contatore visite free skip to Main Content
info@salernoeconomy.it

Lo speciale »

Istat/Anche la mappa dei consumi conferma il divario tra Mezzogiorno e Centro-Nord
In Campania spesa più “leggera”
La media mensile per famiglie si attesta a circa 2.027 euro rispetto alla media nazionale di 2.488. Costi più elevati per le abitazioni nelle aree metropolitane rispetto ai piccoli Comuni. Coppie giovani in difficoltà.

(Er.Pa.)- Nel 2014 in Campania la spesa media mensile per famiglie è stata di 2.027,96 euro. Un valore sensibilmente più basso rispetto alla media-Italia (2.488,50 euro). A spendere meno delle famiglie campane sono state solo le famiglie residenti in Basilicata (1.879,43 euro); Sicilia (1.778,86 euro) e Calabria (1.757,82 euro). Dal punto di vista della composizione del paniere della spesa in Campania il 22,2% del gettito in uscita alle tasche delle famiglie è stato destinato agli alimentari e alle bevande non alcoliche; il 2,1% alle bevande alcoliche e ai tabacchi; il 5,3% all’abbigliamento e alle calzature; il 35,3% all’abitazione e alle bollette per i servizi (acqua, elettricità e altri combustibili); il 4,5% a mobili, articoli e servizi per la casa; il 3,6% a servizi sanitari e spese per la salute; il 7,8% ai trasporti; il 3,1% alle comunicazioni; il 4,9% ad attività ricreative, spettacoli e cultura; lo 0,6% all’istruzione; il 3,3% a servizi ricettivi e di ristorazione e il 7,4% ad altri beni e servizi. L’analisi della spesa media mensile delle famiglie campane è contenuta nel Report pubblicato dall’Istatlo scorso 8 luglio attraverso il quale vengono analizzate le abitudini relative ai consumi nel biennio 2013/2014. La spesa media mensile è stata calcolata dividendo la spesa totale per il numero delle famiglie residenti in Italia.
Il quadro nazionale.
L’Istat evidenzia che “dopo due anni di calo, nel 2014 la spesa media mensile per famiglia in valori correnti risulta sostanzialmente stabile e pari a 2.488,50 euro (+0,7% rispetto al 2013) in un contesto macroeconomico che, tra il 2011 e il 2014, registra una moderata crescita del reddito disponibile e della propensione al risparmio”. Tra il 2013 e il 2014 “la spesa media mensile è pressoché invariata in termini reali, tenuto conto dell’andamento dei fitti figurativi (-0,8%), della dinamica dei prezzi (+0,2%) – che ha determinato una sostanziale stabilità del potere d’acquisto – e dell’errore campionario”.
Il livello di spesa alimentare “rimane complessivamente stabile (in media 436,06 euro al mese). Continua la diminuzione della spesa per carne (da 99,64 nel 2013 a 97,20 euro nel 2014), che si accompagna a quella per oli e grassi (da 15,16 a 13,79 euro) e per bevande analcoliche (da 20,61 a 19,66 euro), mentre aumenta la spesa per piatti pronti e altre preparazioni alimentari (da 9,52 a 10,5 euro)”.
E – dopo tre anni di crescita, sottolinea l’Istat – “scende il numero di famiglie che riducono la quantità o la qualità dei prodotti alimentari acquistati (dal 62% al 59%), soprattutto nel Centro-Nord. Non si riduce la quota di acquisti presso hard discount (13%), che continua a crescere al Sud e nelle Isole (dal 12% al 15%)”.
E risulta “stabile anche la spesa per beni e servizi non alimentari (2.052,44 euro in media al mese). Per il secondo anno consecutivo si riducono le spese per comunicazioni, servizi ricettivi e di ristorazione. Tornano, invece, a crescere dopo tre anni di calo le spese per abbigliamento e calzature, quelle per mobili, articoli e servizi per la casa, per la salute, l’istruzione, la cura della persona e gli effetti personali, soprattutto nel Nord-Ovest”.
Coppie giovani in difficoltà.
Note dolenti per le coppie giovani (con persona di riferimento under35), “che, per la prima volta, hanno una spesa inferiore a quella delle coppie con persona di riferimento di 65 anni e oltre (di circa 100 euro)”. Le famiglie composte solamente da stranieri, invece, “spendono mediamente 1.644,72 euro al mese – 900 euro in meno delle famiglie di soli italiani – e destinano una quota maggiore di spesa ad alimentari, abitazione e comunicazioni”.
Spese più alte nelle aree metropolitane.
