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I numeri dell'economia »

Il 17 ottobre del 1516, a poco meno di dieci anni, sposò Isabella Villamarino (o Villamarina), figlia del suo tutore Bernardo.
Ferrante Sanseverino e la “rinascita” dello Studium generale (1)
La politica, la società e la cultura nel principato di Salerno, nella prima metà del Cinquecento, furono profondamente influenzate dalle scelte fatte e dai provvedimenti adottati da personaggi come il vicerè del Regno di Napoli Pedro Álvarez de Toledo ed il Priore del Collegio Medico salernitano Paolo Grisignano.

di Giuseppe Ferrantino

Sul ruolo svolto dal principe Ferrante Sanseverino nella rinascita dello Studium di Salerno, nella prima metà del Cinquecento, sono stati dati giudizi non sempre concordi.

Paolo Grisignano, Priore del Collegio Medico al tempo di Ferrante Sanseverino, nell’Esposizione degli Aphorismi di Ippocrate evidenziò che il principe “aveva fatto rinascere lo Studium sostenendolo con successo.” (2) Salvatore De Renzi scrisse che i principi Sanseverino “rivolsero tutte le loro cure a richiamare in onoranza la Scuola, raccogliendo gli uomini più distinti del Regno” (3). Paul Oskar Kristeller parlò di una chiara reviviscenza della Scuola di Salerno nel XVI secolo e che questa reviviscenza era comunemente attribuita all’attivo interessamento di Ferrante Sanseverino, (4) mentre, Leopoldo Cassese diede un giudizio severo ritenendo che è “Da accogliere eventualmente con molte riserve ed opportuna cautela, l’affermazione che nel ‘500 si verificò una reviviscenza dell’attività scientifica dello Studio salernitano, per la ragione che la presenza di una o più persone in fama di rappresentanti di alta cultura, non riuscì a creare una corrente nuova ed innovatrice di pensiero” (5). Donato Dente ritiene che gli studiosi presenti nello Studio di Salerno nella prima metà del Cinquecento incisero in maniera limitata sulla società e sull’ambiente di corte, in quanto gli effetti, della cultura di cui erano portatori, “potevano essere avvertiti solo da poche persone” e sottolinea che la cultura prodotta dagli interessi dei Sanseverino “ritornò, per un certo periodo a rinnovare e ricambiare i motivi filosofici e giuridici, scientifici ed eruditi nello Studio” (6). Aurelio Musi, qualche anno dopo, ha scritto “La fase sanseverinesca appare come una breve congiuntura felice destinata a non invertire una tendenza alla dequalificazione degli organismi culturali della città.” (7) Di diverso avviso è Vittoria Bonani la quale ritiene che l’arrivo a Salerno di lettori, oggi diremmo docenti, di grande spessore culturale, oltre a determinare una profonda trasformazione dello Studium cui corrispose una rinascita culturale che interessò in particolare i medici, lasciò un segno duraturo del loro magistero, che non si limitò allo Studio e alla Corte, anche se in alcuni casi rimasero a Salerno solo pochi anni (8).

La politica, la società e la cultura nel principato di Salerno, nella prima metà del Cinquecento, furono profondamente influenzate dalle scelte fatte e dai provvedimenti adottati da personaggi quali il principe di Salerno Ferrante Sanseverino, il vicerè del Regno di Napoli Pedro Álvarez de Toledo ed il Priore del Collegio Medico salernitano Paolo Grisignano.

