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L'altra notizia »

Il Gatto Selvatico di Pasquale Persico/A Grumento la biblioteca, l’altra città, le “aree interne”.

L’antropologo Tim Ingold in un suo recente libro,“ Siamo Linee “ può essere associato al Direttore generale dei Musei del Ministero dei Beni culturali, Massimo Osanna. Nel suo ultimo libro,  “Mondo Nuovo”, Osanna, citando Torre di Satriano, un luogo delle aree interne non città, propone    una rilettura delle ibridazioni culturali e genetiche tra popoli, appunto, delle aree interne e città costiere, nei secoli della formazione della cosiddetta Magna  Grecia. Su questa premessa, e ripartendo dai nuovi studi sull’archeologia, si può immaginare di scrivere  di oggi, ed avere una  fonte di ripensamento alla definizione di ecosistema di innovazioni, più adatta a leggere il potenziale delle aree vaste, fatte di intrecci ancora persistenti. Osanna si affianca all’antropologo citato nella critica al paradigma dei social network connessi alla globalizzazione ed alla visione degli ecosistemi di innovazione che arriva da una superficiale lettura del PNRR.

Nel linguaggio della rivista de “Il Gatto Selvatico”, che ha accompagnato Mattei durante il suo periodo all’ENI, si può affermare, che il libro “Siamo Linee”,  mette in   discussione l’approccio miope sulla produttività degli ecosistemi. In esso si  ricorda che gli esseri umani, come gli altri esseri della terra, non si comportano come punti del territorio, ma come linee che si intrecciano in tessuti evolutivi. Si formano, così, nodi di connessioni semplici (il racconto dell’archeologia di Torre di Satriano) o complessi (città della Magna Grecia e loro evoluzione territoriale). Pur dando importanza ai temi dell’intelligenza artificiale ed alla transizione ecologica, bisogna abbandonare l’idea che la vita è un problema da risolvere ed intraprendere la strada del vivere la vita degli intrecci. I legami, tra viventi e territorio, sono tutti ancora da scoprire specie nelle aree interne dove il groviglio delle relazione dell’ecosistema da caratterizzare è tutto da ridefinire in termini di ecosistema a geografia moltiplicata, ovvero a geomorfologia da ridefinire in termini di discipline incrociate (Transdiscipline come  La danza di Matisse per Inglod) . Abitare il Milieu come luogo di mezzo significa essere e mettersi insieme ai nodi ed alle relazioni tra potenziale della Natura e storia nuova; relazioni che ci obbligano a passare ad una lettura della geografia dell’area vasta, con gli occhi della ecologia della mente e della  complessità. Il  territorio è molto di più delle mappe della conoscenza disponibili. Economia ed ecologia hanno bisogno di un approfondimento più complesso che spieghi tutto il divenire, avendo approfondito tutto il da dove e perché si sono affermati gli intrecci degli esseri umani. Si deve tener presente, con una nuova consapevolezza, di tutti gli altri intrecci degli esseri terra geologici, delle altre specie vegetali, fino agli intrecci con e tra  esseri umani. La sostenibilità diventa una nuova profondità e non solo un concetto legato al debito finanziario. Il tema della sostenibilità e della produttività, inquadrato nel documento Draghi, solo nella storia del capitalismo e del progetto connesso al colonialismo ed alla decolonizzazione potenziale, ha bisogno di una critica di exit più che di voice (Hirshman e l’importanza di arrivare tardi). Si tratta di ripensare (vedi Osanna ) al modo in cui delle nuove comunità ibridate , e rimosse dall’Assenza dalla storia, ripensano all’Oikos, il luogo dell’abitare, casa o città,  non solo meditando sulle idee dei governanti globali: si devono  proporre  nuove modalità di approfondimento, non solo visioni dall’alto verso il basso, ma intrecciando più visioni dal basso verso nuovi intrecci di comunità aperte a sussidiarietà contemporanea. Le aree interne possono, come  arcipelago di nuova urbanità, reinterpretare la Sussidiarietà con la lettera maiuscola. Diventa sempre più necessaria, questa nuova sussidiarietà, per restituire soggettività politica ai territori ed alle comunità dei nuovi arcipelaghi di area vasta.  Si tratta, allora,  di prendersi cura, e responsabilità,  degli ecosistemi in evoluzione. Si tratta di avere fiducia in nuove generazioni digitali, anche un poco disincantate,  rispetto alle aspettative di risoluzioni di problemi complessi (incompleta rappresentazione della realtà ). Una nuova capacità di guardare ancora al come saper consumare, per saper stabilire un rapporto nuovo tra città e ruralità , e tra  industria e reti di standard ad urbanità contemporanea. Anci ed Asmel devono intensificare la loro capacità di lettura e di azione,  creando nuovo spazi di intrecci tra comunità e territori, per rendere le comunità, della città e dell’altra città, capaci di non perdere la storia dei luoghi; in sintesi, si tratta di creare nuove urbanità in reti metropolitane o arcipelaghi della quinta urbanità o della terza ecologia. Mani e voci delle nuove generazioni, come le anguille, dovranno ereditare informazioni genetiche dal passato ma saper sempre intravedere il viaggio da rifare,  evitando di diventare grande anguilla, basandosi sul poco che si vede intorno a sé, con la  decisione di restare stanziale (storia della Fiat e non solo). L’ONU ed i Paesi partecipanti mostrano nei diversi linguaggi e comportamenti l’aver perso l’amor mundi, dice l’antropologo Tin Ingold. Ringiovanire il passato, fino a chiamarlo Mondo Nuovo (Osanna), deve servire a riparare, sottrarre incoerenze e situazioni avverse, al potenziale della Natura, fino a scoprire nuovi inizi.

Riconoscere il possibile progetto, tra Utopia e Eutopia, è la missione dei gatti selvatici ispirati dalla rivista Eni nata nel 1955.  Il pensiero dei luoghi assenti (Carlo Levi) riparte dal nuovo potenziale di intrecci tra comunità aperte, con una nuova visone del vivere tra e con  gli esseri terra.

La terza ecologia, allora riparte da Torre di Satriano, verso la Val d’Agri e fino al golfo di Taranto? Incontriamoci spesso alla biblioteca del Gatto Selvatico di Grumento per trovare alcune risposte.


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