. (53) Guy de Chauliac, autore dell’opera Chirurgia generalmente nota col nome di La grande chirurgia, (54) cita ventisette volte i Quattro Maestri. (55)

La storia della chirurgia in Occidente fu influenzata da tre provvedimenti adottati nel XIII secolo: nel Concilio Lateranense del 1215 venne proibito ai chierici (diaconi, presbiteri, vescovi) (56)di praticare la chirurgia (57) e alle Constitutiones Regni Siciliae, promulgate da Federico II di Svevia nell’agosto del 1231, (58) raccolte nel Liber Constitutionum Regni Siciliae o Liber Augustalis, (59) fu inclusa nel libro III al numero 46 (60, 61) la costituzione, (62) redatta intorno al 1241, che stabilì: “nessuno possa studiare la scienza medica se prima non avrà studiato la logica almeno per un triennio. Dopo il triennio, se vorrà, potrà procedere nello studio della medicina, nella quale dovrà studiare per un quinquennio. Durante il periodo predetto apprenda anche la chirurgia, che è parte della medicina.” (63, 64) inoltre al tredicesimo capoverso sancì: “nessun chirurgo sia ammesso alla pratica se non presenta lettere di maestri che tengono lezione alla facoltà di medicina, attestanti che egli, almeno per un anno, ha studiato quel ramo della medicina che conferisce la preparazione chirurgica e soprattutto che ha imparato nella scuola l’anatomia dei corpi umani e sia perfettamente istruito in tale branca della medicina, senza la cui conoscenza non possono essere eseguite incisioni benefiche né essere curate una volta praticate” (65) e la costituzione indicata con il numero 47 previde che “nessuno nel Regno può insegnare medicina o chirurgia se non presso la scuola di Salerno”. (66)

Ma già dal XII secolo i maestri salernitani, rifacendosi agli insegnamenti di Galeno e della Scuola alessandrina, sostengono che per un medico è necessaria la conoscenza dell’anatomia (67) e di origine salernitana sono due brevi testi di anatomia, il primo l’Anatomia porci (Anatomia del maiale) è stato attribuito a Cofone (68) ed è della prima metà del XII secolo, (69) la seconda opera la Demonstratio anatomica e codice salernitano descripta (Esercitazione anatomica descritta in un codice salernitano) è stata attribuita a Maestro Mauro ed è una relazione redatta nella seconda metà del XII secolo.

L’Anatomia porci illustra a grandi linee gli organi che si incontrano dissecando il corpo del maiale ad iniziare dalla gola. Il manoscritto più antico finora conosciuto di questo trattato è della seconda metà del XII secolo, il Monacensis lat. 4622, che è conservato presso la Biblioteca Statale della Baviera, è molto vicino all’epoca della prima stesura, e fa assegnare inequivocabilmente il testo a Cofone. (70)

Questo trattato nelle edizioni a stampa del 1502, 1515, 1528 e 1562, delle raccolte di opere di Galeno, compare con il titolo De anatomia parva, (71) mentre verrà pubblicato con il titolo Anatomia porci, ex traditione Cophonis da Dryander nel 1537 (72, 73) e come Cophonis Anatomia porci da De Renzi nel 1853. (74)

L’altro testo anatomico di scuola salernitana è la Demonstratio anatomica ed anche in questo caso la dissezione è riferita al maiale. Gli autori citati in quest’opera sono Ippocrate, Costantino, Isacco Giudeo e Filarete. Nella Demonstratio anatomica vengono corrette alcune imprecisioni ed errate interpretazioni. (75)

Henschel nel 1837 nella biblioteca universitaria di Breslavia nella Slesia orientale, oggi Wroclaw in Polonia, scopre un manoscritto della fine del XII secolo che contiene 35 trattati medici di scuola salernitana, (76) tra questi vi è la Demonstratio anatomica che De Renzi pubblicherà nel secondo volume della Collectio Salernitana nel 1853. (77)

Le cognizioni anatomiche che avevano i medici del XII secolo oggi appaiono approssimative, imprecise e lacunose sia dal punto di vista descrittivo che topografico, ma gli studi di anatomia nel medioevo erano sempre effettuati su animali e non sull’uomo. (78) Cofone nella sua Anatomia porci scrisse: “le parti interne dell’organismo umano sono più simili a quelle del porco” e per questo studiò l’anatomia di questo animale, ma soltanto nel XIV secolo a Bologna s’incominciarono a praticare ufficialmente dissezioni di cadaveri per studiarne l’anatomia. (79) Comunque è merito dell’ambiente culturale salernitano il ritorno degli studi anatomici nel mondo occidentale attestato nel XII secolo. (80)

Per secoli gli ostacoli allo sviluppo della chirurgia sono stati il dolore chirurgico, le infezioni e le emorragie.

