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di Pasquale Persico
Francoise Russo-Marie direttrice della Chartreuse d’arte contemporanea di Sevres – Parigi – invita, in particolare, l’artista Mimmo Longobardi a ideare una mostra e un evento che richiamino i temi del Mediterraneo e del futuro della civiltà europea. Il pensiero va subito al viaggio in Grecia del 1955 di Albert Camus e alla sua lezione magistrale tenuta ad Atene dopo un percorso nei luoghi del mito durato oltre quindici giorni. Il pensiero d’artista elabora azioni di arti visive per congiungersi ai temi con nuove opere d’arte contemporanea capaci di dialogare con le popolazioni mediterranee. Dopo il mio contributo sulla necessità di partire dall’Europa e dalle Macroregioni con una nuova e più fattibile proposta per conferire all’Europa e agli Stati una prospettiva appartenente alla storia futura, non poche condivisioni mi sono arrivate ma anche molti messaggi di scetticismo da chi ha perso ogni speranza. Paradossalmente la proposta dell’artista presentata ai giovani di una parte significativa del Cilento ha incontrato un entusiasmo nuovo e confortante rispetto al tema della risalita della speranza programmatica ancora viva.
Scrivere in questo anno che è il sessantesimo anno dalla morte tragica del Premio Nobel Camus significa ricordare la sua lezione fatta in Grecia sulla domanda ancora attualissima: “Qual è il futuro della civiltà Europea?”. In quella lezione emerse un frase ancora viva riferita agli Stati: “L’Europa è costretta da una ventina di lacci storici (si riferiva alle Nazioni) in un quadro rigido all’interno del quale non riesce a respirare”.
La lezione di Camus è di una lucidità politica che arriva fino ad oggi. Socialista libertario qual era, credeva nel federalismo europeo e mondiale. Per vincere la pace era convinto che l’Europa dovesse andare oltre la confederazione di Stati, soprattutto in un contesto mondiale dominato dall’internazionalizzazione dell’economia (ecco dove poggia la mia idea di impossibilità di una politica economica nazionale efficace). Egli, distinguendo tra totalità e diversità unita, indica un’unione fondata sulla misura (vedi le contraddizioni della Francia) e sul rispetto delle diversità.
Il paradigma Identità e diversità è quello da coniugare (proposto da un ventennio per i temi del Parco del Cilento) e la piazza sul pianoro con altre mille bandiere invoca di partire dal suo pensiero ed affidarlo al vento ricordando le sue parole: “La civiltà europea è innanzitutto una civiltà plurale. Voglio dire che essa è il luogo della diversità degli ideali, degli opposti, dei valori contrastati e della dialettica senza sintesi. Una civiltà viva deve rispettare l’individuo. Di conseguenza la difesa del pluralismo sta alla base di Unità Europea rispettosa delle diversità”.
Oggi ma anche ieri , quando nacque il trattato di Roma, gli Stati cercano di riorganizzarsi e ristrutturarsi ricorrendo a fragili unioni doganali, spesso con altre guerre. La montagna del continente europeo con tutto il suo potenziale di civiltà non fa nessun salto culturale e partorisce topolini e panni caldi, in una continuità storica impressionante.

Pasquale Persico