Il principe Ferrante Sanseverino nacque a Napoli il 18 gennaio del 1507 ed il 17 ottobre del 1516, a poco meno di dieci anni, sposò Isabella Villamarino (o Villamarina), figlia del suo tutore Bernardo. L’educazione di Ferrante durante l’infanzia e nei primi anni dell’adolescenza fu affidata a Giovanni d’Ogeda e Giacinto Castelvi, e fu di matrice spagnola (9). Egli completò l’istruzione con altri maestri fra i quali, per le lettere latine e greche, Antonio Mari e Pomponio Gaurico (10). “Era, come dice il Summonte, di mediocre e garbata statura, di pelo biondo con occhi bianchi, bello di volto e di vivace sguardo, nei movimenti piacevole, di grande ingegno, nel parlar grave, per natura liberalissimo, magnanimo, onde era amato universalmente da tutta la città di Napoli” (11). Alla morte del padre il principe Roberto II Sanseverino, avvenuta il 2 novembre 1508, Ferrante a poco meno di due anni d’età, ereditò un complesso di terre e domini che includeva gran parte del Principato Citra e della Basilicata (12). Fu un valoroso uomo d’armi, la più famosa tra le sue imprese militari è stata la partecipazione alla conquista della Goletta e di Tunisi nel 1535, (13) alla quale prese parte con il grado di generale della fanteria italiana (14). I rapporti tra il principe di Salerno ed il vicerè del Regno di Napoli Pedro Álvarez de Toledo si deteriorarono progressivamente. Uno dei tanti motivi che contrapposero il principe ed il vicerè fu il tentativo di quest’ultimo di introdurre a Napoli il tribunale spagnolo dell’Inquisizione (15). Ferrante Sanseverino e Placido di Sangro furono eletti quali ambasciatori dai seggi di Napoli (organi di governo cittadino) presso l’Imperatore Carlo V, al fine di scongiurare l’introduzione dell’Inquisizione (16). Giunti a Norimberga, mentre Placido di Sangro dopo molte insistenze fu ricevuto dall’Imperatore e rassicurato che l’Inquisizione non sarebbe stata introdotta nel Regno di Napoli, il principe Sanseverino non fu ricevuto e fu trattenuto per un anno presso la corte spagnola e quando fu congedato ebbe l’ordine dall’Imperatore di non interferire in faccende pubbliche. Andò prima a Salerno e dopo otto giorni a Napoli. Il suo ritorno in questa città fu trionfale e solo dopo tre giorni si recò dal vicerè. Probabilmente fin d’allora fu decisa la rovina del principe e dei suoi amici e seguaci (17). Infatti, Ferrante fu chiamato in giudizio per l’illegittimo possesso della Dogana di Salerno, ma la contestazione del fisco era infondata e la sentenza fu favorevole al principe. Le disavventure non erano finite, il 4 giugno 1551 Ferrante tornando da Napoli, tra Cava e Vietri fu colpito da un colpo di archibugio al di sopra del ginocchio sinistro (18, 19) e come se non bastasse fu accusato di eresia, di ribellione, di sodomia, di aver trattato con fuoriusciti e protetto banditi. Non sentendosi più al sicuro decise di lasciare il Regno (20). Con pochi vassalli e con Bernardo Tasso, suo segretario, s’imbarco per la Repubblica di Venezia giungendo a Padova nel dicembre 1551 (21). A Venezia nel 1552 con atto pubblico rinunciò ai suoi possedimenti per non essere dichiarato traditore. Il vicerè nell’aprile 1552 lo proclamò ribelle, lo dichiarò decaduto dai domini che aveva nel Regno e fece sancire la sua condanna a morte dal Consiglio collaterale (22, 23). Subito dopo cominciò la vendita dei beni di Ferrante Sanseverino, che come per legge fu affidata alla Regia Camera della Sommaria, operazione che determinò lo smembramento dello Stato (24) del principe di Salerno in piccole baronie, (25) causandone una lenta e inesorabile decadenza economica. Ferrante fu accolto da Enrico II, re di Francia, da cui ebbe in feudo le terre di Tarascon e Bel Cajre poste sulla riva del Rodano e una provvigione annua di ventimila scudi (26, 27). Tentò di ritornare nel Regno di Napoli senza riuscirvi. Intanto alla moglie Isabella Villamarino, fortemente indebitata, fu imposto di lasciare Napoli e recarsi a Barcellona. Dopo qualche tempo le fu concesso di ritornare a Napoli, ma colta da un colpo di apoplessia morì e fu sepolta a Madrid. Intanto, Enrico II rimase ucciso durante un torneo ed il Sanseverino rimase senza protettori (28). Ferrante dopo la morte di sua moglie Isabella avvenuta nel 1559 si risposò con una avignonese una tal «belle Philippine» (29). Trascorse gli ultimi anni di vita in povertà. Morì nel 1568 ad Avignone a 61 anni senza aver avuto eredi (30). La sua seconda moglie cercò denaro presso la corte francese per farlo seppellire onorevolmente senza riuscirvi (31). Triste epilogo della vita di un principe che “aveva un gran concetto della potenza baronale e di se stesso” (32).

