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I numeri dell'economia »

Contratti a tempo determinato 56%, indeterminato 19%. Sud più “attento” a cogliere le opportunità di sgravio contributivo.
Fast food a caccia di cuochi
Stime Excelsior Unioncamere: su 970mila posti disponibili nel terzo trimestre 2017, quasi 200mila resteranno vacanti.

(Alf. Sch.) – “Il contratto a tempo indeterminato è la forma comune di rapporto di lavoro”. Così proclama il Jobs Act, la riforma avviata nel 2014 dal Governo Renzi. Sarà che l’acronimo inglese è poco comprensibile, ma un fatto è certo: ancora nel trimestre corrente, il “posto fisso” costituisce solo il 19% delle offerte programmate dalle aziende. Terzo trimestre, 970mila posti vacanti.
Il sistema informativo Excelsior Unioncamere, in accordo con Anpal (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro), ha pubblicato le consuete previsioni delle imprese private (industria e servizi) in materia di assunzioni. Per il terzo trimestre 2017, il borsino stima quasi 970mila posizioni aperte in tutta Italia, il 35% destinate ai giovani. Maggiori opportunità propongono la Lombardia (189mila entrate programmate), il Lazio (93.400), il Veneto (91.450) e l’Emilia Romagna (88.700).
La Campania offre 75mila unità. Interessanti sono anche le previsioni di Puglia (51.200) e Sicilia (46.500).
I contratti a tempo determinato sono il 56%.
Nelle previsioni aziendali, i contratti a tempo determinato sono la netta maggioranza: 56%. I rapporti permanenti ammontano al 19%. Il resto è somministrazione (9%), collaborazione (7%), apprendistato (appena 6%) e altre forme (3%).
I posti “fissi” sono più disponibili nel Mezzogiorno (21%) e nel Nord Ovest (20%), mentre nel ricco Nord Est scendono al 17%. La Basilicata stabilisce il record nazionale con un 27% di contratti a tempo indeterminato, tallonata dal Molise (26%). Seguono Sicilia, Lazio e Lombardia (22%). Anche Campania e Calabria (21%) sono oltre la media nazionale, come la Puglia (20%). Il tempo indeterminato è un miraggio in Liguria (12%) e Trentino Alto Adige (13%). In queste due regioni il tempo determinato raggiunge i primati italiani con il 70% e il 67%. I campioni della somministrazione sono Piemonte e Friuli (15%).
Cuochi di fast-food, difficoltà di reperimento 99%.
Sempre secondo Excelsior, comunque, quasi 200mila posti (su 970mila) resteranno scoperti per carenza di candidati idonei: questa quota “problematica”, vicina al 20%, sale al 23% nel segmento giovanile.
Fra le figure “irrintracciabili”, il cuoco di fast-food ha il ranking massimo: difficoltà di reperimento 99%. Sulla scia troviamo i responsabili di progetti chimici (difficoltà di reperimento 90%), i riparatori di ascensori (87%), gli insegnanti di lingue straniere (85%) e gli addetti amministrativi (82%). Preziosi sono anche elettrotecnici (78%), analisti programmatori (74%), tecnici informatici per l’assistenza ai clienti (70%), tornitori (64%), attrezzisti di macchine utensili (64%), sviluppatori di software (60%), conduttori di macchine industriali a controllo numerico (58%), specialisti gestione e controllo (52%), operatori commerciali per l’Italia (52%), rappresentanti (45%), magazzinieri (43%), venditori di autoveicoli (37%), conducenti di autobus (29%) e addetti alla consulenza fiscale (27%).
Perché tante aziende non assumono?
Si tratta di lavori abbordabili, diciamolo. E dunque, se i dati sono corretti, perché tante caselle rischiano di restare vuote? Colpa dell’estate? Ipotesi improbabile, considerata la fame di lavoro. Vogliamo provare a modellare altre verità? Allora lasciamo l’area dei dati ufficiali e inoltriamoci in territori inconsueti. Inconsueti perché l’opinione pubblica italiana, preoccupata per la fuga dei cosiddetti cervelli (ma chi non fuggirebbe, avendo un cervello e una meta?), trascura il mare magnum della normalità.
Il “brutto carattere” del mercato del lavoro
Chi lo conosce un po’, per esigenze individuali o scopi professionali, ammetterà che il mercato del lavoro italiano presenta caratteri discutibili. Intanto abbiamo stipendi bassi e flessibilità elevata.
Poi, dove troviamo le offerte? Eures, il portale pubblico europeo, negli ultimi mesi ha pubblicato circa 700 inserzioni italiane – 700 – a fronte delle 500mila o 700mila tedesche.
Inoltre i nostri annunci – anche quelli gestiti dalle agenzie private – non indicano mai la retribuzione, mentre, per esempio, gli inglesi propongono di norma una forbice salariale. In compenso i recruiter “tricolore” preferiscono elencare sfilze di titoli anziché precisare la mansione esatta e saggiare le relative capacità. L’era digitale rende possibile approcci migliori per selezionatori e candidati, ma finora ha prodotto davvero molto poco, oltre il noioso refrain dei “talenti”.
In generale, come regola non scritta, le offerte italiane sembrano rivolte ad ambiti molto circoscritti per territorio, età, genere, caratteristiche culturali e disinvoltura caratteriale. Sì sì, pare che la faccia tosta costituisca un atout.
Così vogliamo andare avanti? È davvero impossibile lanciare una ricerca e prendere una persona di buona volontà – uomo o donna, giovane o maturo, siciliano o piemontese – che dimostri una buona miscela di abilità, professionalità e doti umane?

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Molte richieste per i cuochi nei fast food
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