Relativamente alla sedazione del dolore la preparazione della spongia soporifera è descritta per la prima volta nell’Ypnoticum Adiutorium, (81) una ricetta contenuta nel codice 69 di Montecassino (82) della fine IX secolo (83) e della spongia soporifera ne tratta anche l’Antidotario di Bamberga, (84) contenuto nel manoscritto Med. 2, della prima metà del X secolo. (85)

Essa è una spugna imbevuta del succo di una miscela di quattro ingredienti: mandragora, oppio, morella e giusquiamo, che viene lasciata ad essiccare. Al momento dell’uso questa viene immersa in acqua calda ed accostata alle narici del paziente affinché inalandone i vapori, possa cadere in un sonno profondo. Per ottenere il risveglio è suggerita l’inalazione di aceto caldo. (86)

Nell’Antidotarium di Niccolò Salernitano del XII secolo ne ritroveremo la trattazione. (87, 88) Essa è una formulazione che ricalca la precedente ma vengono aggiunti nuovi ingredienti.

Nei testi salernitani del XI-XII secolo si rinvengono varie composizioni soporifere. Come quella di Cofone dell’XI secolo, quindi antecedente a Niccolò, che lasciò pressoché invariata la composizione ma ne modificò la modalità di somministrazione che sarà per via rettale mediante un clistere, oppure la formula di Matteo Plateario vissuto nel XII secolo. Alla metà dello stesso secolo Maestro Salerno preferì miscelare papavero, giusquiamo e mandragora e porli come cataplasma sulla zona da incidere o comunque da operare, quindi preferisce un trattamento locale e lo scrive nel capitolo 105 della sua raccolta di ricette dal titolo Compendium Salerni. (89)

Studi recenti hanno testato l’efficacia della spongia e si è verificato che essa determina un leggero stato di analgesia ma secondo i criteri contemporanei essa è insufficiente per l’abolizione delle percezioni dolorifiche. (90)

Ancora Maestro Salerno nel suo trattato Catholica nel capitolo De cephalea accenna all’uso dell’olio bollito col loglio per l’anestesia chirurgica. (91)

Anche se i chirurghi della Scuola salernitana avevano a disposizione preparati con proprietà soporifere ed anestetiche, è probabile che tali rimedi non venivano impiegati in procedure chirurgiche, ma solo per trattamenti di patologie meno gravi, infatti, nei testi di chirurgia dei maestri salernitani non si fa riferimento alle pratiche anestetiche. Probabilmente i chirurghi salernitani, adottarono i metodi descritti dagli autori classici, cioè rapidità ed abilità nell’esecuzione delle manovre chirurgiche. (92)

Relativamente all’infezione che poteva sopravvenire a seguito di un intervento chirurgico, è da ricordare che all’epoca di Ruggero l’antisepsi era del tutto sconosciuta, ma si usava lavare la ferita con un batuffolo di stoppa e trattarla con vino caldo ad alta gradazione. (93)

In particolare, Ruggero nel Libro III al capitolo VI tratta della “Detersione di una ferita infetta” in cui espone alcune preparazioni medicinali per detergere ferite infette e favorire la rimarginazione. (94)

Per ottenere l’emostasi si usava la cauterizzazione, ottenuta portando un ferro o un’asta metallica a temperature elevate dal rosso scuro al rosso bianco riscaldando lo strumento su fiamma viva. Al calore rosso scuro si ha un potente effetto emostatico. (95)

In quanto allo strumentario chirurgico, esso era ricco e vario ma grossolano nella fattura, era costituito da coltelli, spatole, rasoi, sonde, aghi, pinze e tenaglie, uncini, cauteri, scalpelli, martelli, strumenti per estrarre le frecce, trapani, seghe ed altri ancora. (96)