Altro personaggio che segnò il destino di Salerno e del suo Studium fu Pedro Álvarez de Toledo che fu viceré del regno di Napoli, per un lungo periodo, dal 1532 al 1553 anno della sua morte. Il suo governo fu orientato a reprimere le velleità di autonomia dei feudatari. Salerno, nel Cinquecento, durante il governo spagnolo (33) passò “da centro di un grande stato feudale a modesta realtà urbana della nuova organizzazione statale spagnola” (34). Le province furono annichilite e furono accentrate a Napoli le principali funzioni politiche, amministrative e culturali (35). La motivazione della disfatta, avvenuta al tempo del Toledo, dell’uomo che aveva fatto rinascere Salerno la troviamo nelle parole di Benedetto Croce: “Ferrante Sanseverino, principe di Salerno, rappresenta la sottomissione e la trasformazione del baronaggio napoletano accaduta sotto il dominio spagnolo” (36). Gli anni di massimo splendore del principato di Salerno sono stati quelli che vanno dal 1522 (anno di emancipazione di Ferrante Sanseverino, al compimento del quindicesimo anno d’età, il quale fu principe di Salerno dal 1508 al 1552) (37) al 1551 (anno in cui egli lascia il Regno di Napoli per non farvi più ritorno) (38). In questo periodo si ebbe anche la rinascita dello Studium di Salerno grazie all’impegno profuso dal principe Ferrante Sanseverino e da sua moglie Isabella Villamarino (o Villamarina), nata presumibilmente nel 1506 e morta nel 1559 (39, 40). Salerno divenne “un centro di irradiazione ed un polo di attrazione polito-finanziario e culturale di notevole interesse” (41), infatti, nacquero accademie letterarie e filosofiche come quelle degli Accordati e dei Rozzi (42), ambienti questi in cui gli studiosi potevano confrontarsi e scambiarsi idee liberamente nei più disparati ambiti, quali, politico, religioso, filosofico e medico. Il clima di renovatio della corte salernitana dell’epoca lo si deve anche alla principessa Isabella Villamarino donna colta e raffinata (43) che fu promotrice della vita culturale salernitana (44). Ferrante Sanseverino chiamò a Salerno personalità del mondo della cultura medica, filosofica e giuridica, quali Marco Antonio Zimara, Agostino Nifo, Matteo Macigni, Girolamo Balduino, Francesco Storella, Simone Porzio (dottore in arti e medicina, risulta lettore nel 1527 nello Studium di Salerno) (45), Giovanni Bolognetti (giurista, insegnò a Salerno dal 1540 al 1543, nel 1562 vi tornerà ad insegnare per un breve periodo), (46) Scipione Capece (fu a Salerno nel 1543 come insegnante di diritto) (47). Ferrante, inoltre, ebbe al suo servizio il poeta Bernardo Tasso in qualità di segretario ed il poeta Vincenzo Martelli il quale si occupò prevalentemente della gestione finanziaria del principato (48).

