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Il Punto di Arpocrate di Pasquale Persico/A Tramutola un Mosaico “luminoso” parla di “nuova urbanità”.

La Scuola Mosaicisti del Friuli è attiva a Spilimbergo (PN) dal 1922. Oggi la Scuola Mosaicisti è  una scuola professionale che si propone di dare senso alla storia e dare spazio alle soluzioni contemporanee, stimolando la ricerca, la creatività, la partecipazione personale. L’educazione alla bellezza sul paesaggio percepito, che non è solo uno sfondo teorico. Sul territorio d’azione , essa ha una  triplice funzione: didattica, promozionale e produttiva.

A Scuola s’insegnano e s’imparano le tecniche del mosaico con tutte le loro regole e peculiarità (tipologia romana, bizantina, moderna, contemporanea), ma si pongono anche le basi per creare, per fare ricerca e sperimentazione sui tema dei nuovi standard immateriali della città che verrà.

Nell’ormai lontano 2010, l’artista Ugo Marano parlò, in un’aula di quella scuola, dove era riconosciuto come maestro mosaicista, della  sua esperienza di innovatore, ribadendo che la scuola doveva continuamente rinnovare il rapporto tra architettura e spazio urbano. La scorsa settimana, dopo un incontro al Comune di Tramutola, il sindaco, Luigi Marotta, ha voluto che incontrassi i maestri mosaicisti Marisa Molano, Silvano Malano e Giuseppe Malillo, questo ultimo emigrante di ritorno, dinanzi al mosaico realizzato, da loro, come professori della Scuola, per il centro storico. Per me è stato facile ricordare che la realizzazione, in quello spazio del centro antico, poteva essere   un messaggio sia per  gli emigranti di ritorno, per ritrovare atmosfere di nuova urbanità e di accoglienza, che per  gli abitanti dell’intera Valle, come nuova luce sul paesaggio percepito. Tramutola da tempo, anche con la proposta del progetto “Ecosistema di Innovazione”, approvato ma non ancora finanziato, invoca per il suo territorio e per tutta la Valle, una ripartenza forte sulla nuova percezione del paesaggio, per allontanare la malinconia che pervade la popolazione residente che perde popolazione in età attiva e sente che anche la speranza trasmessa dalle risorse disponibili  del Pnrr tarda a divenire progetto di nuova urbanità diffusa e percepita.

E’ stato proprio il Sindaco a voler ribadire, ai presenti, in occasione della foto di gruppo, che quel nuovo spazio è solo un tassello del mosaico che il territorio ha in mente, per ribaltare la percezione del paesaggio della Valle.

Un Museo di Città, a Tramutola, dovrà raccontare la storia delle trivellazioni, che tra poco compirà i primi cento anni e supererà un numero incredibile di fori profondi. Ma l’intera Valle dovrà ripartire anche dalle opportunità che gli accordi di compensazione, tra compagnie petrolifere e Regione, (legge Marzano) lasciano intravvedere. Una risalita dal terzo paesaggio incoerente verso un paesaggio a funzionalità ecologica superiore , dovrà nuovamente essere la qualità da inseguire.

La Valle dell‘Irno e Tramutola, dovranno essere percepiti come luoghi di un esperimento di nuova urbanità ed umanità larga che abbracciano anche le aree montane; luoghi nuovi dovranno  raccontare storie di integrazione tra transizione ecologica, transizione digitale e transizione climatica. La mitigazione  dei rischi geomorfologici percepiti dovrà, inoltre, rilanciare i temi della ricerca e dello sviluppo come base per una nuova capacità di attrarre giovani impegnati nei nuovi distretti produttivi a spettro plurale.

L’utopia della Valle delle Orchidee nuovamente in campo? Speriamo, ma soprattutto la voglia di ripartenza necessaria, poggiata su una nuova consapevolezza non più comprimibile; il coro allargato  delle ibridazioni, auspicato anche dal mosaico e dalla sua luce, è già una realtà che parla di una volontà politica e sussidiaria.

 


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