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Legge di bilancio 2021, via anche al provvedimento per le aziende del Mezzogiorno.
Incentivi contributivi, una spinta nel mare dei problemi
“Le misure non sono sufficienti per rilanciare l’economia - considerato anche l’avvicinarsi del 31 marzo, giorno in cui scade il divieto di licenziamento, salvo ulteriori proroghe - ma vanno accolte con la speranza che possano rappresentare una spinta all’incremento occupazionale”.

di Antonio Viviano*

Con le circolari n. 32 e n.33 del 2021 l’Inps ha autorizzato la fruizione degli incentivi contributivi previsti dalla Legge di Bilancio 2020. Si tratta, in particolare, dell’Esonero Contributivo Donne e Decontribuzione Sud. Nel dettaglio la circolare n. 32/2021 autorizza la fruizione dell’esonero contributivo donne per le assunzioni effettuate nel biennio 2021/2022. L’agevolazione prevista dalla L. 178/2020 necessitava dell’approvazione della Ce. Una volta ricevuta, l’Inps ha dettato le regole.
L’esonero contributivo riguarda l’assunzione di donne aventi determinate caratteristiche: almeno 50anni d’età e disoccupate da almeno 12 mesi; donne di qualsiasi età residenti nel Mezzogiorno prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi; donne di qualsiasi età, ovunque residenti, prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi e donne di qualsiasi età che svolgono professioni o attività lavorative in settori economici caratterizzati da un’accentuata disparità occupazionale di genere e prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi. L’esonero è pari al 100% dei contributi dovuti dal datore di lavoro fino ad un massimale di 6mila euro annui. La durata va dai 12 mesi per i contratti a tempo determinato ai 18 mesi per i contratti a tempo indeterminato e riguarda anche eventuali trasformazioni. L’azienda deve essere in possesso della regolarità contributiva (DURC) e applicare correttamente sia il CCNL di settore che le normative in tema di lavoro.

Necessaria una riflessione.

Occorre, però, fare una riflessione approfondita. L’Istat a dicembre 2020 ha comunicato che ben 99mila donne, su 101mila, avevano perso il lavoro a causa della crisi dovuta alla pandemia. Numeri spaventosi che indicano quale sia realmente la disparità di trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Non solo vengono pagate mediamente in meno ma hanno risentito maggiormente della crisi occupazionale. L’accento va quindi posto sulla validità di interventi come quello in esame. È innegabile che una riduzione del carico contributivo spinga per motivi di “convenienza” ad assumere donne, ma la strada che vogliamo percorre è questa? O vogliamo adottare un sistema d’incentivazione strutturale per l’occupazione femminile? A mio parere la domanda a cui rispondere è la seconda. Necessitiamo di un sistema che permetta alle donne di lavorare garantendo le stesse opportunità previste per gli uomini e lo stesso trattamento. Per fare ciò bisogna intervenire in tutti quegli ambiti che permettono di ottenere un giusto equilibrio tra i tempi di vita/lavoro. Solo parificando i ruoli anche al di fuori dell’ambiente lavorativo possiamo permetterci di puntare ad un vera crescita della popolazione lavorativa.

Decontribuzione Sud.

La circolare 33/2021 affronta, invece, il tema della Decontribuzione Sud. La misura prevede che le aziende del Mezzogiorno possono fruire di una riduzione del carico contributivo pari al 30% fino al 31 dicembre 2025. Anche questa agevolazione necessitava dell’autorizzazione della CE che è arrivata puntuale. Quindi, le aziende con sede legale nelle regioni del Sud Italia, in automatico, possono godere della riduzione prevista.

Si tratta di due circolari attese dalle aziende e dai consulenti del lavoro per iniziare a dare qualche timida risposta alla crisi produttiva ed occupazionale che da un anno a questa parte stiamo vivendo.

Sono certo che le misure non siano sufficienti a rilanciare l’economia – considerato anche l’avvicinarsi del 31 marzo 2021 giorno in cui scade il divieto di licenziamento, salvo ulteriori proroghe – ma ben le accogliamo con la speranza che possano rappresentare una spinta all’incremento occupazionale almeno per quelle attività che non hanno subito i danni della pandemia.

*Consulente del lavoro

 

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