Personalità di spicco fu Marco Antonio Zimara, nato a San Pietro in Galatina in provincia di Lecce nel 1470 circa, che nel 1501 conseguì il grado di dottore in Artibus, oggi diremmo in Filosofia, a Padova. Il suo nome è legato alla storia dell’aristotelismo e dell’averroismo (49). Egli stipulò un contratto con la città di Salerno il 19 maggio 1521 e vi insegnò fino al 1522. Trattò gli argomenti dei Principi generali di medicina, opera di Averroè tradotta in latino e nota come Colliget (50), mentre, nel trattato Problemata (o Quesiti salernitani) raccolse parte delle le sue lezioni sotto forma di domanda e risposta. La fortuna di questa opera ha fatto sì che essa fosse stampata e letta fino al 1840, quindi ben oltre lo scioglimento del Collegio medico salernitano e la conseguente chiusura della Scuola (51). Morì a Padova nel 1532 circa (52).

Altra personalità che insegnò nello Studium di Salerno fu Agostino Nifo. Nacque a Sessa Aurunca intorno al 1469-1470 e nel 1490 conseguì a Padova il grado di doctor artium. Il Nifo, conteso da diversi Studi, nell’autunno del 1507 accettò l’invito di Roberto II Sanseverino che aveva intenzione di dare nuovo lustro allo Studium di Salerno. Ma la sua permanenza a Salerno fu breve, in quanto dopo la morte prematura del principe Roberto avvenuta nel 1508, decise di trasferirsi a Napoli dove gli furono assegnate le cattedre di filosofia e medicina. Tra Napoli e Salerno scrisse il Perihermenias hoc est De interpretatione liber (1507), l’Aristotelis physicarum acroasum hoc est natualium auscultationum liber; le Commentationes in Librum de substantia orbis (1508); il De beatitudine animae (1508); il Metaphysicarum disputationum dilucidarium (1511); ma fu la pubblicazione del De immortatlitate animae libellus il 27 ottobre 1518 a far guadagnare al Nifo i favori del papa Leone X, forse anche per l’intervento del suo parente Girolamo Nifo allora medico del pontefice, che nel luglio del 1520 lo nominò Conte palatino con la facoltà di insignirsi delle armi dei Medici, di concedere la licenza di baccelliere e i gradi dottorali in diritto canonico e civile, di creare notai e giudici e di poter rendere nobili tre persone. Dal 1519 al 1521 insegnò presso lo Studium di Pisa. Nel 1522 accettò l’invito di Ferrante (53, 54) e ricoprirà l’incarico di lettore di Filosofia e di Medicina presso lo Studium di Salerno, per un lungo periodo, dal 1522 al 1531 e dal 1533 al 1535, e proprio a Salerno scrisse il De ratione medendi libri quatuor, testo in cui rappresentò che il medico riconoscendo i sintomi delle patologie doveva fare diagnosi, stabilirne l’eziologia e quindi prescrivere una terapia efficace (55). Per il Nifo questi furono anni di fervidi studi e pubblicazioni. Nel maggio 1522 furono pubblicati i Collectanea ac commentaria in libros de anima, nel gennaio 1523 apparvero i Commentaria in libros Posteriorum Aristotelis, nel marzo 1523 furono impressi i Parva naturalia. Oltre a ricoprire l’incarico di lettore presso lo Studium di Salerno, ricoprì anche quello di Promotore ordinario perpetuo, ossia onorario, presso il Collegio Medico e tale nomina poteva trovare giustificazione nel privilegio concessogli dal papa Leone X (56). Il 28 settembre 1525 il principe Ferrante gli concesse definendolo alter Aristoteles, un vitalizio annuo di 200 ducati. Morì a Sessa il 18 gennaio 1538 (57). Francesco Fiorentino (n. 1834 – m. 1884) storico della filosofia (58) del Nifo filosofo scrive: “Tentenna fra tutte le scuole allora in voga; piglia argomenti dai platonici, dagli alessandrini, dagli averroisti, dai tomisti; ricorre ai dommi cristiani, ed alle favole; cita fatti e miracoli, fa di ogni erba fascio, e mostra erudizione molto e varia, ma nessun acume critico, e cade in contraddizioni puerili e grossolane.”, mentre, tratteggia così il Nifo come uomo: “Scrive un libro e si mostra averroista: sgomentato dai rumori, si ridice, e si tramuta in difensore della fede. Accetta di combattere il Pomponazzi, cedendo alle istanze di un frate ciarlatano e accattabrighe. Si pavoneggia delle armi dei Medici, e si fa chiamare il divino. Vive tanto da poter vedere papa Paolo III, e subito gli dedica un libro. Voltabile, leggero, spavaldo, cortigiano, si sciupò l’ingegno e gli studi, dei quali certo non mancava.” (59)

