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La notizia del giorno »

Il Punto di Arpocrate di Pasquale Persico/Architettura, Ruskin, le pietre di Venezia e l’Europa che verrà.

Nel bel libro di Ruskin su  Venezia il tema dell’architettura viene analizzato rendendo esplicito il nesso  che l’architettura, appunto, di Venezia ha con quella del resto dell’Europa, a partire dalle origini. Il libro apre così la nostra mente sull’architettura Europea come storia degli attraversamenti di civiltà eterogenee. Un rappresentazione della  geografia politica e sociale, in tutte le sue varianti, belle o brutte,  interessanti o da approfondire, antiche o contemporanee, e svela la propensione della nostra civiltà a diventare plurale. I segni fondatori arrivano dalla Grecia attraverso Roma, ci appare, poi, un vigore cromatico che esprime le loro connessioni con le civiltà dell’Oriente, si  segnala, inoltre, la necessità di aprirsi ad altri continenti. Oggi  vogliamo capire, dopo la pandemia e le guerre in campo, come fare evolvere la vita nelle città dell’Europa larga, ma, soprattutto, come uscire dal pericolo di una profonda regressione o decadenza. Se si tiene presente questo profilo di indagine, e le connessioni della storia e delle civiltà coinvolte, sarà agevole svolgere il tema del possibile futuro. La collana che indosseremo sarà piena di  chicchi dei nuovi grani da piantare, nei luoghi giusti per la risorgenza di una civiltà di un continente che ha stratificato valori di democrazia, concordia, equità e reciprocità da non perdere.

E’ iniziata con largo anticipo una campagna elettorale sui temi dell’Europa desiderata, il linguaggio è confuso e non si capisce se prevale l’ignoranza o il desiderio di non rendere espliciti gli obiettivi. Non resta che cercare di mettere in ordine, nelle prossime settimane, le parole chiave del cambiamento politico ed istituzionale necessario, per illuminare i valori principali delle due Costituzioni, quella europea e quella italiana,

La politica economica  dovrà essere ispirata dai principi base che guardano a quattro parole chiave, concordia,  per formare comunità aperte, sussidiarietà integrale, per fare evolvere i principi della democrazia diretta,  equità, per correggere il sociale rilevante sottratto dalla globalizzazione – comprime i diritti e aumenta i divari, in nome del commercio e della crescita, armonia, per riportare sul sentiero giusto il dialogo tra nazioni, sul diritto all’ambiente, alla salute ed al lavoro; riferimenti e principi che non sono più ben interpretati dai movimenti collettivi tradizionali (partiti, sindacati, movimenti religiosi e movimenti  corporativi). Mettere alle strette la vecchia classe dirigente diventa una priorità, fare emergere cosi la visione plurale; le città con l’altro,  immaginate da Simone Weil,  proprio pensando al suo contributo su Venezia Salva, devono essere il miraggio di riferimento della nuova politica.

Parliamo, pertanto, di una nuova storia da scrivere in modo da fare nascere una discontinuità precisa per l’Europa, allontanando ancora una volta il pericolo di guerre e nazionalismi, che ci circonda; bisogna coltivare nuovi principi di governance meta-sociali, capaci di prospettare regole di cooperazione vantaggiose (la concordia in campo) con valenze decisionali riconoscibili (molto lontane dai comunicati odierni sull’Europa che verrà). Deve emergere, approfittando del sentimento di non exit dell’Italia dall’Europa (circa il 70%),  la nuova visione dello Stato nazionale in evoluzione, rispetto a quello regressivo in campo, e non solo in Italia, ancora troppo impegnato a garantire i trasferimenti di valori monetari, a poteri corporativi e, spesso, monopolisti.

Uno Stato riconoscibile, deve emergere, per la sua capacità di percorrere le reti transnazionali, per garantire il dialogo redistributivo per  le autonomie locali a diversa cittadinanza culturale.

In definitiva, dobbiamo delineare i caratteri dell’Europa come campo di nuovi legami tra Stati in evoluzione, che disegnano macroaree di cooperazione, poggiate su coerenti ecoregioni globali,  dove il laboratorio del cuore e delle menti del cittadino europeo sia orientato a disegnare ed  interpretare il nuovo paradigma di identità e sviluppo, a civiltà plurale, dando voce alla diminuzione del debito ecologico, del debito energetico e del debito morale accumulato nelle istituzioni, incapaci di rendere evidente la loro etica perseguita, specie se riferita ai nostri principi costituzionali, presenti nelle due Costituzioni citate.


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