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Diete improvvisate e intolleranze alla base dell’esplosione di un pericoloso “fai da te” a tavola.
Junk food che passione
Ricerca Censis per TuttoFood. “1,9 milioni di italiani amano il cibo spazzatura, 1,2 si dichiarano ingordi. La cattiva alimentazione minaccia la salute e la sostenibilità del Servizio Sanitario”.

La ricerca – “Crescita e qualità della vita: le opportunità della Food policy” realizzata dal Censis per TuttoFood (la fiera internazionale dedicata al food & beverage organizzata da Fiera Milano che si è svolta dall’8 all’11 maggio) – documenta una nuova “geografia” dell’alimentazione che denota non pochi rischi per la salute nel breve e nel medio periodo. A cominciare dai circa due milioni di persone che si definiscono “amanti del cibo spazzatura”. Al centro del loro rapporto con il cibo “c’è la passione per alimenti come chips, fritti vari e bevande gasate, accusati di effetti molto negativi sulla salute”. Ed è tra i millennial che “si registra la quota più alta di junk food lover”. Sono, poi, 1,2 milioni gli italiani che – spiega sempre il Censis – “si autodefiniscono ingordi, persone che mangiano troppo di tutto. Tra i più voraci ci sono gli anziani e le persone a bassa scolarità”. Dati, quindi, “preoccupanti su tanti italiani che consapevolmente mangiano male o mangiano troppo: cattive abitudini alimentari che comportano un alto rischio di insorgenza di patologie e dei relativi costi per la sanità”.
Obesità: Italia Paese oggi virtuoso, ma dal futuro a rischio.
La ricerca del Censis offre tanti spunti di riflessione in considerazione dei profili che descrive nell’ambito di una vera e propria “rivoluzione” in atto nelle relazioni attivate tra le persone ed il cibo. “Nel confronto internazionale relativo al 2014 – si legge sempre in una nota di sintesi del Censis – con il 10,3% di obesi l’Italia si colloca in Europa al penultimo posto (meglio di noi solo la Romania), molto al di sotto della media dei 28 Paesi (15,9%) e più ancora rispetto ai tassi di obesità di Australia (27,9%) e Stati Uniti (38,2%). In dieci anni però gli obesi nel nostro Paese sono aumentati del 4%. E le persone sovrappeso sono il 36,1% in Italia (+6% in dieci anni): un valore poco superiore alla media Ue (35,7%) e ai valori di Australia (35,5%) e Stati Uniti (31,9%). Il costo sociale attuale di obesità e persone sovrappeso è stimato in 30 miliardi di euro: è quindi una priorità educare alla buona alimentazione, cioè alla buona dieta italiana”.
Lo stile alimentare americano.
Per comprendere quanto conta lo stile italiano nell’alimentazione basta prendere in considerazione il confronto con altri “approcci” dietetici. “ Se adottassimo il modello alimentare degli Usa, nei prossimi anni il numero di obesi – segnala il Censis – potrebbe salire di oltre 15 milioni di persone, con costi sanitari e sociali aggiuntivi insostenibili”.
Nelle diete non può bastare il “fai da te”.
Di conseguenza “la buona dieta italiana è la soluzione ai pericoli della cattiva alimentazione. Il rischio è nella grande diffusione delle diete fai da te. Sono più di 10 milioni gli italiani con almeno 25 anni che seguono diete prese da libri, riviste, social network e app. Di questi, 6,2 milioni sono donne e oltre 4 milioni uomini. Negli ultimi anni sono anche esplose le intolleranze alimentari, con oltre 8 milioni di italiani che dichiarano di soffrirne. È evidente un eccesso di diagnosi fai da te: più alte le quote di persone affette da intolleranze alimentari tra i millennial (25%) e i laureati (18,9%)”.
(Fonte: censis.it/ 04.05.2017)

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