Ferrante tra gli altri chiamò a Salerno Matteo Macigni, veneto d’origine fiorentina, dottore in Arti, oggi diremmo in Filosofia, che fu lettore della Fisica di Aristotele dal 1541 al 1546. Il Macigni con la sua dottrina ebbe il merito di mettere “in evidenza la superiorità […] della medicina rispetto alla giurisprudenza, dal momento che la scienza medica rivolgeva la sua attenzione all’universo ed al necessario” (60) in un periodo in cui l’idea prevalente è che “I giuristi sono i depositari del sapere, i professionisti del diritto, gli esercenti del potere.” (61)

Altra figura di spicco che ridiede lustro allo Studium di Salerno, forte del sostegno di Ferrante Sanseverino, (62) fu Paolo Grisignano che fu Priore del Collegio Medico (63) dal 1529 al 1547 (64). Egli sposò Palma Staibano e, uno dei quattro figli che ebbero, Gabriele divenne medico e fece parte del Collegio Medico durante il priorato di Antonello de Ruggiero. Alla fine del XV secolo con Paolo de Granita, in deroga ai Capitoli, era stato istituito un doppio priorato, uno per la Medicina ed un altro per la Filosofia, ma, dopo poco più di trenta anni, quando ascese al priorato Paolo Grisignano fu ristabilita la carica unica di Priore in arti e in medicina (65). Grisignano, oltre ad essere Priore del Collegio Medico e lettore presso lo Studium di Salerno fu autore del De flobotomia (66) libercolo, di sole sette carte, stampato a Napoli nel 1539, del Libellus de pulsibus & urinis stampato a Salerno nel 1543, (67) di un commento degli Aforismi di Ippocrate stampato a Salerno nel 1544 (68) e di un’opera sul Canone di Avicenna, probabilmente anch’essa stampata a Salerno nel 1544 (69). La sua opera più importante è stata il Libellus de pulsibus & urinis in cui facendo riferimento alle sentenze di Ippocrate, di Galeno e di autori arabi (70) spiegò le funzioni del cuore. A tal proposito scrisse: “Sostiene gli organi, distribuisce loro il nutrimento, li sviluppa e. mediante i vasi arteriosi, spinge il sangue a tutte le parti del corpo, non escluse le minime cavità del corpo, non escluse le minime cavità delle ossa. I nervi stessi ricevono nutrizione, spirito e moto dei vasi arteriosi”. Questo trattato del Grisignano fu conosciuto ed apprezzato in tutta Europa (71).

