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Il Punto di Arpocrate di Pasquale Persico/A Trecase il Vesuvio si richiama di nuovo Montagna buona e bella.

L’area omogenea interno/vesuviana ha bisogno di una revisione profonda dello statuto della città metropolitana per poter esprimere tutto il suo potenziale. Certo il Vesuvio è guardato da tutta la popolazione, oltre 500 mila persone, ma queste popolazione ha la mente altrove, anche in termini di macroregioni di riferimento. Per fare questa riflessione andrebbe utilizzato un articolo dello statuto della città metropolitana che consente di inquadrare lo spazio di programmazione con una visione aperta. Mi riferisco alla possibilità di accordi di reciprocità tra territori di  diverse province. Oggi la politica dovrebbe porsi il problema di come le istanze dell’economia si possano intrecciare con le scienze per affrontare il tema di lungo periodo che chiamiamo oramai con chiarezza “clima e transizione ecologica”.

Abbiamo bisogno di una nuova rappresentazione della volontà dei cittadini di partecipare,  perché è l’unica strada per ricucire l’oramai compromesso legame tra politica ed elettori; vi è una responsabilità costituzionale di tutti i cosiddetti partiti perché – con il loro guardarsi allo specchio –  hanno provocato un completo spiazzamento del modo in cui loro dovevano dedicarsi al funzionamento delle istituzioni, preservando e migliorando l’efficacia delle stesse, per poi applicarsi – con la politica economica – alla loro efficienza. Le città metropolitane – e quella di Napoli in particolare – non hanno sciolto il nodo dell’elezione diretta del sindaco metropolitano ed hanno lasciato al capoluogo un ruolo gerarchico tradizionale nel definire il potenziale degli altri comuni.

Vi è quindi un ritardo culturale che vede i nuovi arcipelaghi urbani esterni ai capoluoghi, in contraddizione con il modello di governance delle città metropolitane.

L’area interno/vesuviano è l’esempio lampante; i comuni che guardano al mare, a partire dal potenziale  paesaggistico, propendono per una visione del futuro contemporaneo molto più legato al tema della cultura, del turismo sostenibile e dell’agricoltura degli ingredienti, legata anche al tema del paesaggio sublime, per non parlare di archeologia da riproporre per  più epoche storiche accanto a quella classica.

Ecco, allora, che dovranno essere proprio i sindaci di questa area omogenea/disomogenea a reclamare una nuova visione del tutto, proprio in questa fase di elaborazione del piano metropolitano.

C’è bisogno di nuove corrispondenze tra rappresentazioni del potenziale e processi politici da generare: questa esigenza è ben apparsa a Trecase durante le giornate della bellezza del paesaggio,  dove una nuova rete di sindaci ha trovato informazioni ed empatia nel riconoscersi nel progetto agricoltura e turismo nella visione espressa dal MAW, il museo arte, vino, cultura e viti, che è incardinato culturalmente e scientificamente, nel Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II. Esso oggi, persegue obiettivi di cuciture e rammendi strategici per raggiungere obiettivi culturali e scientifici ai processi di aggregazione rispetto alla percezione del paesaggio di qualità. La filosofia del MAW è in linea con i nuovi obiettivi ICOM dei musei contemporanei e può essere così riassunto: è necessario essere un poco più raffinati e scientifici quando diciamo che c’è un modo là fuori, fino a diventare più esigenti nel rinegoziare la distinzione sottilissima tra fatti e valori.

Allora, a partire dal vino e dalla sua storia,  l’indagine di come è fatta e di cosa è fatta la realtà,  non deve portare a generici distinguo sul destino delle aree omogenee. Va approfondito e risolto il tema della giusta rappresentazione per poter richiamare la sussidiarietà profonda dei cittadini residenti e dei residenti equivalenti; bisogna moltiplicare l’impegno sul nuovo disegno istituzionale, in cui approccio scientifico e culturale stanno insieme e sono riconoscibili, e, quindi, lontani dai pregiudizi sulla cattiva politica che circonda proprio quei territori; essi  sono stati vittima della manipolazione politica connessa al tema del paesaggio e dei rischi naturali.

L’invito a chiamare il Vesuvio nuovamente Montagna – a Trecase – è un cambio di visione strategica?


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