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Il Punto di Arpocrate di Pasquale Persico/Napoli Est? Resta ancora un grande Albero della Cuccagna.

Il titolo del mio “Punto di Arpocrate” è anche la sintesi di un confronto tra discipline che il Prof. Raimondo Pasquino ha voluto promuovere sia come studioso che come già presidente del Consiglio Comunale di Napoli,  a cui é ancora a cuore rilanciare il tema di una problematica complessa, poco inquadrata come Anticipatory Governance. Il perché c’è bisogno dell’Anticipatory Governance è stata anche la conclusione scientifica del convegno. L’Anticipatory Governance è la più sofisticata teoria finora concepita per potere neutralizzare le fonti strutturali di sincronizzazioni fallite, come la segmentazione dei problemi per competenze ministeriali, a scalare fino a quelle degli Enti territoriali; queste competenze da coordinare provocano il sistematico accumulo di ritardi dovuto allo spostamento delle decisioni verso i livelli più alti dell’organizzazione, o, peggio ancora, la stretta identificazione tra struttura sussidiaria e funzioni da sviluppare (commissario). L’Anticipatory Governance è attualmente il miglior modo conosciuto per potere aumentare la capacità delle organizzazioni sociali di diminuire localmente (o tatticamente) il tasso di sincronizzazioni fallite, e quindi generare futuro per l’intero sistema.

Il racconto  degli esperti della tavola rotonda, invece, ha fatto capire che la progettazione è ancora troppo micro; la miriadi di interessi dei privati che sono possessori egemoni dell’area vasta, la frammentazione delle visoni istituzionali (Municipalità, Comune, Città metropolitana, Autorità di bacino, Autorità portuale, Regione, Ministeri e Commissione Europea) non fa emergere l’efficacia dei progetti di appalto in campo, in  termini di economie di scala,  scopo e di rete. Le procedure di appalto hanno vissuto e continuano ad agire a singhiozzo con una grado di sussidiarietà e reciprocità tra istituzioni bassissimo, e spesso avverso. Per quanto le componenti scientifiche presenti siano state di  diversa enfasi, esse hanno condiviso alcuni aspetti comuni. Tra questi, due meritano una particolare attenzione: il riconoscimento che l’espressione Anticipatory non ha natura previsiva ma  spiega la relazione tra complessità e Anticipatory governance ed ancora i sistemi tradizionali di formulazione delle politiche sono basati sul presupposto della linearità. La linearità distorce la nostra nozione di causa ed effetto. A causa di tale influenza, siamo soliti pensare che per ogni problema ci sia un’unica soluzione, e che cambiamenti proporzionali delle circostanze iniziali produrranno cambiamenti proporzionali nei risultati. “Crediamo che sia possibile scomporre (“spacchettare”) problemi complessi senza distruggerne la coerenza. Siamo soliti dividere il governo in gerarchie verticali che ordinatamente seguono norme giuridiche, confini burocratici e la selezione e formazione del proprio personale, con il presupposto che alla fine il risultato sarà quello di azioni pienamente integrate, parti di un insieme pienamente funzionante. Se accettiamo, invece, che nessuna di queste ipotesi di linearità (vale a dire semplicità) dei sistemi tradizionali possa ancora funzionare, il concetto di Anticipatory governance può essere letto come il contesto appropriato per introdurre la complessità  nelle strutture esistenti di governo, e finalmente un sistema di anticipazione consapevole può nascere.

In conclusione, lo storico modo di trattare il tema di Napoli Est (un ventennio e più, in cui il sindaco della città di Napoli non ha trovato ed ancora oggi non  trova, nel suo specchio, il sindaco della città metropolitana), la costatazione, il dialogo tra città metropolitana e Regione (che è nullo) , ci segnalano l’assenza di un sistema a rete capace di integrare anticipazione e processi politici: vi è, poi,  l’assenza di un sistema di feedback in grado di valutare le prestazioni e gestire la conoscenza “istituzionale”, a cui sommare l’assenza una cultura istituzionale aperta. Quindi l’applicazione dell’Anticipatory governance ai sistemi tradizionali di governo è plausibilmente destinata a fallire. L’intera problematica dell’Area Est appare, pertanto, come  un grande Albero della Cuccagna, che nell’assegnare risorse, impedisce all’Area vasta, ad Est di Napoli, di camminare, di imparare a volare ed a nuotare. Tutte le previsioni parlano con un linguaggio di una burocrazia politica ed istituzionale orientata a conservare se stessa e le componenti che la sostengono.


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