contatore visite free skip to Main Content
info@salernoeconomy.it

La notizia del giorno »

Il Punto di Arpocrate di Pasquale Persico/Area Flegrea, progetto pilota del Piano Mattei per l’Africa.

Il Ministro Musumeci, dopo l’alluvione in Toscana, ha voluto ribadire che da anni mancano in Italia sia una cultura che un impegno serio sulla prevenzione dei rischi multipli (terremoto ed alluvioni), rischi con i quali non solo dovremo convivere in futuro ma che ci dovranno insegnare come costruire una prospettiva di città bastevole e consapevole di stare sul sentiero giusto di transizione energetica ed ambientale. Il piano Mattei in elaborazione e con cabina di regia molto allargata, fino alle Università ed ai centri di ricerca, potrebbe accettare l’idea che, oltre alla Val d’Agri, un secondo progetto di area vasta venga sperimentato per tutta l’Area Flegrea. Questa volta è un protagonismo nuovo della popolazione insediata che chiede di diventare pivot sussidiario della completa eliminazione delle fonti fossili dal territorio della cosiddetta caldera. Si tratta di cambiare, o velocizzare, l’obiettivo annunciato per l’Africa nel decreto denominato Descalzi, perché ispirato da Eni. Nel decreto si accentua l’idea di concorrere con il Piano Mattei alla nuova sicurezza nazionale, compresa quella energetica, climatica , alimentare e del benessere delle popolazioni. Ebbene, sia le aree terremoto, che quelle a forte fragilità idrogeologica, hanno bisogno di una rapida inversione di tendenza verso la riduzione dell’uso del suolo per correggere errori storici sul come è organizzata la città in termini di nuovi standard immateriali e materiali.  La sicurezza e la vivibilità dovranno essere garantite, in prospettiva, a tutti i cittadini in maniera equa e con pari diritto al rischio di fallimento del  già costruito e del futuro da costruire. Per l’Area Flegrea vi sono i presupposti scientifici e realizzativi  per eliminare la fornitura di energia da fonti fossili e utilizzare al massimo, accelerando la transizione, l’uso da fonti rinnovabili, a partire dalla geotermia, il solare e altre fonti  di nuova generazione. Occorrerebbe, per Eni, che ha fissato al 2050 il raggiungimento dell’obiettivo di zero emissioni in Africa, insieme alla “gemella” Snam, concorrere ad eliminare ogni accumulo di  fonti fossili, gas e  petrolio, da tutta l’Area Flegrea, anche in connessione al rischio vulcanico potenziale. Per molti scienziati di chiara fama il percorso non è astratto, ma oltre alla verifica dei 75.000 edifici a rischio per bradisismo e terremoto, occorrerebbe considerare altri problemi congiunti e anche quello della presenza di accumulo di gas, benzina e diesel nell’area non è un rischio marginale.  Torna il tema della cosiddetta sottrazione addizionante già rispolverata dal Punto di Arpocrate a proposito dell’eccesso  di abusi  edilizi nella penisola di Sorrento ed Amalfi, dove una metodologia di sottrazione addizionante, di pianificazione, potrebbe essere  orientata all’aumento del valore ambientale, culturale  e di sicurezza  per la popolazione residente o temporaneamente residente. Il progetto strategico dell’Eni non deve trascurare il potenziale strategico dell’Enel sulle altre tecnologie, a partire dalla geotermia e dalle altre fonti rinnovabili. Esso dovrà trovare la possibilità di fare camminare con pari dignità sia il progetto di Hub per  fare arrivare dall’Africa all’Europa i gas (provenienti dall’Africa) insieme ad altre materie prime strategiche, che il progetto di costruzione di nuove città, sia in Africa che in Italia, poggiate sulle risorse potenziali dei luoghi, che sono a maggiore rischio congiunto, ma possono  approfittare della rivoluzione scientifica in atto, per ricavare risorse finanziarie fresche per implementare  le modalità nuove di costruire, con obiettivi di  transizione accelerata sull’uso dell’energia e del costruito intelligente. Se i sindaci dell’Area Flegrea, guidati dal sindaco della città metropolitana, che finalmente riconosce la soggettività politica ed istituzionale dell’area omogenea, chiedessero  di avviare il progetto a cui si è fatto cenno, con la sensibilità espressa dal  Ministro Musumeci, il governo avrebbe finalmente la possibilità di allontanare il dubbio che il Piano Mattei sia soltanto una delle strategie del Piano Descalzi, che si avvantaggia di una nuova regia-sponda poggiata su Palazzo Chigi. Abbiamo bisogno questa volta di un progetto con l’Africa e per l’Africa  che allontani ogni dubbio sull’ipotesi di una decolonizzazione sincera, e che sia orientato al futuro, se vogliamo essere protagonisti credibili sui temi della pace.


Back To Top
Cerca