Nel Medioevo il processo di istituzionalizzazione degli studi di chirurgia avverrà successivamente rispetto a quelli di medicina e non sarà geograficamente omogeneo. Infatti, mentre a Salerno l’iter di studi per chi avesse voluto dedicarsi alla chirurgia era regolamentato da un decreto fin dal 1241, per trovare curricula negli altri Studi della penisola che prevedevano una preparazione anche chirurgica, bisogna aspettare i secoli successivi e far riferimento agli Statuti bolognesi del 1378, 1395 e 1405. Vi sono evidenze più scarse ma sufficienti per affermare che a fine Trecento anche le Facoltà mediche di Padova, Pavia Ferrara, Torino, Firenze, Pisa e Piacenza fornivano un’istruzione chirurgica agli studenti. Ma di regola quando si parla di chirurghi nel Medioevo ci si riferisce ad un gruppo eterogeneo di mestieranti “forte di un apprendistato pratico di tipo quasi esclusivamente famigliare e da bottega” e spesso chirurghi di successo non erano forniti di nessun riconoscimento accademico. (97) La chirurgia raggiunse la dignità accademica in gran parte d’Europa e degli Stati Uniti solo a metà Ottocento. (98) Per lo sviluppo della chirurgia furono determinanti l’invenzione della stampa e la diffusione delle armi da fuoco, grazie alla prima fu più facile la divulgazione delle tecniche chirurgiche, con la seconda i chirurghi furono messi di fronte a situazioni che necessitavano di nuove tecniche, (99) ma la pratica chirurgica fu per secoli ostacolata dal dolore chirurgico, dalle infezioni e dalle emorragie. (100)

Il primo documento relativo all’esercizio della Chirurgia riconducibile allo Studium di Salerno riguarda una donna. Infatti, il 10 settembre 1321 Carlo duca di Calabria (101) accorda la licenza (102) per esercitare l’arte della Chirurgia a Francesca moglie di Matteo de Romana di Salerno, dopo aver ricevuto un attestato dallo Studium di Salerno sulla sua idoneità e dottrina nell’arte della Chirurgia e dopo che lei avesse sostenuto un esame con i medici ed i chirurghi del Re. (103)

Invece è del 7 aprile 1473 la minuta (104) del diploma con cui Jacchetta de Granita di Salerno, priore, e i componenti del Collegio dei dottori e dello Studium di Salerno, conferiscono la laurea di Chirurgia a Raynaldus Farina. Tale minuta costituisce la più antica testimonianza che ci sia pervenuta della facoltà del Collegio di rilasciare certificazioni di laurea (105) ed è del 13 dicembre 1477 la minuta della licenza in Chirurgia rilasciata a Mosè Ebreo (106) sotto forma di lettera patente (107) e solo il 26 gennaio 1477 Ferdinando I d’Aragona darà disposizioni relativamente al rilascio dei diplomi per “praticare in phisica o in cirurgia”. (108)

Le lauree più frequentemente conferite dall’Almo Collegio Salernitano sono quelle in Filosofia e Medicina ed in Arti e Medicina, denominazioni differenti che indicano la stessa laurea, meno frequenti sono le lauree solo in Medicina o solo in Filosofia, vi sono poche lauree in Chirurgia. (109) Infatti, tra i 71 Diplomi di Laurea, esaminati dal Sinno, rilasciati dall’Almo Collegio Medico Salernitano tra il 1504 ed il 1810 vi sono solo 3 lauree in Chirurgia, conferite rispettivamente nel 1566, nel 1569 e nel 1791, ma il numero delle lauree realmente conferite a Salerno tra il 1473 ed il 1812 è sicuramente maggiore. (110) Inoltre, Sinno cita due documenti, rispettivamente del 1588 e del 1589, indirizzati entrambi al Priore Gian Nicola de Ruggiero, il primo si riferisce a due aspiranti al dottorato in Chirurgia (111) ed il secondo alla licenza in Chirurgia rilasciata nel 1622 a Bern. Pici Montis Carboni. (112)

È del 1° settembre 1652 l’elenco dei dottorati extra Regno sottoscritto dal notaio Tiberio Attolino. Egli attesta la data ed il grado dei 45 dottorati extra Regno dal 1635 al 1641. Gli allievi si sono laureati tutti “in philosophia et medicina” ad eccezione di Pietro Paolo di Vittorio laureatosi in Chirurgia. (113) Anche in questo caso le lauree conferite in Filosofia e Medicina prevalgono nettamente su quelle conferite in Chirurgia.

