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Il punto di Arpocrate di Pasquale Persico/Il racconto sul debito buono di Draghi? E’ sparito dal dibattito.

La narrativa delle due Italie, che ci racconta di ampie differenze di reddito tra Nord e Sud del Paese, è conosciuta a livello internazionale e viene da lontano. La luce e le bellezze dell’Italia raccontate dai viaggiatori del Gran Tour provenienti dal Nord Europa hanno sempre raccontato di un ritardo culturale ed istituzionale enorme. A un Centro-Nord più industrializzato, più ricco e dotato di servizi più efficienti, si contrappone un Sud rappresentato come omogeneamente più povero, meno sviluppato, a bassa crescita, con una inesistente qualità dei servizi a civiltà avanzata, sebbene pieno di bellezze naturali ed archeologiche. Lavoce.it propone una domanda fondamentale: ma, quando si considera la geografia in dettaglio, è davvero ancora soltanto una questione Nord-Sud? Emerge con chiarezza – dallo studio presentato nella sintesi giornalistica – che la differenza tra il reddito medio in provincia di Milano e in provincia di Napoli è molto minore di quella tra il reddito dell’individuo più povero e quello più ricco che vivono in provincia di Milano (o di Napoli). Se, poi, confrontiamo le categorie sociali che emigrano dalla provincia di Napoli e quelle che emigrano dalla provincia e/o Città Metropolitana di Milano percepiamo che il tema del Debito Buono e della efficacia della politica economica connessa al Pnrr deve essere approfondito, perché è scomparso dalla valutazione specifica. Il miglioramento della percezione che l’Italia stia sul sentiero giusto (Commissario Gentiloni) come potrebbe influire sullo stato delle cose? Non a caso i diversi ritornelli dei responsabili dei partiti rappresentano un mosaico di voci discordanti rispetto al tema della geografia territoriale da correggere, e in riferimento alla risalita del divario tecnologico e di produttività delle singole aree all’interno dei territori di area vasta. Nord e Sud sono un unico tema per la politica economica europea.

L’Italia deve uscire dal gap storico, non con il solo aggiornamento tecnologico, ma con un peso del debito minore ed una spesa pubblica più orientata dal debito buono. E’ necessario dare efficacia alla nuova politica economica europea che non può essere poggiata su un Paese  ammalato di debito eccessivo; non è possibile risalire dalla crisi con un tasso di accumulazione/investimenti su Pil adeguato al ritardo tecnologico accumulato, è una situazione non affrontabile con la sola sottolineatura della parola innovazione. La politica economica e la politica industriale estraibili dalla lettura degli obiettivi annunciati ed avviati dal governo sono fortemente orientati alla sola ristrutturazione industriale con un peso eccessivo delle richieste sia di Confindustria che dei sindacati, e una propensione all’aggiornamento tecnologico necessario (digitalizzazione e sostenibilità) piuttosto che al ritardo strutturale della produttività totale.

Le variabili chiave non sono risalite, ancora, in maniera adeguata. E allora? Allora è assolutamente improponibile il dibattito dei partiti sulla necessità di interrompere la valutazione del debito buono a favore delle ragioni della emergenza; ancora una volta l’effetto spiazzamento connesso al tema del debito alto allontana ogni proposito di poter intervenire sulla geografia delle disuguaglianza che è il motivo per cui l’Europa ha messo a disposizione le risorse del Pnrr.

Il  tema del divario Nord/Sud rimane storico, da approfondire tenendo conto che i paradigmi della economia sono tutti in difficoltà e che lo stesso concetto di sviluppo è – e rimane ancora – debole sia dal punto di vista della geografia che della storia dei territori delle nuove macroaree euro/mediterranee.

 

 


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