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Il Manifesto Unitario delle rappresentanze della provincia di Salerno. Una nuova stagione di impegno civico per un nuovo ruolo delle categorie

E’ stato presentato, nella sede di Confindustria Salerno, il “Manifesto Unitario della rappresentanze categoriali della provincia di Salerno”. Il documento, firmato da Confindustria Salerno, Casartigiani, Confcommercio, Confesercenti; Coldiretti, CNA, Unimpresa, Unione degli Art. e P.I. CLAAI, Confartigianato Imprese ALI, Confcooperative, Cidec, Ance, C.I.A. e Confagricoltura, nasce sulla base di un rinnovato impegno civico nel difficile contesto economico, sociale e produttivo nel quale ormai da anni si dibattono il Mezzogiorno e l’intero Paese. “Con questo documento – si legge nella premessa del “Manifesto” – intendiamo lanciare un segnale di coesione nuovo, basato su valori e principi che ci accomunano. Un cambio culturale del nostro modo di essere insieme classe dirigente”. Un mutamento che si rende particolarmente necessario soprattutto in momenti di crisi e di difficoltà gravi e complesse. “E’ proprio in questi momenti – si legge ancora nel testo – che chi ha responsabilità di rappresentanza deve trasmettere a se stesso e agli altri il convincimento che non bisogna assolutamente regredire, ritraendosi di fronte alle difficoltà, quanto piuttosto tentare ogni strada utile per avanzare, non lasciandosi sfuggire alcuna opportunità”. Il documento si articola in quattro ambiti di riferimento di cui si riporta di seguito una breve sintesi. Per una nuova stagione della rappresentanza. In questo articolato contesto il ruolo della rappresentanza – fortemente in crisi – deve essere rimodulato, partendo dalla consapevolezza che “(…) essa non può e non deve essere autoreferenziale e non deve seguire logiche di divisioni simil-partitiche. Chi assume ruoli di rappresentanza datoriale deve, necessariamente, essere al servizio dei propri iscritti, deve rappresentare gli interessi diffusi della propria categoria, senza sovrapporre a questi interessi di natura personale. Per fare ciò chi sceglie la strada della rappresentanza dovrà avere un elevatissimo grado di autonomia nella sua azione. Siamo in una fase in cui le associazioni datoriali dovranno svolgere più azioni “sindacali”, cogliendo le necessità dei propri iscritti, infondendo loro un nuovo senso dell’appartenenza”. Per una politica al servizio del territorio. “(…) In una provincia in cui, dietro ad ogni scelta, talvolta, si intravede o si vuole intravedere una “simpatia” politica o addirittura una preferenza partitica, non è mai sufficiente ribadire l’indipendenza delle associazioni datoriali nelle scelte e nelle azioni che si intraprendono”. E ancora “(…) l’evidente e continua contrapposizione tra i palazzi della politica salernitana penalizza, inevitabilmente, il già precario tessuto economico, mettendo a serio rischio la competizione tra territori cui, ormai, dobbiamo abituarci se vogliamo ancora competere con le nostre imprese”. Con lo sguardo rivolto ai temi nazionali: “(….) assistiamo, in queste settimane, con alterna intensità, al dibattito sulla riforma della legge elettorale. Tanto riteniamo che essa sia improcrastinabile da dichiarare, in maniera convinta, che se dovessimo ritrovarci alla prossima tornata elettorale con le medesime regole, non esiteremo a valutare la possibilità di non esercitare affatto il nostro diritto di voto.” Per una cultura della legalità sempre più diffusa. Altro punto cruciale si individua nella riaffermazione del principio di legalità e di assoluto rispetto delle leggi. “Il valore della legalità assume – è ribadito nel “Manifesto” – il senso della credibilità stessa delle nostre attività. Legalità intesa, innanzitutto, come lotta al malaffare”. “Vogliamo – scrivono le categorie imprenditoriali – evidenziare in maniera chiara e inequivocabile che siamo per la difesa delle nostre realtà imprenditoriali da qualsiasi forma di illegalità criminale”. Per una burocrazia efficiente ed efficace. “E’ inutile ricordare – a questo proposito – che il cattivo funzionamento della macchina burocratica è tra le prime cause di mancata attrazione del nostro Paese. Siamo consci che le procedure di molti Enti sono dettate da specifiche disposizioni normative di livello nazionale o regionale, ma ciò non può essere un alibi per giustificarne le diseconomie che possono pregiudicare seriamente la competizione dei territori cui tutti siamo chiamati. Per questo c’è bisogno di un cambio di rotta totale”.


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