Altri quattro Diplomi di Laurea in Chirurgia conferiti nel 1604, 1806, 1809 e 1812 sono stati descritti da Volpe e Margarita (2004). (114)

In tutti i diplomi in Medicina conferiti dal 29 maggio 1779 in poi sarà inserito l’espresso divieto dell’esercizio della Chirurgia, in osservanza ai Regali Ordini, e per i trasgressori prevista una pena pecuniaria di ben 500 ducati da versare all’erario reale. (115)

La Practica chirurgiae, di Ruggero di Frugardo, una delle opere più importanti della tradizione medico-chirurgica italiana, nata “dall’esigenza di istituzionalizzare e regolarizzare l’insegnamento della chirurgia” (116) ha contribuito in maniera rilevante al progresso di questa parte della medicina.

A Federico II di Svevia (1194-1250), (117) re di Napoli e re di Sicilia, si deve il merito di essere stato il primo monarca a legiferare sul curricolo da seguire, introducendo lo studio della chirurgia e della anatomia, per chi volesse svolgere l’attività di chirurgo.

Bibliografia e sitografia

1.https://www.treccani.it/enciclopedia/aulo-cornelio-celso_%28Enciclopedia-Italiana%29/

2.D. Lippi, Introduzione a Consilioque manuque la chirurgia nei manoscritti della Biblioteca Medicea Laurenziana, Mandragora, 2011, pp. 24-25.

3.A. Beccaria, I codici di medicina del periodo presalernitano (secoli IX, X e XI), Roma 1956, pp. 17-18 e 30.

4.G. Lauriello, La chirurgia nel mondo antico, Civitas Hippocratica, XXXIX, 5/6, 2018, p. 39.

5.Empiastro: preparazione farmaceutica solida ottenuta con cere, resine, corpi grassi nei quali sono incorporati medicamenti. Fonte: G. Lauriello (a cura di) Giovanni Plateario Practica Brevis un manuale di medicina pratica del XII secolo, Edizioni Penne & Papiri, 2015, p. 379.

6.Empiastro ossicroceo: è composto di pece greca, e navale, di cera gialla, di gomma ammoniaco, e galbano, di trementina, mastice, e zafferano lo si ritiene come lenitivo, e risolvente, adoperato comunemente dai Chirurghi per calmare i dolori eccessivi che accompagnano le lussazioni, e le fratture, lo si pone su un panno sopra la parte lesa. Fonte: https://books.google.it/books?id=VRgN4HFNX7oC&pg=PA89&lpg=PA89&dq=ossicroceo&source=bl&ots=bpioMkE5Q0&sig=ACfU3U2TCMbaLhSTd5roNLZoPpj-Ps5MtA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwi41Yq6l-KCAxXlSvEDHVhVCgk4ChDoAXoECAQQAw#v=onepage&q=ossicroceo&f=false

7.S. De Renzi, Storia documentata della Scuola medica di Salerno, Ripostes 2004, p. 289.

8.P.O. Kristeller, La Scuola di Salerno Il suo sviluppo e il suo contributo alla storia della scienza, Appendice al fascicolo I-IV Rassegna Storica Salernitana, 1955, p. 15.

9.https://scuolamedicasalernitana.cultura.gov.it/index0d11.html?it/98/maestri&pag=7

10.Cauterizzazione: applicazione chirurgica del cauterio per distruggere verruche, condilomi, piccoli tumori superficiali, ecc., oppure per sezionare tessuti non delicati (legamenti) o piccoli organi da asportare (appendice) in modo assolutamente sterile e senza sanguinamento.

https://www.treccani.it/vocabolario/cauterizzazione/

11.E. D’Angelo, Scuola Medica Salernitana, Federiciana (2005) https://www.treccani.it/enciclopedia/scuola-medica-salernitana_%28Federiciana%29/

12.E. Alfinito, La chirurgia, in M. Pasca (a cura di) La Scuola medica salernitana storia, immagini, manoscritti dall’XI al XIII secolo, Electa Napoli, 2005, p. 122.

