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GLOCAL di Ernesto Pappalardo »

Circa seicento imprese coinvolte, nove convegni, focus su quattordici manifestazioni fieristiche.
Expo 2015, la lezione emiliana
Mentre si stenta a ravvisare una visione strategica per promuovere la Campania sulla ribalta internazionale, altri territori mettono in campo iniziative integrate con l’obiettivo di attivare accordi commerciali ed importanti ricadute in termini di flussi turistici.

Man mano che si avvicina la data dell’inaugurazione di “Expo 2015” (1° maggio), si susseguono annunci sempre più disordinati e descrizioni di iniziative – più o meno mirabolanti – che enti, istituzioni, associazioni, imprese (e via discorrendo) hanno messo in campo per “intercettare” ricadute e riflessi di questo grande evento. Naturalmente, la confusione regna sovrana e non è assolutamente chiaro quale sarà la capacità reale (non mediatica) che la Campania avrà di inserirsi nel flusso virtuoso di una manifestazione così importante. Eppure proprio perché l’agro-alimentare e le varie tipologie di turismo sono punti di forza della nostra economia, forse, le cose si potevano fare in maniera, per così dire, diversa. Forse una maggiore capacità di integrazione di risorse, progetti, idee avrebbe potuto giovare alle economie della nostra regione che resta – a dispetto di tutto (politica e burocrazia in primis) – “titolare” di alcuni asset strategici senza rivali al mondo (se solo fossero valorizzati come si conviene).
Se andiamo a verificare cosa è stato fatto in una regione più o meno simile per ambiti produttivi – l’Emilia Romagna – ci rendiamo conto di come si possa realmente provare a “fare sistema”, accantonando la declamazione di frasi fatte senza tradurre quasi mai in atti concreti ipotesi progettuali anche di notevole spessore qualitativo.
Prima di tutto i numeri (evidenziati sul Sole24Ore, del 13 marzo scorso, articolo di Natascia Ronchetti). Circa seicento imprese coinvolte, nove convegni internazionali, focus su quattordici manifestazioni fieristiche, sette bandi per promuovere il “sistema Emilia Romagna”, tre mesi di animazioni, sessantacinque pacchetti turistici. Ma c’è molto di più. Lo stanziamento di sette milioni di euro previsto dalla Regione Emilia Romagna servirà anche a potenziare il servizio ferroviario: dal 1° maggio al 31 ottobre prossimi saranno attivate più corse sulla tratta Parma-Piacenza-Milano. Un elettrotreno Stadler Etr 350 farà servizio tutti i giorni nei sei mesi dell’esposizione. E ancora: la Regione ha raggiunto accordi per promuovere le principali fiere internazionali che si svolgono in Emilia-Romagna: quattordici eventi incentrati sui temi dell’Expò per accendere i riflettori su manifestazioni importanti come “Cibus”, “Cibus Tech”, “Sana”, solo per fare qualche esempio.
Interessante anche il meccanismo attraverso il quale le aziende dell’agroalimentare sono state sollecitate a partecipare: due bandi (a cui hanno aderito 400 tra aziende, istituzioni, associazioni imprenditoriali, fondazioni, università, centri di ricerca). Questi bandi garantiscono contributi fino al 50% per il cofinanziamento di eventi, visite aziendali e partnership ritenute strategiche da sottoporre all’attenzione delle delegazioni internazionali presenti a “Expo 2015”.
Basta così? Non ancora. Manca un “pezzo” importante. In collaborazione con l’Agenzia Regionale di Promozione Turistica sono stati ideati sessantacinque pacchetti con varie destinazioni: riviera romagnola, città d’arte, percorsi enogastronomici, imprese rurali. E non è finita: i fondi regionali serviranno a realizzare anche il “World food research and innovation forum”, una piattaforma permanente dedicata al tema dell’alimentazione.
Che dire? Se si considerano punto per punto le directory alla base della “visione” che la Regione Emilia Romagna ha elaborato – a parte il circuito fieristico che non è minimamente paragonabile a quello campano e meridionale più in generale – il terreno di coltura è praticamente lo stesso: agricoltura ed enogastronomia, industria alimentare, turismo (o meglio: turismi). Con un particolare: da quelle parti non hanno a disposizione due costiere come le nostre (Amalfitana-Sorrentina e Cilentana). O isole uniche al mondo come Capri, Ischia, Procida.
Il problema – sia chiaro – non è solo della Regione Campania. La verità è che le responsabilità sono molto più diffuse (anche al di la della politica e delle istituzioni) in nome di un atteggiamento miope ed improduttivo: a rimanere chiusi nei propri orticelli non si supererà mai la grande siepe dello sviluppo e della competitività a livello internazionale. Ma non pare proprio di cogliere segnali diversi, a cominciare da una campagna elettorale per le regionali sempre più avvitata su personalismi e scontri di territorio.
ERNESTO PAPPALARDO direttore@salernoeconomy.it

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