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Il Punto di Arpocrate di Pasquale Persico/Le ipotesi sul Piano Mattei del Prof. Luigi Paganetto.

Il piano Mattei, oggi,  nel riprendere le idee del fondatore dell’Eni, per una partnership prioritaria con i Paesi africani, è un’iniziativa che vedrebbe il nostro Paese in un ruolo meritorio e  propositivo.  La Val d’Agri, a dispetto dell’immagine prevalente, e l’area di crisi di Taranto, potrebbero essere i luoghi della transizione ecologica, energetica e digitale  da gemellare con le aree africane; si imboccherebbe la strada  capace di  dare pari dignità al tema dei nuovi arcipelaghi di urbanità diffusa,   tra  città grandi ed altre minori , sia in Africa che in Europa, territori in rete per moltiplicare i milieu creativi, finalmente  riconnessi.  Emergerebbe un nuova visione del  decolonialismo sincero e politiche di coesione, anche interno dell’Italia.

Si tratterebbe di parlare nuovamente di sviluppo sostenibile integrato e non di crescita  per città intelligenti , distinguendo tra creatività territoriale ed ecosistemi di innovazione , con una evoluzione significativa delle decisione sul futuro del PNRR, ed oltre. Oggi   le esigenze dei Paesi africani appaiono diversificate ma i recenti lavori sulle eco-regioni  mediterranee del CNR, incoraggiano a perseguire politiche euro-mediterranee per macroregioni gemellate, o federate,  perché omogenee   in termini di clima, geomorfologie e reti geografiche potenziali delle nuove catene globali del valore economico e sociale ( Krugman, geografy and trade).

Si tratterà di individuare una nuova visone della città e dell’altra città come infrastruttura aperta strutturata dentro  un ecosistema a complessità crescente. Emerge  la visone di Carlo Ratti, da sviluppare a Venezia , la biennale di architettura 2025 sulla città territorio che verrà. Per il prof. Paganetto,   l’attività di investimento, oggi,  è resa difficile dall’incertezza determinata dalla dimensione del debito estero e dalla fuga di capitali che affligge una gran parte degli Stati Africani; problema diverso per l’Italia ma connesso all’idea che solo un ruolo strategico della Politica economica potrà farci godere  della sussidiarietà necessaria, e con un protagonismo degli investimenti privati in infrastrutture .

Ci viene ricordato che “Le grandi risorse dell’Africa hanno richiamato una presenza attiva degli Usa, della Cina e della Russia, oltre che dell’Europa,  interessate in particolare ai minerali e alle terre rare ma anche alla logistica, ai traffici marittimi come corridoio di passaggio tra continenti. Si tratta di un quadro complessivo che rende evidente che un programma Mattei di sviluppo richiederà un impegno a livello dell’Unione Europea che, in effetti, ha varato il programma denominato Global Gateway per il finanziamento di investimenti fino a 300 miliardi di euro, ma non ha specificato  il modello di Anticipatory Governce , relativo ai 150 miliardi  destinati all’Africa per connessioni digitali(cavi sottomarini ), reti stradali, connessioni elettriche, rinnovabili e idrogeno verde”.

Dire Piano Mattei, allora,  significa monitorare la verità della nuova comunicazione dell’ENI sul cane a sei zampe anche in Val d’Agri  e fino al golfo di Taranto . Il colore giallo invece che nero, e verde invece che nero,  devono valere per la Val D’Agri, per l’area di Taranto, e per l’ Africa, a differenza di quanto avvenuto dalla nascita grafica del cane a sei Zampe, proprio a Montemurro (PZ).  Va detto, però, che il successo di questa iniziativa richiederà una scelta netta a favore di una politica euro mediterranea specifica . Il presidente della Fondazione economia di Tor Vergata ci ricorda che  non bisogna dimenticare  che molti Paesi europei guardano non già alla sponda Sud e al Mediterraneo,  quanto, piuttosto, al probabile successo dei commerci nel mar Baltico di cui è stata  artefice, storicamente, ed a lungo, la Lega anseatica. Oggi questa  sponda, sembra favorita dal cambiamento del clima. Non dovrebbe sfuggire, però, l’idea  che il Mediterraneo, centrale,  è tornato ad avere centralità con la globalizzazione degli scambi e con l’enorme riduzione dei costi di trasporto collegata al gigantismo dei container ed allo sviluppo digitale della logistica.

Il Mediterraneo è un mare che, come ci ricorda tutto il pensiero federativo di Camus, Spinelli e Silone, diversamente dagli oceani,  non divide in maniera netta il Nord dal Sud e l’Ovest dall’Est e richiede forme di collaborazione tra molte sue sponde. Ecco perché i rapporti con l’Africa esigono forme di partnership innovative , per macroaree, piuttosto che di conflitti, tra le diverse sponde.  Il Global Gateway e il Piano Mattei richiedono, pertanto, una visione euro-mediterranea assolutamente più nella storia contemporanea.  Nel caso delle rinnovabili si guarda alla produzione di energia e alle reti che oggi consentono connessioni impensabili fino a ieri e soprattutto consentono di non trascurare il tema dell’agricoltura sia in Africa che in Europa, argomento trascurato dalla colonizzazione e dalla finta decolonizzazione, con un visione dell’industrializzazione miope e fuori dalla storia, ancora oggi, nonostante  il buio  post industriale che ci avvolge.

Quello che più conta per mettere in moto il meccanismo del Piano Europa Africa, è l’attivazione di investimenti privati sostenuti dalla finanza e dalle Istituzioni internazionali. La strada vincente per il successo del Piano Mattei è parlare di quinta urbanità  creativa per macroregioni con un approccio federativo forte come ipotizzato dalla visione euro-mediterranea poggiata su macroregioni e non sulle nazioni. Ipotizzare  un ruolo degli Stati nazionali come Stati membrana o cerniera, e protagonisti della storia  della nuova economia dei continenti, è l’ipotesi da sviluppare nel nuovo Parlamento europeo.

Via google,  cliccando vivilemuse.it, i luoghi della Val d’Agri e dei tre parchi nazionali mostrano, fino a Taranto,  tutta le loro potenzialità culturali per uscire dal buio dell’Assenza di soggettività, nella definizione di Ernesto de Martino e Carlo Levi. L’Asmel, con i suoi 4400 comuni associati,  deve acquistare trombe per un risveglio  partecipativo e federare comunità dal basso, nell’intera Italia,  a partire da quelle energetiche, poi le fattorie rurali, etc etc, l’artigianato delle abilità e le fabbriche creative, ed iniziatore a parlare di terza ecologia.


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