13.D. Lippi, Introduzione a Consilioque manuque … op. cit., pp. 24-25.

14.https://www.treccani.it/enciclopedia/costantino-africano_%28Dizionario-Biografico%29/

15.https://www.bavarikon.de/object/bav:SBB-MED-00000BAV80012021?lang=de

16.L. Bianchedi, Aspetti culturali e sanitari dell’Ars medica nell’Italia medioevale, in Analecta Romana Instituti Danici XXXVIII, 2013, p. 12.

17.Si tratta non di un unico testo ma di tre testi di origine salernitana risalenti al XII secolo di tre diversi autori, il Liber de sinthomatibus mulierum (Sulle malattie delle donne), il De curis mulierum (Sui trattamenti per le donne), attribuito fin dal manoscritto più antico a una guaritrice di Salerno chiamata Trota (o Trocta), ed il De ornatu mulierum (Sulla cosmetica delle donne), che alla fine dello stesso secolo furono riuniti da un compilatore anonimo in un unico corpus, Questa raccolta fu chiamata la Summa que dicitur “Trotula” (Il compendio chiamato “Trotula”), con il titolo Trotula (letteralmente “piccola Trota” o forse “la Trota ridotta”) elaborato sul nome che veniva associato al testo Sui trattamenti per le donne. Nel 1544 l’umanista George Kraut, prima di darla alle stampe, ritenne necessario riorganizzare la collezione, pertanto, espunse alcuni passi, soppresse vario materiale, risistemò l’ordine dei capitoli. Tale operazione non consentì al lettore rinascimentale di distinguere la presenza di tre opere nel testo a stampa che leggeva. Fonte: M. H. Green, Introduzione a Trotula Medicina e cosmesi delle donne nel medioevo, SISMEL Edizioni del Galluzzo 2014, pp. 8-9.

18.C. Ventra, La Scuola Medica Salernitana, rievocata nel salone del Comune in occasione del XXX Congresso della Società Italiana di Stomatologia, Salerno 16 settembre 1955, p. 9.

19.G. Lauriello, La miniatura didattica nella “Chirurgia di Rolando”, Annali della Scuola Medica Salernitana 8, Atti del Convegno svoltosi a Salerno il 24 Ottobre 2013, p. 25.

20.G. Lauriello, Il Post mundi fabricam di Ruggiero salernitano in La Scuola di Salerno e la sua Chirurgia, Giuseppe de Nicola Editore, 2017, p. 11.

21.E. D’Angelo, Scuola Medica Salernitana, Federiciana (2005) … op. cit..

22.S. De Renzi, Storia documentata … op. cit., p. 497.

23.I. Zamuner, Ruggero, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Vol. 89, 2017, pp. 223-224.

24.G. Lauriello, Magister Ruggiero di Frugardo Post mundi fabricam Manuale di chirurgia, Editrice Gaia, 2011, p. 14.

25.G. Lauriello, La chirurgia di Ruggero salernitano, in Discorsi sulla Scuola Medica Salernitana, Laveglia editore, 2005, p. 120.

26.G. Lauriello, Magister Ruggiero di Frugardo Post … op. cit., pp. 15-17.

27.G. Lauriello, La chirurgia di Ruggero salernitano, in Discorsi … op. cit., p. 120.

28.I. Zamuner, Ruggero, in Dizionario … op. cit., p. 224.

29.G. Lauriello, Magister Ruggiero di Frugardo Post … op. cit., p. 19.

30.G. Lauriello, Magister Ruggiero di Frugardo Post … op. cit., p. 21.

31.G. Lauriello, Il Post mundi fabricam di Ruggiero salernitano … op. cit., p. 12.

32.https://www.treccani.it/enciclopedia/guy-de-chauliac_%28Enciclopedia-Italiana%29/

33.G. Lauriello, Magister Ruggiero di Frugardo Post … op. cit., pp. 21-22.

34.I. Zamuner, Ruggero, in Dizionario … op. cit., p. 224.

