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Il Punto di Arpocrate ribadisce temi affrontati più volte e spiega questo neologismo che vive da molti anni, dal tempo del movimento nato nel Novecento – prepperism – che ha chiamato le persone singole a sviluppare tecniche e pensieri per sopravvivere in caso di calamità e/o emergenze, scegliendo come strategia la fuga dalle città.
Il macroscopio a cui ho fatto riferimento è l’approccio Istat alle ecoregioni che è completamente trascurato nei piani di difesa del suolo delle singole regioni e solo da qualche mese riappare nella visione nazionale. Questo approccio ci avrebbe consentito di avere una visione applicata dell’emergenza, capace di andare oltre i confini amministrativi delle regioni e di capirci un poco di più sugli allarmi arancione che annunciavano disastri per macroregioni, cioè aree più omogenee per clima, geomorfologia e insediamenti di geografia funzionale (urbanizzazione e attività produttive). La nuova direttrice del Mudac di Losanna, Beatrice Leanza, ha annunciato a Milano la sua programmazione per il 2024, ed in particolare la mostra visionaria, ma non troppo, Prepper’s Pantry, sugli strumenti di salvataggio, di Anniina Koivu, che racconta proprio il fenomeno preppers e prepara le persone in vista di future ed imminenti catastrofe naturali. Si tratta di problematizzare la percezione del rischio catastrofe, dal punto di vista dell’arte, enfatizzando la nostra dipendenza dai beni materiali (a partire dalla casa, dai consumi e dalle modalità di mobilità) senza una vera visione di come mettere in salvo anche la visione della vita.
Ma, da economista, pur avendo una sensibilità nei confronti del pensiero degli artisti, non posso non tornare al tema del debito buono ed ai criteri di valutazione sulle infrastrutture strategiche, problema completamente trascurato da anni e esploso a proposito del Pnrr. Il coordinamento tra i diversi fondi disponibili, a partire dall’indebitamento con l’Europa, avrebbe consigliato di ben integrare i criteri delle tre componenti della fattibilità lungimirante Esg (Environment, cioè ambiente, Social, cioè la visione – sicurezza ed inclusione – sulle attività insediate, e Governance: come raggiungere efficacia ed efficienza nelle azioni di politica economica da realizzare).
Con umiltà e lungimiranza e guardando anche al passato, con il Pnrr, si sarebbe dovuto tenere al centro della riflessione l’intera gamma delle modalità di valutazione capaci di ragionare con la metodologia delle macroregioni, cioè con un approccio molto lontano dalla deriva in cui stiamo andando, sia con la valutazione di singoli progetti, che con i temi della autonomia differenziata. Pur non volendo utilizzare l’indicazione di ecomacroregione europea e dell’Istat, che prevede per l’Italia solo due ecoregioni – quella temperata e quella continentale – ma facendo un ragionamento più articolato, avremmo fatto il passo utile nella visione del macroscopio. Sarebbe stato più facile,e sarebbe stato non difficile, mettere in relazione l’allarme arancione sul cambiamento delle previsioni con un piano di prevenzione coordinato su più province e più regioni, tenendo conto delle ecoregioni di appartenenza.
Allora, il cammino da fare è notevole: evitare che si moltiplichino i movimenti di prepperismo in atto, a favore di una nuova percezione del rischio che pensi ad una visione larga di collaborazione per processi istituzionali di nuova governance (organizzazione consapevole, attenzione ai sistemi ampi di biodiversità, visione sull’anticorruzione, saper guardare ai rischi ed alle opportunità insediative con lungimiranza, comportamenti etici nelle decisioni, certezza dei dati di analisi del rischio, integrità e moralità delle professioni, equa distribuzione del personale specializzato, chiarezza legislativa, reciprocità e sussidiarietà tra diverse organizzazioni).
Dimentichiamo tende e comfort vari, si è in emergenza, è questa la vera simulazione immaginata dai preppers: incidiamo politicamente sul come utilizzare al meglio l’approccio agli ecosistemi di innovazione, includendo il tema delle eco regioni: è la vera arca di Noè per il nostro futuro.
Ma assumere preppers nella Protezione civile non è nemmeno sbagliato, specie se sono anche artisti.