Nelle aree metropolitane – “dove la spesa media mensile raggiunge i 2.723,92 euro, (2.409,96 euro quella nei piccoli comuni)” – “le quote di spesa più elevate sono destinate all’abitazione (a seguito dei livelli più alti degli affitti e dei fitti figurativi) e ai beni e servizi legati al tempo libero (ricreazione, spettacoli, cultura, servizi ricettivi e di ristorazione)”.
La spesa media mensile appare, inoltre, “fortemente eterogenea al variare del titolo di studio e del tipo di occupazione della persona di riferimento”. I dati dell’Istat confermano che “mediamente le spese mensili delle famiglie, con persona di riferimento con laurea o titolo di studio post laurea ammontano a 3.435,23 euro, rispetto ai 2.330,36 delle famiglie con persona di riferimento con licenza di scuola media o ai 2.750,59 se la persona di riferimento ha il diploma di scuola secondaria di secondo grado”. E tra gli occupati dipendenti “la spesa media mensile risulta di 2.232,47 euro tra gli operai e assimilati rispetto a 3.181,91 dei dirigenti e impiegati (+42,5%)”. Tra gli occupati autonomi “la spesa media mensile è di 2.872,49 euro per i lavoratori in proprio e di 3.470,63 per gli imprenditori e liberi professionisti (+20,8%)”.
Ma pesano eccome “le tradizionali differenze territoriali nelle spese medie delle famiglie tra Centro-Nord e Mezzogiorno, con valori massimi osservati in Trentino- Alto Adige (3.073,54 euro) e in Emilia-Romagna (2.883,27 euro) e valori minimi per la Calabria (1.757,82 euro) e la Sicilia (1.778,86 euro). Si tratta di una differenza tra i valori medi che assume un massimo pari a 74,8%”.
Spesa e territorio.
Diffuse e strutturate le differenze di concentrazione della spesa nelle diverse aree geografiche del Paese. Nel 2014, il Trentino-Alto Adige (in particolare la provincia di Bolzano) è la regione con la spesa media mensile più elevata (3.073,54 euro), seguita dalla Lombardia (2.950,06 euro); fanalino di coda la Calabria con una spesa media mensile (1.757,82 euro) di quasi 1.300 euro inferiore a quella delle regioni con la spesa più elevata (Prospetto 7). Le famiglie residenti nei comuni metropolitani spendono in media circa 300 euro in più al mese di quelle residenti nei piccoli comuni (2.723,92 euro contro 2.409,96 euro). La quota di spesa alimentare, che in Lombardia, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna e nei comuni metropolitani non raggiunge il 15% del totale, in Calabria supera il 24%.
“In generale – scrive sempre l’Istat – le regioni con i livelli di spesa più bassi mostrano quote di spesa più contenute per ricreazione, spettacoli, cultura e per i servizi di ricezione e ristorazione; tali spese, complessivamente, rappresentano il 5,8% della spesa totale per le famiglie della Basilicata, il 6% per quelle calabresi e ben il 13% per quelle residenti in Trentino-Alto Adige (il 15,6% in provincia di Bolzano)”.
La diversa propensione alla spesa per la sanità “è legata non solo alla maggiore presenza di anziani, ma anche alla diversa compartecipazione delle istituzioni locali alla spesa sostenuta dalle famiglie: per beni e servizi sanitari, la quota di spesa passa dal 5,6% della Valle d’Aosta al 3,2% della Sardegna”.
Una parte consistente della spesa delle famiglie è destinata all’abitazione. “In Liguria e nel Lazio tali spese rappresentano oltre il 40%, si scende a meno di un terzo in Sicilia (30,4%) e Basilicata (30,6%). Le differenze sono notevoli anche rispetto al tipo di comune in cui si risiede, in quelli metropolitani le spese per l’abitazione pesano sul bilancio familiare per il 43,6% contro il 33,6% dei comuni più piccoli”.
A pagare un affitto per l’abitazione in cui vivono “è il 18,7% delle famiglie; nel Nord-Ovest tuttavia la quota (22,7%) è più che doppia rispetto a quella delle Isole (11,1%) ed è nelle città metropolitane che raggiunge il valore massimo (25,6%). Nonostante la maggiore diffusione di affitti a prezzi agevolati, l’affitto mediamente pagato nei grandi centri è di 484 euro al mese, oltre 100 euro in più di quello pagato nei piccoli comuni. Nelle Isole la spesa per l’affitto è invece più bassa, in media 282 euro”.
(Fonte: istat.it/09.07.2015)

9151927222015165857-1
In Campania il 35,3% della spesa familiare è destinato alla casa
Back To Top
Cerca