35.https://scuolamedicasalernitana.cultura.gov.it/indexbfeb.html?it/108/manoscritti

36.https://portail.biblissima.fr/fr/ark:/43093/oedata0d515e6e37af568a74ea7b6c007b8c4816beadb2

37.M.H. Green, “Salerno on the Thames: The Genesis of Anglo-Norman Medical Literature,” in Language and Culture in Medieval Britain: The French of England, c. 1100-c. 1500, ed. Jocelyn Wogan-Browne, et al. (2009), p. 222.

38.M.H. Green, Salerno on the Thames … op. cit., p. 224.

39.I. Zamuner, Intorno ai volgarizzamenti italiani della Chirurgia di Ruggero Frugardo da Parma (o da Salerno), con una nota su un manoscritto di recente scoperta, in A. Albertini, L. Badia, L. Cifuentes, A. Fidora (Edited by) Knowledge and vernacular languages in the age of llull and eiximenis, Icrea studies on vernacularization, Publicacions de l’Abadia de Montserrat, 2012, pp. 124-125, 130, 136.

40.https://portail.biblissima.fr/fr/ark:/43093/mdata85f1c43105f49faab965271a16af796ca0437541

41.G. Zuccolin, I chirurghi nel Trecento: formazione dottrinale e professionale, in M. Ferrari e P. Mazzarello (a cura di) Vol. III Formare alle professioni Figure della Sanità, Milano, 2010, p. 63.

42.I. Zamuner, Intorno ai volgarizzamenti italiani … op. cit., p. 123.

43.G. Lauriello, Magister Ruggiero di Frugardo Post … op. cit., p. 26.

44.F Di Trocchio, Capelluti Rolando, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 18 (1975) Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/rolando-capelluti_%28Dizionario-Biografico%29/

45.I. Zamuner, Un frammento duecentesco della Chirurgia di Rolando da Parma volgarizzata, Carte Romanze 9/1 (2021), p. 60.

46.F Di Trocchio, Capelluti Rolando, Dizionario … op. cit..

47.I. Zamuner, Un frammento duecentesco della Chirurgia … op. cit., p. 60.

48.F. Di Trocchio, Capelluti Rolando, Dizionario … op. cit..

49.G. Lauriello, La chirurgia di emergenza nella Salerno medievale in La Scuola di Salerno e la sua Chirurgia, Giuseppe de Nicola Editore, 2017, p. 21.

50.I. Zamuner, Un frammento duecentesco della Chirurgia … op. cit., pp. 60-61.

51.G. Lauriello, La chirurgia di Ruggero salernitano, in Discorsi … op. cit., p. 128.

52.G. Lauriello, La chirurgia di emergenza nella Salerno medievale in La Scuola di Salerno e la sua Chirurgia, Giuseppe de Nicola Editore, 2017, p. 26.

53.S. De Renzi, Storia documentata … op. cit., pp. 497 – 507.

54.https://www.treccani.it/enciclopedia/guy-de-chauliac/

55.S. De Renzi, Storia documentata … op. cit., pp. 497 e ss.

56.https://www.treccani.it/enciclopedia/chierico_%28Dizionario-di-Storia%29/#:~:text=NellinguaggiodellaChiesa%2Cchi

57.R.G. Russo, Il monachesimo e la medicina monastica, 2004, http://www.mondimedievali.net/medicina/altomedioevo05.htm

58.https://www.treccani.it/enciclopedia/liber-constitutionum_%28Federiciana%29/

59.https://www.treccani.it/enciclopedia/constitutiones-regni-siciliae

60.P.O. Kristeller, La Scuola di Salerno … op. cit. p. 46.

61.La prima edizione che reca la numerazione delle costituzioni è quella lionese del 1533, opera del tipografo Dionisio de Harsy. Fonte: A. Salvatore, Federico II di Svevia e le Costituzioni melfitane. Le edizioni del Liber Augustalis, La biblioteca di via Senato Milano – Novembre 2022, p. 56. https://www.academia.edu/75634544/FEDERICO_II_DI_SVEVIA_E_LE_COSTITUZIONI_MELFITANE?auto=download

62.Costituzione: “atto avente forza di legge, decreto emanato da un sovrano”. Fonte: https://www.treccani.it/vocabolario/costituzione/

63.S. De Renzi, Storia documentata … op. cit., pp. LXXVI-LXXVII.