Pietro del Pezzo (n. 1673 – m. 1733) (72) nel manoscritto Contezza della origine, aggrandimento e stato de’ seggi della città di Salerno, riferendosi al Grisignano, scrive: “diede gran lume alla medicina con spiegare cose d’altri mai conosciute” (73). Giovanni Alessandro Brambilla (n. 1728 – m. 1800) medico e chirurgo al servizio di Giuseppe II d’Austria, (74) autore della Storia delle scoperte fisico medico anatomico chirurgiche ritiene che “nessuno aveva meglio trattati i polsi, e con maggior esattezza e chiarezza, di Grisignano che aveva illustrato l’argomento” (75). Il Libellus de pulsibus & urinis è importante anche perché è stato il primo libro impresso a Salerno. Lo stampatore al quale si deve il merito è stato Luigi Cilio, conosciuto come Cilius Alifanus per le opere stampate in latino e come Cilio Allifano per quelle stampate in italiano. Nel colophon (formula, che si trova alla fine dei libri più antichi a stampa e anche moderni, che riporta il nome dello stampatore e altre indicazioni relative alla stampa) (76) si può leggere Salerno 25 giugno 1543 (77). Di questa unica edizione sono sopravvissuti ventitré esemplari di cui uno è custodito presso la Biblioteca Provinciale di Salerno lascito di Salvatore De Renzi (78).

L’influenza positiva impressa dal Sanseverino sullo Studium di Salerno si protrasse anche dopo la sua fuga in Francia, infatti, nel 1557 troviamo Francesco Storella che a Salerno tiene letture sugli Analitici secondi e sulla Fisica di Aristotele, come si può evincere dal frontespizio della sua opera intitolata Libellus quo ad peripateticas (79). Ma dopo un periodo di poco più di trent’anni di splendore, corrispondenti alla parabola sanseverinesca, ricominciò quella “Lunga fase di involuzione e stagnazione” dello Studium che era iniziata a partire dal XIV secolo (80).

Note.

1)G. Vitolo, Origine e sviluppi istituzionali, in I. Gallo (a cura di) Salerno e la sua Scuola Medica, Salerno 1994, p. 49.

2)V. Bonani, Paolo Grisignano Priore della Scuola Medica Salernitana, 2022, p. 71.

3)S. De Renzi, Storia documentata della Scuola Medica di Salerno, Ripostes, 2004, p. 584.

4)P.O. Kristeller, La Scuola di Salerno, Rassegna Storica Salernitana A. XVI, 1955, p. 66.

5)L. Cassese, Agostino Nifo a Salerno, Rassegna Storica Salernitana Appendice all’Annata XIX, 1958, p. 17.

6)D. Dente, Maestri e scuole dal sec. XVI all’Unità, in Guida alla storia di Salerno e della sua provincia, a cura di Alfonso Leone e Giovanni Vitolo, Salerno, Pietro Laveglia, 1982, V. 1, p. 290.

7)A. Musi, Stato moderno e professione medica nel Mezzogiorno: la lunga stagnazione della Scuola Medica Salernitana, Rassegna Storica Salernitana, 1987, A. IV, n. 1 (7) p. 113.

8)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., pp. 31-32 e p. 90.

9)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., p. 25.

10)L. Cosentini, Una Dama napoletana del XVI secolo, Isabella Villamarina Principessa di Salerno, in Rassegna Pugliese di scienze, lettere ed arti, Trani-Bari, ottobre 1895, v. 12, n. 6, pp. 170-171.

11)C. Carucci, D. Ferrante Sanseverino principe di Salerno, Salerno 1899, p. 7.

12)S. Caligione, Tra Regno e Impero: Ferrante Sanseverino e la giustizia del Toledo (1507-1552), Atti Accademia Pontaniana, Napoli N.S., Vol. LXVII (2018) p. 81.

13)L. Addante, Sanseverino Ferrante, Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 90 (2017).

https://www.treccani.it/enciclopedia/ferrante-sanseverino_%28Dizionario-Biografico%29/

14)C. Carucci, op. cit., p. 11.

15)C. Carucci, op. cit., p. 26.

16)C. Carucci, op. cit., p. 32.

17)C. Carucci, op. cit., pp. 35-38.

18)C. Carucci, op. cit., pp. 39-41.

19)A. Fava, L’ultimo dei baroni: Ferrante Sanseverino, Rassegna Storica Salernitana, Anno IV, n. 1-2, 1943, p. 77.

