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Il quadro che emerge da alcuni studi della Coldiretti e dall’elaborazione dei dati di Unioncamere.
Il boom degli agricoltori “under 35”
L’incidenza percentuale (4,6%) del valore aggiunto del comparto su quello totale della provincia di Salerno (anno 2014) è nettamente superiore al dato regionale (2,7%), a quello riferito all’area Sud/Isole (3,7%) e a quello nazionale (2,2%).

(Er.Pa.) – Il fenomeno della nuova imprenditoria giovanile nel settore dell’agricoltura ha caratteristiche ben precise che vale la pena di approfondire. Non si tratta soltanto di percorsi stimolati dalla carenza di occupazione, ma di scelte precise, basate sulla valutazione delle notevoli potenzialità di crescita che il comparto primario – soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno – non ha ancora espresso. E’ interessante notare che l’incidenza percentuale (4,6%) del valore aggiunto del comparto su quello totale della provincia di Salerno (anno 2014) è nettamente superiore al dato regionale (2,7%), a quello riferito all’area Sud/Isole (3,7%) e a quello nazionale (2,2%). La sfida dei prossimi mesi e anni sarà innalzare il più possibile gli standard qualitativi estendendoli in maniera capillare ai cicli produttivi delle aziende. Altra criticità da avviare a soluzione resta, in ogni caso, l’eccessiva frammentazione dell’offerta che indebolisce soprattutto le micro e piccole imprese stritolate dalla logica dei grandi numeri dominante nel maggiori canali distributivi. Il boom delle imprese agricole giovanili.
Se si analizza il trend di crescita delle imprese giovanili rilevate nel secondo trimestre dell’anno in corso, si evince che circa il 10% delle nuove iniziative nate su impulso degli under 35 “opera in agricoltura”, segmento produttivo che “si classifica come il più gettonato dai giovani dopo il commercio”. E’questo il quadro che emerge da un’analisi della Coldiretti – su dati Unioncamere – che sottolinea come stia prendendo forma sotto i nostri (distratti) occhi una vera e propria “rivoluzione” delle scelte giovanili “con la nascita nelle campagne italiane di ben 3051 imprese nel secondo trimestre del 2016”. “Quasi un’azienda agricola su tre nate nel periodo preso in esame è condotta da giovani che – sottolinea la Coldiretti – rappresentano una nuova generazione di contadini, allevatori, pescatori e pastori che costituiscono uno dei principali vettori di crescita del settore agroalimentare italiano grazie ad una rapida acquisizione dei processi innovativi”. “Tra chi fa dell’agricoltura una scelta di vita, la vera novità rispetto al passato – rimarca sempre la Coldiretti – sono le new entry da altri settori o da diversi vissuti familiari che hanno deciso di scommettere sulla campagna con estro, passione, innovazione e professionalità, i cosiddetti agricoltori di prima generazione”.
Il profilo dei nuovi agricoltori.
L’analisi di Coldiretti/Ixe’ (resa nota a fine agosto di quest’anno) spiega che “tra le new entry giovanili nelle campagne, ben la metà è laureata, il 57 per cento ha fatto innovazione, ma soprattutto il 74 per cento è orgoglioso del lavoro fatto e il 78 per cento è più contento di prima. La scelta di diventare imprenditore agricolo è, peraltro, apprezzata per il 57 per cento anche dalle persone vicine, genitori, parenti, compagni o amici”.
Le attività delle nuove imprese.
Il settanta per cento delle imprese under 35 opera in attività “che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta; dalle fattorie didattiche agli agri-asilo; ma anche alle attività ricreative come la cura dell’orto e i corsi di cucina in campagna; l’agricoltura sociale per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti; la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agri-benessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili”. “Il risultato è che – è sempre scritto in una nota di sintesi della Coldiretti – le aziende agricole dei giovani possiedono, una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più”.


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