64.https://www.yumpu.com/it/document/read/12374581/le-costituzioni-di-melfi-nellagosto-del-1231-museo-virtuale-scuola-

65.https://www.treccani.it/enciclopedia/scuola-medica-salernitana_%28Federiciana%29/

66.P.O. Kristeller, La Scuola di Salerno … op. cit. p. 45.

67.G. Zuccolin, op. cit., pp. 64-65.

68.G. Lauriello, I testi anatomici della Scuola Medica salernitana. Anatomia porci ex Cophonis libro Demostratio anatomica, Giuseppe De Nicola editore, 2011, pp. 40-50.

69.https://www.galenolatino.com/traduzioni.php?id=489

70.G. Lauriello, I testi anatomici … op. cit..

71.https://www.galenolatino.com/traduzioni.php?id=489

72.G. Lauriello, I testi anatomici … op. cit.

73.https://digirepo.nlm.nih.gov/ext/kirtasbse/2232047R/PDF/2232047R.pdf

74.https://www.galenolatino.com/traduzioni.php?id=489

75.G. Lauriello, I testi anatomici … op. cit..

76.G. Lauriello, Practica Brevis … op. cit., p. 9.

77.S. De Renzi, Collectio Salernitana, Tomo II, Napoli 1853, pp. 391-401.

78.G. Lauriello, I testi anatomici … op. cit..

79.G. Penso, La medicina medioevale, Ciba-Geigy Edizioni, 1991, pp. 90-91.

80.G. Lauriello, I testi anatomici … op. cit..

81.D. Lippi, Introduzione a Consilioque manuque … op. cit., p. 25.

82.http://www.storiadellamedicina.net/lanestesia-prima-che-nascesse-la-moderna-anestesia-le-spongie-soporifere/

83.A. Beccaria, op. cit., pp. 293-294.

84.https://scuolamedicasalernitana.cultura.gov.it/index334e.html?it/104/chirurgia

85.https://www.bavarikon.de/object/bav:SBB-KHB-00000SBB00000138

86.G. Lauriello, Chirurgia salernitana e sedazione del dolore in La Scuola di Salerno e la sua Chirurgia, Giuseppe de Nicola Editore, 2017, pp. 32-33.

87.https://scuolamedicasalernitana.cultura.gov.it/index334e.html?it/104/chirurgia

88.S. De Renzi, Storia documentata … op. cit., p. 286.

89.G. Lauriello, Chirurgia salernitana e sedazione del dolore in La Scuola di Salerno e la sua Chirurgia, Giuseppe de Nicola Editore, 2017, pp. 34-36.

90.D. Lippi (a cura di), Introduzione a Consilioque manuque la chirurgia nei manoscritti della Biblioteca Medicea Laurenziana, Mandragora, 2011, pp. 25-26.

91.P. Giacosa, Magistri salernitani nondum editi, Torino 1901, pp. 78, 163 e 166.

92.V. Giuffra, Surgical Pain Management at The Medical School of Salerno (11th -13th Centuries), Vesalius Acta Internationalia Historiae Medicinae, Vol. XIX, No I, June, 2013, p. 35.

93.G. Lauriello, La chirurgia di emergenza nella Salerno medievale in La Scuola di Salerno e la sua Chirurgia, Giuseppe de Nicola Editore, 2017, p. 22.

94.G. Lauriello, Magister Ruggiero … op. cit., pp. 134-135 e pp. 226-227.

95.G. Lauriello, Magister Ruggiero … op. cit., p. 268.

96.G. Lauriello, La chirurgia di emergenza nella Salerno medievale in La Scuola di Salerno e la sua Chirurgia, Giuseppe de Nicola Editore, 2017, p. 22.

97.G. Zuccolin, op. cit., pp. 58-61.

98.D. Lippi, (a cura di) Introduzione a Consilioque manuque … op. cit., p. 14.

99.D. Lippi (a cura di), Introduzione a Consilioque manuque … op. cit., p. 33.

100.D. Lippi (a cura di), Introduzione a Consilioque manuque … op. cit., p. 13.

101.Carlo duca di Calabria, figlio di Roberto d’Angiò (re di Sicilia-Napoli), nel maggio 1309 fu nominato vicario del Regno. https://www.treccani.it/enciclopedia/angio-carlo-d-detto-l-illustre_%28Dizionario-Biografico%29/

102.Sotto gli Angioini già si trovano distinti diversi tipi di diplomi: alcuni davano solo la facoltà di esercitare l’arte, altri che concedevano il permesso di insegnarla ed altri privilegi che davano la facoltà regendi, practicandi et curandi [di studiare, praticare e curare]. (S. De Renzi, op. cit., p. 559).