20)C. Carucci, op. cit., p. 43.

21)L. Addante, Sanseverino Ferrante, op. cit..

22)C. Carucci, op. cit. pp. 45-47.

23)L. Addante, Sanseverino Ferrante, op. cit..

24)“Stato, insieme, […] di città, villaggi, quartieri, boschi, fiumi, piane, e relativi beni finanziari dedotti, in carico ad un solo barone che, per condurli, detenne un’organizzazione amministrativa unica, comune, esemplata sulle Camere fiscali del Governo centrale.”, definizione di P. Natella nella Presentazione del saggio di L. De Pascale Il senso dello Stato feudale. I Capituli del principe di Salerno 1547 per la conduzione dei feudi dei Sanseverino, 2012, p. 9.

25)C. Carucci, Il principato di Salerno, dopo i Sanseverino, Salerno 1910, pp. 13-14.

26)C. Carucci, D. Ferrante Sanseverino … op. cit. p. 48.

27)A. Fava, op. cit., p. 79.

28)C. Carucci, D. Ferrante Sanseverino … op. cit., pp. 57-59.

29)L. Addante, Sanseverino Ferrante, op. cit..

30)Cardoini dice che morì ad Orange. Cfr. nota (1) in C. Carucci, D. Ferrante Sanseverino … op. cit., p. 62.

31)C. Carucci, D. Ferrante Sanseverino … op. cit., p. 60 e pp. 62-63.

32)Nota di C. Carucci in A. Fava, L’ultimo dei baroni: Ferrante Sanseverino, Rassegna Storica Salernitana, Anno IV, n. 1-2, 1943, p. 83.

33)Il periodo del viceregno si protrarrà dal 1504 al 1734.

34)A. Musi, Il patriziato a Salerno nell’età moderna, Rassegna Storica Salernitana, NS, VII, 2, 1990, p. 60.

35)A. Musi, Il Collegio Medico Salernitano in età moderna, in M. Pasca (a cura di) La Scuola Medica Salernitana, storia, immagini, manoscritti dall’XI al XIII secolo, Napoli, 2005, p. 29.

36)A. Fava, op. cit., p. 58.

37)L. Addante, Sanseverino Ferrante, op. cit..

38)C. Carucci, D. Ferrante Sanseverino … op. cit., p. 49.

39)E. Novi Chavarria, Villamarino Isabella, Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 99 (2020) https://www.treccani.it/enciclopedia/isabella-villamarino_%28Dizionario-Biografico%29/

40)G. D’Angelo, Premessa all’Opera Un passato prestigioso da ricordare, in V. Bonani, Paolo Grisignano Priore della Scuola Medica Salernitana, 2022, p. 18.

41)D. Dente, op. cit., p. 285.

42)G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Modena 1777, Tomo settimo, Parte prima, pp. 124-125.

43)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., pp. 44-45.

44)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., pp. 31-33.

45)V. Lavenia, Porzio Simone, Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 85 (2016) https://www.treccani.it/enciclopedia/simone-porzio_%28Dizionario-Biografico%29/

46)P. Craveri, Bolognetti Giovanni, Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 11 (1969) https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-bolognetti_%28Dizionario-Biografico%29/

47)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., p. 45.

48)https://www.treccani.it/enciclopedia/vincenzo-martelli_%28Dizionario-Biografico%29/

49)L. Capo, Marco Antonio Zimara, filosofo-medico del Cinquecento, tra lo Studium di Padova e la Scuola Medica Salernitana, Salternum, Anno XX, n. 36-37, 2016, pp. 225-226.

50)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., pp. 96-97.

51)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., p. 99.

52)Zimara, Marco Antonio, https://www.treccani.it/enciclopedia/marco-antonio-zimara

53)M. Palumbo, Nifo, Agostino, in Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 78 (2013) https://www.treccani.it/enciclopedia/agostino-nifo_%28Dizionario-Biografico%29/

54)L. Cassese, op. cit., pp. 5-6.

