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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

A Bruxelles siederanno, secondo i più recenti sondaggi, i principali leader delle forze politiche italiane.
Il gioco dell’Europa? Prima di tutto: non perdere
La definizione delle nuove strategie e delle scelte necessarie per evitare il più pieno isolamento nel prossimo periodo, impone una nuova cronologia decisionale che prende spunto dalla scelta principale, l’individuazione precisa degli attori che dovranno condurci nel mondo che verrà.

 

E, alla fine, sono tutti lì, a contendersi un posto per il parlamento europeo, con tanti saluti alla necessità di garantire la necessaria presenza qualitativamente valida in un luogo fin da adesso rivestito della necessità di determinare scelte sostanziali, veramente utili a garantire la sopravvivenza di un continente incastonato tra due, tre, quattro colossi globali che hanno fin qui già svolto il ruolo di devastatori prevalenti anche a livello bellico, con gravi tragedie in termini di vite umane e di distruzione di interi comprensori geografici. Sì, nel parlamento europeo siederanno – così sembra anche a sondaggi quasi ultimati – i principali leader delle forze politiche italiane e ci sarà, apportando una percentuale stimata tra il 2 e il 4 per cento, anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Come pure la segretaria del Pd, Elly Schlein, ha scelto di candidarsi e di entrare direttamente nello scenario europeo, senza stare troppo a pensare a quanto previsto e dichiarato da diversi leader che propria a Bruxelles e a Strasburgo hanno già sperimentato la rilevanza di decisioni prese in quella sede che ha ormai assunto un ruolo determinante, soprattutto nel contesto di un confronto – sempre più muscolare con potenze che di fatto hanno già assunto il ruolo di veri e propri continenti – che rischia di schiacciare quello che resta del mondo. Dopo l’emergenza della pandemia, è apparso ancora più evidente che solo l’assetto continentale, in quando articolazione più  ampia e consistente, può mettere insieme non solo le risorse economiche necessarie, ma proprio quelle politiche, nei più vari campi strategici, indispensabili a garantire la vera e propria sopravvivenza negli anni futuri. La definizione delle nuove strategie e delle scelte necessarie per evitare il più pieno isolamento dell’Europa nel prossimo periodo, impone una nuova cronologia decisionale che prende spunto dalla scelta principale: l’individuazione precisa degli attori che dovranno condurci, possibilmente con precisione e saggezza, nel mondo che verrà. E che non sarà del tutto aperto a coagulare scelte e decisioni, per così dire, convenienti per l’Europa e per tutti quegli Stati che avranno il compito e la responsabilità di individuare (e, poi, attuare) provvedimenti, non solo equi e giusti, ma anche adeguati a contrastare le volontà egemoniche – sì, egemoniche – dei quattro colossi che ben conosciamo (Cina, Usa, Russia e, leggermente distaccata, India) ma di tanti aspiranti protagonisti che, al momento, sono solo carichi di risorse, ma, fortunatamente,  non di tecnologie in grado di trasformarle in ricchezza prevalente. In altre parole, si sta per consumare – o si è già consumata e lo scopriremo molto presto – una battaglia che affida alla politica l’ultima rappresentazione utile a definire impegni, programmi, alleanze, sconfitte e presunte vittorie. Resta davanti a noi la speranza di non continuare a perdere la costruzione della pace e di una ciclicità in grado di dare risposte operative ai mille problemi che emergono e si consolidano quotidianamente.

Eppure non si percepisce ancora bene quale mondo di problemi è più urgente affrontare. Si ha sempre la sensazione che tutto possa ridursi a quelle briscole giocate sui tavoli dell’estate, dove è importante vincere e basta, perché così arriva subito il premio scommesso prima di sedersi a giocare. Peccato che nell’urna si articoli un gioco molto più grande e difficile. Un gioco che tutti abbiamo bisogno di non perdere. Non tanto di vincere.

Ernesto Pappalardo

direttore@salernoeconomy.it

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