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Le città stanno investendo su turismo e cultura per accompagnare l’angelo sterminato della concentrazione della ricchezza finanziaria in luoghi specifici dei capoluoghi e di alcune medie realtà urbane. Potrebbe essere, questa, la visione larga di quello che Lucia Tozzi, studiosa di politiche urbane, racconta nel suo ultimo libro, “L’invenzione di Milano. Culto della comunicazione e politiche urbane”, “rasoi” -“Cronopio”. Lei parte da Torino, prima città in Italia che si è dotata di un piano strategico, puntando su grandi eventi, (le Olimpiadi invernali) e riposizionando la sua immagine di città, su cultura e turismo. L’autrice – con il suo macroscopio della mente – allarga lo sguardo alle grandi metropoli del mondo – da New York a Tokio e Parigi – per dedicarsi al tema della metamorfosi del paesaggio urbano connesso alla trasformazione di Milano, per effetto di un marketing strategico senza precedenti
Il piano è rimorchio della rendita urbana e finanziaria; ha spostato le risorse materiali ed immateriali relative alla cultura, alla ricerca ed ai servizi di welfare, scuola e sanità, soprattutto, a favore di una metropoli contemporanea che compete con le “città sogno” per una centralità del lusso e della finanza, poggiata sulla crescita delle rendite di determinate classi sociali.
Un attrattore di andata e ritorno senza bilancio (sociale) e paesaggistico ambientale condiviso. Il libro non tratta del solito discorso sulla crisi del capitalismo, ma di un’analisi concreta di quello che sta accadendo a Milano e che viene scimmiottato da altre città, con meno capacità espansive della rendita urbana e finanziaria, vedi Roma e Napoli come esempio. La tesi è convincente. Il processo è da analizzare a fondo, come sta facendo un altro studioso, Enrico Pugliese, sociologo di chiara fama, che dopo una vita trascorsa a studiare i fenomeni migratori del Mezzogiorno, si è dedicato a quelli dalle gradi città del Nord. La tesi di Pugliese arriva a conclusioni illuminanti, connesse a quanto specifica tesi Lucia Tozzi. La privatizzazione della città pubblica, per rispondere alla domanda di turismo e connetterla al sostegno della rendita urbana e finanziaria, aiuta la concentrazione della ricchezza in generale. Le aree della città prescelta moltiplicano i fenomeni di marginalizzazione di altre aree fino a rendere chiusi gli altri spazi della urbanità potenziale. L’immagine della città modernizzata finisce per neutralizzare e catturare anche le forze che porterebbero attrito nel sistema, fino a sviluppare una controtendenza potenziale, utile a fermare questa linea strategica diabolica.
Ecco la mia avvertenza anche per Napoli e Salerno: cultura e turismo sono diavoli con le ali dell’angelo sterminatore, indossiamo almeno gli occhiali della mente di Pistoletto.