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I sapienti e ciò che si avvicina.
Gli uomini sanno le cose presenti / Gli dei conoscono quelle future, / assoluti padroni di ogni luce/ Ma del Futuro avvertono i sapienti ciò che s’appressa/ Tra le gravi cure degli studi, l’udito ecco si turba d’un tratto/ A loro giungono le oscure voci di fatti che il domani adduce/ Fuori, per via, la turba non sente nulla, con le orecchie dure.
(Konstantinos Kavafis)
Il grido del poeta potrebbe essere dedicato a tutti coloro che hanno percepito la presenza politica di Salvini come inappropriata nel momento storico che viviamo; esso chiama le persone impegnate a costruire ponti (come Letta) ad un maggiore impegno. E’ in grado Letta (ed altri ) di farsi raccontare da Filippo Andreatta (oggi sapiente accademico) quale era il clima di mobilitazione dei ragazzi che accompagnavano Prodi in bus per incontrare, in mille piazze italiane, i nuovi cittadini del popolo dell’Ulivo “largo”? Quel tentativo di allora ha bisogno di una moltiplicazione dei bus e degli equipaggi, è necessario raggiungere i 10.000 luoghi dell’Italia per diffondere l’idea che la storia di una nuova Europa può congiungersi alla nostra storia. Incontrare tutti, fare ponti a doppia corsia, andata e ritorno, soprattutto per i votanti di Salvini, come fece Prodi per gli abitanti padani del tempo avverso.
Questa volta lo sguardo lungo di cui parla Draghi deve appartenere ad una coalizione larga, larghissima – come avverrà in Germania – una coalizione ponte, europeista convinta, che porta tutta l’Italia ad essere protagonista della civiltà plurale che ha desiderio di parlare di un continente di nuova umanità; un continente rigenerato di macroregioni e di Stati capaci di elaborare una transizione dolce ma radicale, verso una patto collaborativo, moltiplicato tra regioni, città e nazioni in transizione verso una quinta urbanità plurale.