contatore visite free skip to Main Content
info@salernoeconomy.it

La notizia del giorno »

Il Punto di Arpocrate di Pasquale Persico/Finanza di città e di area vasta: anche nell’Area Flegrea?

Con riferimento ai dati nazionali di più osservatori sul  Project Finance, emerge la tendenza di tale tipo di finanza al cambio di scala verso il basso, e ciò nonostante la spinta Pnrr per i grandi progetti. I privati, ma anche i Comuni, protagonisti delle iniziative sul territorio nazionale, incontrano difficoltà a realizzare progetti di scala adeguata alle esigenze di integrazione delle funzioni territoriali contemporanee, (standard materiali ed immateriali di area vasta, questa, non nel senso della legge Del Rio). La finanza per le imprese tende a concentrare l’attenzione sul singolo progetto di investimento senza ispirarsi ad  una visione strategica e larga sul futuro competitivo. Nei processi di pianificazione strategica, invece, si scopre che diventa decisivo il modo in cui si mettono in sequenza i progetti, includendo anche  quelli valutati ex ante non redditizi; questi  potrebbero diventare idonei  quando entrano in campo altri progetti che hanno economie esterne rilevanti, (economie di scopo e di varietà programmate). Emerge il concetto di finanza di città o di area vasta, per rompere l’idea che la finanza debba aggredire i singoli progetti, per  lanciare, invece, la sequenza di progetti (da finanziare): questo contesto emergerà da  un mixage strategico di più fondi e di più organizzazioni che lavorano insieme, siano esse private o pubbliche. In tale visione sale la mediana di quei progetti che, invece, scendono molto al di sotto dei 10-15 milioni di euro. Ecco allora la necessità di studiare nuove metodologie di intervento in grado di legare insieme progetti complementari che in sequenza possono dare al territorio quel valore aggiunto di più ampio respiro, in termini di produttività totale dell’area considerata. Per il sito aggredito dal terremoto dell’Area Flegrea si può pensare ad una finanza di città e di area vasta, cioè alla possibilità di una visione strategica sulla città-infrastruttura complessa del domani e/o arcipelago di nuova urbanità.

Questa breve premessa concettuale mi riporta a ribadire i temi della nuova città infrastruttura complessa dell’Area Flegrea a proposito del decreto-bradisismo in approvazione. E’ l’occasione, subito dopo l’approvazione, di fare nascere più laboratori/membrana di ricerca, sviluppo e progettazione nell’area, capaci di aiutare i singoli Comuni e soggetti privati a rompere la visione chiusa del singolo Comune o addirittura del singolo progetto, come già avvenuto con il tentativo fatto a Bagnoli, a suo tempo con la STU, o con altre idee micro-territoriali. A partire dal litorale flegreo le esigenze di trasformazione urbana mettono in campo l’esigenza di finanziare le complementarietà, i nuovi standard strategici connessi al rischio multiplo, in maniera da dare all’integrazione e alla qualità, le priorità necessarie a mantenere viva l’immagine di città modello per l’urbanistica che verrà.

Cultura, turismo, università, nuova industria e associazioni del sociale, devono camminare insieme, unificando i centri decisionali o creando luoghi di dibattito per la convergenza  verso la città a sostenibilità integrata. La finanza di città può diventare un progetto ambizioso se anche un solo Comune riuscisse a mettere in campo un approccio operativo capace di trasformarsi, nel tempo, in network operativo per dare scala adeguata alla progettazione integrata del territorio, anche fuori confine comunale.

Le imprese hanno bisogno di finanza, ma anche di essere messe in condizioni di apprendere strategie finanziarie; questo vale anche  per gli enti locali e per tutta la strumentazione mista creata ed in evoluzione, anche in ragione dell’originaria idea del Pnrr per soddisfare le esigenze di standard di nuova urbanità. Non perdiamo gli indirizzi strategici del decreto in conversione per dare all’area del territorio flegreo quella qualità di ambito  geografico che l’Islanda, come isolato geografico, ha raggiunto. Quella  popolazione  è capace di interpretare il rischio come opportunità a partire dal vantaggio competitivo della energia sostenibile. Unina e CNR hanno osservatori importanti su quanto avviene in Islanda e possono trasferire i sentimenti di appartenenza tra le due aree che non sono dissimili: una percentuale bassissima della popolazione delle due aree, vuole lasciare l’area, la voglia di stare e di affrontare il rischio con nuove idee di convivenza è vitalità urbana. Basterà, allora, che, dopo il decreto approvato, delle proposte operative semplici emergano, con la quantificazione operativa di sequenze di progetti fattibili, da presentare ad interlocutori capaci di posizionare le sequenze, cioè di assegnare ad esse percorsi di fattibilità più ampi della visione “project finance” stretta. Si sceglieranno percorsi di accompagnamento alla strategia capaci di rendere fattibili sequenze di progetti e non solo singoli progetti. Il tasso di  aumento del valore della città, in linea di massima, è connesso al tasso di sviluppo della qualità delle relazioni sociali ed economiche  potenziali della città, ma anche al tasso di accelerazione dei processi innovativi nelle istituzioni e nelle organizzazioni della città (progetti nuovi), ma questi tassi, per essere somma di opportunità, non devono farsi sommergere  dal tasso di inerzia dovuto all’aumento della complessità organizzativa delle funzioni urbane: deve perciò, emergere, presto, una “intenzionalità strategica” istituzionale.

 


Back To Top
Cerca