55)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., p. 101 e ss..

56)L. Cassese, op. cit., p. 11.

57)M. Palumbo, Nifo, Agostino, … , op. cit..

58)L. Lo Bianco, Fiorentino Francesco – Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 48 (1997) https://www.treccani.it/enciclopedia/francesco-fiorentino_%28Dizionario-Biografico%29/

59)L. Cassese, op. cit., p. 5.

60)V. Bonani, Paolo Grisignano …  op. cit., p. 114.

61)A. Musi, Medicina e sapere medico a Salerno in età moderna, in I. Gallo (a cura di), Salerno e la sua Scuola Medica, Arti Grafiche Boccia Salerno, 1994, p. 169.

62)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., p. 61;

63)Il Collegio Medico salernitano, istituzione autonoma rispetto allo Studium, prende una forma definitiva nella seconda metà del Quattrocento. Esso era deputato a conferire i privilegi (oggi diremmo diplomi di laurea) in Filosofia, in Medicina, in Filosofia e Medicina ed in Chirurgia. Fonte: A. Musi, Il Collegio Medico Salernitano in età moderna, in M. Pasca (a cura di), La Scuola medica salernitana: storia, immagini, manoscritti dall’XI al XIII secolo, Napoli, Electa, 1988, p. 29.

64)A. Sinno, Cronologia dei Priori dell’Almo Collegio Salernitano [1473-1812], in Archivio Storico della Provincia di Salerno, Anno II, Fasc. IV, Salerno 1922, pp. 283-284.

65)A. Sinno, Vita scolastica dell’Almo Collegio Salernitano, Archivio Storico della Provincia di Salerno, Anno II, Fasc. I e II, 1922, pp. 40-41; A. Sinno, Cronologia dei Priori dell’Almo Collegio Salernitano [1473-1812], Archivio Storico della Provincia di Salerno, Anno II, Fasc. IV, 1922, p. 283; A. Sinno, Sintesi Storica della Scuola Salernitana, Ente Provinciale per il Turismo, p. LXXV.

66) A Catalogue of Sixteenth Century Printed Books in the National Library of Medicine, Compiled by Richards J. Durling, Bethesda 1967, p. 264.

67) S. De Renzi, Storia documentata . . . op.cit., pp. 594-595.

68)https://edit16.iccu.sbn.it/resultset-titoli/-/titoli/detail/CNCE35406

69)https://edit16.iccu.sbn.it/resultset-titoli/-/titoli/detail/CNCE58987

70)V. Bonani, La città che non conosci!, 2021, pp. 192 e 195.

71)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., pag. 135 e 138.

72)http://www.nobili-napoletani.it/del_Pezzo.htm

73)A. Sinno, Cronologia dei Priori … op. cit., p. 284.

74)U. Baldini, Giovanni Alessandro Brambilla, Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 13 (1971) https://www.treccani.it/enciclopedia/giovanni-alessandro-brambilla_%28Dizionario-Biografico%29/

75)V. Bonani, La città … op. cit., p. 194.

76)https://www.treccani.it/enciclopedia/colofone_res-0dfc9237-962b-11de-baff-0016357eee51/#:~:text=(o

77)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., pp. 185-186.

78)V. Bonani, Paolo Grisignano … op. cit., p. 254.

79)L. Capo, Francesco Storella, professore negli studi di Salerno e Napoli, e il dibattito cinquecentesco sul rapporto tra Filosofia, Astrologia e magia, Salternum, Anno XXIV, n. 44-45, p. 169.

80)A. Musi, Stato moderno e professione medica … op. cit., p. 111.

 

2-Palazzo dei Sanseverino visto dalla strada Gradoni Madonna Della Lama Salerno
Palazzo dei Sanseverino visto dalla strada Gradoni Madonna Della Lama - Salerno (Foto Giuseppe Ferrantino)
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