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di Pasquale Persico
Uno degli effetti che in economia maggiormente assume un peso specifico nella determinazione di dinamiche ad alto impatto produttivo (e sociale) è quello che “spiazza” la decisione di investire da parte del comparto industriale in quanto si predilige a livello centrale, invece, la necessità di finanziare il deficit dello Stato. Come? Facendo crescere il tasso di interesse del sistema e provocando una domanda di finanza che, appunto, “spiazza” la decisione degli investimenti di medio e lungo periodo del sistema industriale. Le drammatiche ore che il Paese sta vivendo anche alla luce delle tragiche emergenze ambientali, segnalano, però, un altro “spiazzamento” che si spiega con l’incapacità di disegnare parabole potenziali di efficacia e di efficienza nell’uso delle risorse della terra. Va sottolineato che il pensiero economico ha abbandonato i riferimenti teorici ai prezzi ombra e/o prezzi opportunità ed ha fatto convergenza verso le decisioni sugli indicatori rivelati dal mercato come gli unici capaci di indirizzare l’uso delle risorse. La politica, poi, ha altri indicatori legati al breve periodo che non possono tenere conto, a quanto pare, di un rapporto minimamente equo tra spesa pubblica per investimenti e spesa corrente per il consenso.
Ci si è dimenticato e ci si dimentica di un passaggio culturale chiave: we are the landscape, o (ma sembra incredibilmente ancora più difficile da comprendere): noi siamo il nostro paesaggio.
Il concetto di rete ecologica è quello di ecologia in rete e fa riferimento alla necessità di realizzare concretamene un disegno inerente ad un’infrastruttura complessa, che massimizza i servizi ecologici per le popolazioni insediate sul territorio e minimizza i rischi di compromissione del capitale naturale potenziale.
Allora, la vera emergenza è ridurre il debito pubblico per rispondere ad una doppia esigenza: evitare lo “spiazzamento” degli investimenti del settore privato per effetto della necessità di finanziare il settore pubblico, e, nello stesso tempo, creare le condizioni per la politica, affinché si possa guardare alla necessità di una green economy larga ed orientata alla rete ecologica in forte manutenzione (o riposizionamento) per contribuire alla produttività totale dei fattori.
Ma quale generazione politica darà veramente risposte a questa doppia emergenza? Oggi come ieri non si riesce ad individuare. Le lezioni dal passato sono utili per capire se l’attuale accelerazione della storia possa essere di aiuto o di supporto all’uso del progresso tecnologico e dell’intelligenza territoriale. Bisogna, quindi, assolutamente evitare uno “spiazzamento” ulteriore – nell’uso delle risorse primarie – del Patrimonio Naturale Potenziale.

Pasquale Persico