103.S. De Renzi, Storia documentata … op. cit., pp. 531-532 e Documento 262 Intorno a Francesca de Romana p. CXIII.

104.Minuta: stesura preparatoria di un documento (poi corretta, approvata e copiata in forma definitiva). Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/minuta/

105.Cfr. A. Sinno, Vita Scolastica dell’Almo Collegio Salernitano, Archivio Storico della provincia di Salerno, Anno II, Fasc. I e II, Salerno 1922, p. 40; A. Sinno, Cronologia dei Priori dell’Almo Collegio Salernitano [1473-1812], Archivio Storico della provincia di Salerno, Anno II, Fasc. IV, Salerno 1922, p. 277; L. Cassese, Mostra Bibliografica della Scuola Medica Salernitana, Salerno 1936, p. 27; A. Sole, 1. 1473 aprile 7, Salerno, in Diplomi di Laurea del Collegio Medico Salernitano Luoghi e Documenti Mostra Documentaria e Fotografica Catalogo, Salerno 2004, p. 12.

106.L. Cassese, Mostra Bibliografica della Scuola Medica Salernitana, Salerno 1936, p. 27; L. Cassese, La datatio e la roboratio nelle lauree del Collegio Medico di Salerno, Rassegna Storica Salernitana, Anno XI – n. 1-4, 1950, p. 32; F.M. Volpe, 2. 1477 dicembre 13, Salerno, in Diplomi di Laurea del Collegio Medico Salernitano Luoghi e Documenti Mostra Documentaria e Fotografica Catalogo, Salerno 2004, p. 12.

107.Lettera patente: lettera consegnata aperta per poterla mostrare e manifestare la volontà dell’organo o autorità che l’ha rilasciata. Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/patente_res-ff25e1c4-e1bf-11df-9ef0-d5ce3506d72e/

108.P. Margarita, 1477 gennaio 26, Napoli in Diplomi di Laurea del Collegio Medico Salernitano Luoghi e Documenti, Mostra Documentaria e Fotografica Catalogo, 2004, p. 24.

109.P.O. Kristeller, La Scuola di Salerno. … op. cit., p. 61.

110.A. Sinno, Diplomi di Laurea dell’Almo Collegio Salernitano, Estratto dal Fasc. 2° dell’Archivio Storico Salernitano, Salerno 1921, pp. 32-45.

111.Cfr.: A. Sinno, Diplomi di Laurea … op. cit., p. 8; A. Sinno, Vita Scolastica dell’Almo Collegio Salernitano, Archivio Storico della provincia di Salerno, Anno II, Fasc. I e II, Salerno 1922, p. 59.

112.A. Sinno, Cronologia dei Priori dell’Almo Collegio Salernitano [1473-1812], Archivio Storico della provincia di Salerno, Anno II, Fasc. IV, Salerno 1922, p. 291.

113.A. Sole, 58. 1652 settembre 1, Salerno, in Diplomi di Laurea del Collegio Medico Salernitano Luoghi e Documenti Mostra Documentaria e Fotografica Catalogo, Salerno 2004, p. 26.

114.E.M. Volpe, 5. 1604 luglio 22, Salerno; P. Margarita, 40. 1806 dicembre 23, Salerno, 41. 1809 settembre 30, Salerno, 45. 1812 gennaio 7, Salerno; in Diplomi di Laurea del Collegio Medico Salernitano Luoghi e Documenti Mostra Documentaria e Fotografica Catalogo, Salerno 2004, pp. 13 e 21-22.

115.A. Sinno, Diplomi di Laurea … op. cit., p. 20.

116.I. Zamuner, Intorno ai volgarizzamenti italiani … op. cit., p. 123.

117.https://www.treccani.it/enciclopedia/federico-ii-di-svevia_(Dizionario-di-Storia)/

 

Foto scuola medica – IMG-20231221-WA0036
“Museo Roberto Papi” - Collezione di Storia della Medicina e dello Strumentario Chirurgico - Salerno (Foto di G. Ferrantino)
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