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Andiamo veloci verso una civiltà plurale per invertire la tendenza alla decadenza dell'Europa.
Il giro d’Italia e Romando Prodi
Tra i sogni nascosti del professore emiliano c’è sempre stata l’idea di partecipare (e vincere) la grande corsa tricolore. Potremmo farlo davvero questo percorso. Abbiamo anche la bandiera - con i colori dell’Italia e del Mediterraneo - che può ricordare i pensieri di Camus.

di Pasquale Persico

Le parole a cui ho fatto riferimento nella prima storia per introdurre i temi del dopo crisi – Concordia, Rispetto (misura), Reciprocità (civiltà), Pluralità (visione culturale aperta) – ci accompagnano anche nella seconda storia che riguarda Romano Prodi come riferimento storico/istituzionale per definire il periodo dal quale il debito ambientale si moltiplica insieme al debito pubblico.

Mi ero recato al Pontificio Seminario Campano Interregionale, con sede a Posillipo, Napoli,  per consegnare  a Prodi la mia conversazione (immaginaria) sulla narrazione dell’economia e della politica vissuta da lui, e per offrire, poi, sempre a lui la scelta di eliminare la parola immaginaria. Nella mia narrazione sono partito dal giorno in cui nella sede del Cenacolo de “il Mulino”, la casa editrice dove, dopo la caduta del primo governo Berlusconi, Romano Prodi pensava alla parola Concordia, non solo come  mito del buon Governo ipotizzato dal Lorenzetti per Siena, ma come antidoto, necessario, ed oggi richiamato dal Presidente Mattarella, per fare uscire l’Italia unita  dalla crisi istituzionale e politica di quel periodo.

Prodi comunicò al Presidente della Repubblica Scalfaro la possibile maggioranza con accordo con la Lega. Nacque invece il governo Dini e da allora la cosiddetta democrazia dell’alternanza lasciò in soffitta una parola tanto necessaria. Il progetto dell’Ulivo, invece, sposò, per ragioni di convenienza e prospettiva politica, la parola alternanza. Quando poi Prodi divenne presidente della Ue, la stessa parola, Concordia, fu fortemente bocciata dal referendum francese ed olandese sulla costituzione europea. Prevalse  l’idea di fare camminare la moneta unica come presupposto per altre politiche.  Senza Concordia la parola Rispetto non poteva camminare con efficacia nella apparente nuova Europa. In quel periodo fu solo la Città di Bologna che volle portare anche Salerno, Città Piccola, al tavolo Eurocity come esempio di una piccola città da tenere in rete sui temi dell’ alta connettività.

La fragilità dei governi si era nel frattempo connessa alla  parola odio e, di conseguenza, si allontanano i temi della Reciprocità istituzionale come base per  una governance  capace di attuare le pratiche verticali intrecciate con quelle orizzontali.

Basterà ricordare  le ragioni della caduta del primo governo Prodi e le irragionevoli fasi del  secondo fallimento. Spesso – con riferimento al racconto della prima esperienza – si amplifica il risultato della diminuzione del debito pubblico, ma non si parla degli errori connessi all’utilizzo dei progetti sponda per ottenere quel risultato.

Con Ciampi Ministro del Tesoro nel Sud arrivano solo 0.80 dei finanziamenti Ue aggiuntivi. Si gettavano le basi per una scellerata politica di finanziamenti a pioggia e delle pratiche di contabilità dei progetti sponda. Non vi fu nessun tempo giusto per introdurre i temi di governance multilivello e di revisione del modello connesso al tema delle eco-regioni europee, direttive europee già presenti in quel periodo, sebbene con poche risorse disponibili (non poche in Campania ma sprecate durante i governi regionali per la disattenzione mostrata nei confronti del debito ecologico in crescita, mille miliardi delle vecchie lire).

Del resto, lo sviluppo della concorrenza tra partiti in aggregazione nell’area del centro destra e partiti in aggregazione nell’area del centro sinistra, non lasciava spazio a una visione dei progetti strategici condivisi da sviluppare nel lungo periodo (vedi, per esempio, l’approccio Bindi alla Sanità pubblica).

In definitiva la conversazione con Prodi tendeva a condividere il periodo dal quale la correlazione tra debito ecologico e debito pubblico indebolisce fortemente il potenziale di sviluppo dell’Italia che, pure, poteva contribuire ad offrire all’Europa le sue parole chiave per cambiare rotta e prefigurare una politica economica a fiscalità innovativa.

Ma il Grande Tema che la Facoltà Teologica voleva affrontare quella sera  era la possibile narrazione di un futuro (per L’Europa ed il Mediterraneo), e per quel tema la mia conversazione con Romano Prodi risaliva molto più indietro.

La metafora della Valle delle Orchidee e la cronaca raccontata nel mio libro (La Valle delle Orchidee, ed Laveglia) facevano riemergere i pensieri dei giganti del pensiero europeo che a partire dalla prima guerra mondiale avevano predicato invano. Ricordavo a Romano Prodi che dopo la caduta del primo governo da lui guidato, per comprendere con semplicità quanto accadeva, bastava misurare il continuo rincorrersi dell’aumento del debito ecologico e del debito pubblico . Questi due aumenti si specchiano anche nel divario crescente tra Roi, cioè il rendimento associabile agli investimenti delle aziende, e Roe, cioè gli investimenti legati alla finanza creativa e spesso speculativa.

Un disastro annunciato, basato, ovviamente, sull’impossibilità di coniugare per l’Italia e l’Europa le quattro parole chiave che sono utili anche nel racconto- che faremo tra qualche settimana – a livello macro.

La conversazione immaginaria consegnata a Prodi prevedeva, però, un finale drammatico ma con speranza. Gli ricordai che fra i suoi sogni nascosti vi è sempre stata l’idea di partecipare e vincere il Giro d’Italia. Forse potevamo, provocatoriamente rifarlo, quel giro.  Questa volta non in bus, come avevamo fatto con Filippo Andreatta per mettere insieme le identità delle città d’Italia, ma in bici e lentamente con una bandiera con i colori dell’Europa e del Mediterraneo che ricordasse i pensieri di Camus. Il ribelle lucido, in una celebre lezione tenuta ad Atene, nel 1955, espose con malinconia il suo giudizio sulla visione miope degli accordi doganali del Trattato di Roma  e suggeriva di camminare veloci verso  una civiltà  plurale e culturale capace di invertire la tendenza alla decadenza della civiltà europea.

Oggi la  crisi della pandemia costringe i Paesi del Mediterraneo e dell’Europa ad elaborare un’unica visione strategica per uscire dalla crisi ed una bandiera da fare sventolare nuovamente – come miraggio o come progetto – può essere finalmente riconosciuta. Ancor Camus in tutte le lingue del nuovo continente, nella competizione globale, può investire in un nuovo umanesimo contemporaneo.

Ecco, la conversazione immaginaria diventa nuovo progetto di condivisione come il racconto di un’amicizia fatta di confronto e stima sui temi della visione strategica per l’Italia manifatturiera.

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Pasquale Persico
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