contatore visite free skip to Main Content
info@salernoeconomy.it

GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Mentre diventa sempre più difficile fare previsioni sull’andamento dell’economia meridionale nei prossimi 12-24 mesi, appare evidente il ruolo delle dinamiche innovative dell'ospitalità.
Il più forte “attrattore” turistico? Il cibo di qualità
I numeri conferiscono sostanza alla centralità del food quale elemento portante delle nuove strategie di sviluppo economico ed occupazionale. Il problema sostanziale resta, senza dubbio, l’individuazione di un modello di sviluppo capace di ricalibrare interventi (e finanziamenti) sulla base di quanto le imprese hanno saputo fare (da sole) nei duri anni della crisi recessiva.

Diventa sempre più difficile fare previsioni sull’andamento dell’economia meridionale nei prossimi 12/24 mesi. Tra l’altro, il gioco delle micro/percentuali in aumento o in diminuzione da tempo offusca il vero tema da affrontare in maniera chiara e con un’adeguata dose di pragmatismo. Il problema sostanziale resta, senza dubbio, l’individuazione di un modello di sviluppo capace di ricalibrare interventi (e finanziamenti) sulla base di quanto le imprese hanno saputo fare (da sole) nei duri anni della crisi recessiva. Insomma, si dovrebbe prendere atto del mutato scenario e procedere di conseguenza. Per fare un esempio concreto: la vera novità in provincia di Salerno (ma anche in larga parte della Campania e di molte altre regioni del Mezzogiorno) riguarda il consolidamento e la crescita del giro di affari di un consistente numero di imprese agricole impegnate nella produzione di ortofrutta di qualità e nel segmento della quarta gamma. O di aziende che, altro esempio rilevante, hanno scelto con passione e determinazione l’approccio biologico, incrociando il loro destino con i nuovi stili di vita molto attenti alla tracciabilità del prodotto ed alla sua componente salutistica. E’ intorno a questa rinascita dell’agricoltura – peraltro sostenuta da un’ondata di giovani imprenditori con un profilo formativo e professionale medio/alto in grado di attivare ricadute tecnologiche e promozionali di forte impatto – che si assiste già da qualche tempo ad un nuovo “assemblaggio” delle filiere del turismo e del tempo libero. I territori provano a fare sistema al loro interno, mettendo insieme asset forti, trainanti: agricoltura/agro-alimentare/tutela del paesaggio/beni culturali ed ambientali/variegata e competitiva offerta turistica. In altre parole, intorno al cibo, al “food” vengono elaborate proposte che possono cogliere l’attenzione di diversi target di visitatori. Si amplia, cioè, il potenziale attrattivo. Che cosa manca ancora? Drammaticamente non appare il profilo di un disegno di sistema riconducibile al pubblico. Non si intravede e non si percepisce affatto un progetto organico, ben strutturato finalizzato a sostenere questa nuova ed ampia offerta che i territori stanno provando a lanciare sui mercati internazionali, prim’ancora che interni (anche alla luce di una congiuntura che ha tolto appeal ad altre mete del Mediterraneo afflitte da conflitti bellici e da altre problematiche legate al terrorismo).
Alcuni numeri conferiscono sostanza alla centralità del food quale elemento portante delle nuove strategie di sviluppo economico ed occupazionale. Secondo un’indagine della Coldiretti “più di sei stranieri su dieci (62%) durante la permanenza in Italia fanno shopping di cibo che batte nettamente negli acquisti i tradizionali souvenir (50%), l’abbigliamento (48%) e l’artigianato (25%)”. Se si allarga il quadro anche ai turisti italiani, oltre un terzo della spesa di quanti sono in vacanza nel nostro Paese “è stato destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per acquistare prodotti enogastronomici”. Se si tirano le somme, il consumo di pasti nella ristorazione (14 miliardi) e l’acquisto di prodotti alimentari nei negozi e nei mercati (12 miliardi) compongono una spesa per cibo e bevande pari a circa 26 miliardi di euro a fronte di un totale di 75 miliardi del fatturato turistico complessivo. Dati che fanno riflettere e che invitano a lavorare con il massimo impegno partendo dal vero tesoro che abbiamo sotto i nostri occhi: siamo gli unici al mondo ad avere a disposizione 4.965 prodotti alimentari tradizionali censiti dalle regioni; 285 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg.
Possibile che ancora Enti ed Istituzioni non riescano a fare decollare partenariati pubblico/privati in ogni territorio in modo da rafforzare strutturalmente un’offerta così qualitativamente rilevante? Praticamente tra le più forti (se non la più forte) al mondo?
Ernesto Pappalardo
direttore@salernoeconomy.it
@PappalardoE

2985981192016165551-1
Back To Top
Cerca