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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Lo scenario resta confuso sul versante delle forze politiche uscite sconfitte dalle urne.
La bussola (persa) dell’opposizione
Più che lavorare a nuovi contenitori, sarebbe il caso di profilare prima i contenuti, aprendosi ad un confronto vero e senza rete con quel che resta dei propri elettori.

E’ davvero complicato immaginare come mettere in campo una campagna di info/comunicazione adeguata alle esigenze delle forze di opposizione (?) nel contesto di queste ultime settimane. Sondaggi alla mano, nonostante un mare di ostilità omogeneo con sporadiche ed isolate voci a favore, il nuovo duopolio della politica nazionale -Lega/5Stelle – continua ad avere dalla propria parte la maggioranza dell’elettorato, con buona pace di un fronte molto ampio ed accomunato principalmente dalla manifesta incapacità di sintonizzarsi sulla domanda di equità proveniente da quasi tutte le componenti dello scenario sociale consolidatosi negli ultimi anni. Come pure stupisce il perseverare – con pochissime, intelligenti eccezioni – in una tipologia di “narrazioni” attraverso la filiera mediatica (e più specificamente giornalistica) che non fa altro che incentivare l’arroccamento di tutti quei soggetti che pure avvertono non poche perplessità rispetto al percorso intrapreso dal Governo espressione dei vincitori del 4 marzo.

La sensazione è che si punti più sulla “spallata” basata sugli auspici di una deriva economico/finanziaria, piuttosto che sul difficile e complesso tentativo di recuperare un rapporto minimamente fiduciario con la propria base di (ex) elettori soprattutto nell’area del Pd.

Eppure, i segnali che è possibile avviare un lavoro di profondità rispetto ad un bacino di cittadini a dir poco disorientato non mancano. Ma, invece, si insiste nell’imbarcarsi in polemiche strumentali, in tentativi abbastanza ardui di rivitalizzare antichi “fronti” democratici e repubblicani, vagheggiando aggregazioni che già in partenza appaiono divise anche in considerazione di contrasti mai superati all’interno della principale forza che dovrebbe fare da catalizzatore di questo processo politico (il Pd).

La mancanza di chiarezza intorno alla reale leadership di questo partito si riflette in maniera netta e precisa sul “messaggio” che arriva a quanti ne seguono ancora le vicende: un “messaggio” confuso, contraddittorio, a volte schiacciato su posizioni contrastanti. Sul versante di Fi il nodo del rapporto con la Lega – davvero difficile da decifrare anche in considerazione dell’alleanza che, in ogni caso, consente di amministrare regioni di estrema importanza –  appare al centro di ogni riflessione sul futuro di un movimento che dopo il 4 marzo pare essere entrato in una parabola discendente difficile da arginare.

Il punto vero, quindi, si configura nell’individuazione di una strategia info/comunicativa chiara e ben riconoscibile incentrata su due pilastri sostanziali: riaffermare il ruolo – almeno nel caso del Pd – di forza di opposizione in primo luogo alla metodologia di governo del Paese e, poi, al “disegno” delineato dai provvedimenti in rotta di collisione sul piano politico con l’Ue, ma prim’ancora con gli equilibri ed i vincoli di bilancio; riallacciare il filo del dialogo con i cittadini che hanno bocciato inesorabilmente (per ben due volte: 4 dicembre 2016 e 4 marzo 2018) le leadership politiche ritenute evidentemente non affidabili o non in grado di mantenere un rapporto fiduciario stabile.

Di fronte a queste esigenze la risposta è univocamente orientata ad una guerra quotidiana di posizione, senza alcuna prospettiva di rimettere in moto dal basso la macchina del consenso. Nel caso del Pd il rinvio continuo di un momento di confronto effettivamente aperto e definitivo rende ogni sforzo di ripartenza – soprattutto nei territori – vano e, anzi, potenzialmente capace di stimolare il perdurare di reazioni negative da parte dell’elettorato.

Insomma, si dovrebbe prendere atto che più che lavorare a nuovi contenitori (con tanto di tambureggiamento sui social network), è giunto il momento di profilare prima i contenuti, aprendosi ad un confronto vero e senza rete con quel che resta dei propri elettori. Ma, a quanto pare, questo rischio nessuno intende correrlo.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

@PappalardoE

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