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La “manutenzione” dei progetti di utopia, il motivo profondo che alimenta ancora l’umanesimo che verrà.
Il pensiero di Nitti ed il “vuoto” della villa a Maratea
“Che sorpresa, nei dibattiti giornalistici anche chi ha sbagliato ogni previsione sul futuro dei rapporti tra Patto Atlantico e Russia continua ad essere opinionista di riferimento su quello che accadrà”.

di Pasquale Persico

Avevo deciso di non parlare di Villa Nitti quando, molti anni fa, si allontanò l’idea che potesse essere la sede del Parco Marino di Maratea e di molte altre attività connesse al tema del mare e del Mediterraneo. Ne parlo oggi, dopo che già per la rubrica “Il Punto di Arpocrate” sono stato incapace di aggiungere parole al silenzio e mi sono fatto aiutare da Franco Arminio con la sua poetica militante. Sono anche sorpreso che nei dibattiti giornalistici anche chi ha sbagliato ogni previsione sul futuro dei rapporti tra Patto Atlantico e Russia continui ad essere opinionista di riferimento su quello che avverrà. E, allora, mi  è venuto in mente che Nitti aveva fatto una previsione importante e credibile, per il suo tempo, essendo lui non certamente schierato con i comunisti. Rifare, allora, la cronaca del perché, come pensatore e politico a mente aperta, egli fosse contrario al Patto Atlantico, rimane una riflessione da riconsiderare, pur  alimentando “sospetti”  sbagliati su una posizione, oggi, generalmente avversata. Il ragionamento di Nitti era poggiato sulla convinzione del suo pensare all’Europa già nel 1922; l’Europa delle trincee doveva essere un ricordo da allontanare ad ogni costo,  perché erano evidenti le risorgenze nazionaliste nel campo largo della geografia politica (europea). Era, pertanto, ed a maggior ragione importante evitare la politica dei blocchi contrapposti. E nel luglio 1949 la sua ferma opposizione al Patto Atlantico correva al ricordo del 1919, quando da presidente del Consiglio aveva preso accordi commerciali e di collaborazione scientifica con la Russia, seppur bolscevica. Lui, favorevole al piano Marshall, considerava incoerente il carattere militare del Patto Atlantico invece di un’Europa aperta ai commerci, agli scambi culturali.

Per lui il dubbio: “Il Patto Atlantico sarà causa di una più grande guerra, o sarà causa di Pace?”. La domanda rimane oggi viva più che mai e rifare la storia dei se e dei ma non porta da nessuna parte. Bisogna andare oltre il tema che la storia che si ripete ed immaginare, oggi con difficoltà, quale speranza di successo avrà il dialogo nella storia che ci parlerà del futuro. Simone Weil rimane un riferimento importante per il suo atteggiamento alla militanza, per essere sempre pro-attivi, ma per lei il parametro per decidere c’era sempre: l’altro è sacro e saperlo ritrovare nei luoghi dell’azione è sempre un esperimento di apprendimento sul possibile futuro.

Per Villa Nitti bastava fare la “manutenzione” dei progetti di utopia di Nitti, era questo il motivo profondo della sua famiglia nel donarla in uso culturale e per l’umanesimo che verrà.

 

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Pasquale Persico
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