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Il Piano strategico del Parco nazionale del Cilento approvato nel 2001 ebbe una sua fase storica di creatività ecologica spinta; la nascita della Città del Parco come Cosmopolis durò la stagione di approvazione delle risorse del PIT Parco da fare arrivare al territorio. L’ipotesi di manutenzione della città del quarto paesaggio è stata, poi, messa in discussione dalla voglia di moltiplicare il tema del turismo come settore principale dello sviluppo. E’ emersa tutta la fragilità del territorio in termini di consapevolezza del patrimonio potenziale, e, nonostante i quattro riconoscimenti Unesco, oggi è molto bassa la misura dell’essere creativi per il mondo in metamorfosi regressiva; la maggior parte dei comuni ha preferito fare la manutenzione dei temi dell’Assenza e riprodurre milieu malinconici. La perdita di popolazione è la variabile proxy sintesi di questa generale regressione. Anche i comuni medio grandi e di costa, hanno, oggi, le caratteristiche statistiche di aree interne. Il lavoro interdisciplinare ed interconnesso che era stato alla base del lavoro di elaborazione del Piano è stato sostituito dalla visione dei singoli comuni, basta fare l’elenco del tipo di finanziamento catturato e spesso non ancora speso. La creatività dell’ingegnere, dell’operatore sociale, dell’urbanista, degli architetti, del geologo utopista, dello specialista degli eventi di comunicazione, di quello della nuova edilizia abitativa, dell’esperto di intelligenza artificiale, dell’esperto di scienze naturali e di clima, dell’ambientalista e dell’artista, ma soprattutto della gente comune che lavora per il proprio territorio,non è entrata in campo, in maniera da costituire la massa critica della metamorfosi opportuna e necessaria.
Camus con la sua visione di Sisifo ci insegna che la ricerca del Milieu Creativo è sempre necessaria, la risalita verso la storia contemporanea è la “rivolta necessaria”, appunto. L’utopia o l’eutopia creativa è da tentare. A partire dalla pandemia, l’annuncio di una transizione ecologica ed energetica si è sovrapposta ai temi della globalizzazione in crisi di risultati. Da più continenti è emerso nuovamente il problema di una ripartenza; questa volta si parla di terza Ecologia, cioè di un impegno al quadrato sulla biodiversità da moltiplicare allontanandosi dal terzo paesaggio della città metropolitana in crisi di urbanità.
Dobbiamo riprendere la lezione della città del Parco? Dobbiamo pensare, nuovamente, sia orizzontalmente, sia verticalmente, per vedere in simultaneità, strategie e dettagli? Uno sviluppo capace di restaurare e ripristinare l’ambiente del buon vivere deve farsi largo. Ripartire dai luoghi dell’assenza, e/o dai non luoghi e tentare di innestare processi di milieu creativi, potrebbe essere una strategia?
Caggiano, Polla e S. Arsenio, nella loro storia recente, pur sapendo che la creatività non è sempre una ricetta salva territori, possono vantare la nascita di nuovi laboratori a creatività flessibile. Caggiano ha attratto in tre palazzi prestigiosi alcuni archivi del contemporaneo della Fondazione Morra di assoluto valore mondiale, e nella sua area artigianale alcune imprese si segnalano per una creatività spinta verso l’innovazione (vedi Albero in cemento che assorbe CO2 ed il Furgone per l‘agricoltura a quattro ruote motrici a trazione elettrica). Polla e il suo nuovo Palazzo, Palazzo Albirosa, accoglie un centro studi dedicato alle neuroscienze a spettro di conoscenza largo, e si candida a rivoluzionare la Medicina di Comunità. Infine, S. Arsenio, con il suo Progetto di Summer School dedicata alle Fabbriche Creative per ricalibrare la nuova formazione dei giovani, si affida all’ IRIS-CNR per riorientare l’offerta di lavoro utile.. Un rottura dei confini diventa, pertanto, il presupposto per parlare di Milieu creativi a geografia variabile; i tre comuni , insieme, parlano di nuovi arcipelaghi di urbanità e terza ecologia, da mettere in rete lungo l’Appennino verso il Pollino. Sabato 27 luglio un raggruppamento di adolescenti ha seguito Luca, un giovane dodicenne, capace di suonare la tromba con pause di silenzio lunghe per farsi riconoscere dal Nibbio reale, recentemente apparso a Polla. Il Nibbio reale vive bene nelle Valli delle Orchidee dei tre Parchi nazionali contigui; il Nibbio reale è, anche, l’uccello studiato da Leonardo da Vinci per apprendere come indossare i nuovi occhiali della mente e costruire macroscopi capaci di farci capire che le mappe non sono il territorio; Lui, lo scienziato sintesi di mille saperi, aveva capito che saper generare mappe, però, da usare con creatività, era ed è una buona prassi per parlare di Milieu Creativi.
*Il Punto di Arpocrate ritorna su SalernoEconomy dopo la pausa estiva.
Appuntamento a lunedì 23 settembre 2024.